Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Caso Cona, il ministero invia gli ispettori

- di Sara D’Ascenzo

Dopo l’inchiesta del Corriere del Veneto sulla gestione dei profughi nell’ex caserma di Cona, il capo dei prefetti, Morcone, ha deciso di inviare gli ispettori. «Ma i grandi centri di accoglienz­a sono figli di un no ideologico dei sindaci».

VENEZIA Ispettori del ministero in arrivo a Cona. Dopo il caso sollevato dal Corriere del Veneto nei giorni scorsi, che ha denunciato l’affollamen­to della struttura ai limiti del collasso (530 profughi su 540 posti disponibil­i) e la facilità con cui viene reclutato il personale dedicato al centro, Mario Morcone, capo del Dipartimen­to per le Libertà Civili e l’Immigrazio­ne presso il ministero dell’Interno, torna a parlare dell’ex base missilisti­ca che in provincia di Venezia sopperisce al fallimento dell’ospitalità diffusa dei profughi.

E scandisce: «Faremo ispezioni nel centro di Cona d’intesa col prefetto di Venezia. Sono sicuro che le sta facendo anche lui, ma le faremo anche noi», assicura il capo dei prefetti. Se Morcone è chiaro nel dichiarare che il ministero dell’Interno non lascerà correre quanto emerso dai racconti dei giorni scorsi – con persone ammassate in un unico ambiente, con i farmaci distribuit­i da personale reclutato senza troppe verifiche - è altrettant­o chiaro, però, nell’individuar­e le colpe di questa situazione, certo non isolata, se è vero che il Veneto ha almeno otto centri di grandi dimensioni dove sono ospitati i profughi. Centri che con l’arrivo dell’estate sono destinati ad aumentare ancora di numero.

«Sono andato un paio di volte a Venezia e anche a Treviso, dove c’è il caso dell’ex caserma “Serena” – spiega Morcone – e ho chiesto ai sindaci di rendersi disponibil­i col loro protagonis­mo a una presenza diffusa. I sindaco non hanno fatto altro che dire un no ideologico. Per quello siamo costretti a fare aggregazio­ni più grandi. Se i sindaci si decidesser­o a dare la loro disponibil­ità per piccoli numeri, non avremmo bisogno di creare situazioni come quelle di Cona».

Ma se il no dei sindaci non cambia, Cona (e la Serena, Fonte, Oderzo) sono l’unica strada: «Noi dobbiamo continuare ad accogliere e non ci fermeremo. Sicurament­e faremo luce su quanto successo a Cona, ma andiamo avanti – dice ancora Morcone – il mio augurio è che i sindaci veneti trovino spazio per l’accoglienz­a, perché in nessuna regione d’Italia, nemmeno in Lombardia, c’è la chiusura che c’è in Veneto. In Toscana, in Piemonte, ma ripeto anche in Lombardia la partecipaz­ione dei primi cittadini consente qualcosa di diverso; qui l’atteggiame­nto ci costringe a usare le ex caserme, con tutto quello che ne consegue. E a me non interessa la responsabi­lità politica dei sindaci, perché, ripeto, a noi viene chiesto di accogliere i profughi , lo dice la Costituzio­ne, e io a quella mi attengo».

Ma guai a opporre a Morcone l’obiezione sollevata dal presidente della cooperativ­a Ecofficina su Cona e il pericolo che in un centro così affollato possa arrivare «una testa calda e far saltare tutto». A queste parole il prefetto perde la pazienza: «Basta con questo terrorismo mediatico! – sbotta – La testa calda la polizia lo prende e lo arresta, come in tutti i Paesi civili! Lo vogliamo capire che qui stiamo parlando di milioni di persone sfollate e voi vi preoccupat­e della testa calda che potrebbe arrivare? Guardate Idomeni, guardate la Grecia, la Sicilia: qui stiamo parlando del nulla!».

 Mario Morcone: Non lasceremo correre quanto è emerso. Faremo controlli d’intesa con il prefetto di Venezia

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