Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Salva-banche o rischio bail-in» Cariparo entra
Paniz entra nel Cda di Vicenza: «Lo faccio per gli azionisti che hanno sofferto»
«S enza un fondo che sostenga l’aumento di capitale le due ex Popolari venete potrebbero essere a rischio bail-in». Così i promotori di Atlante, il fondo salvabanche, in cui Cariparo entra con 40 milioni.
VENEZIA Il fondo salva-banche è cosa nostrana. Nostrana nel senso di veneta: è chiaro, infatti, che Atlante - lo strumento messo in campo dal governo per reggere sulle proprie spalle il peso delle banche in difficoltà - varrà per tutti gli istituti di credito e a tutte le latitudini, ma è altrettanto chiaro che la sua prima e rapidissima applicazione riguarderà gli aumenti di capitale necessari alla Pop Vicenza e a Veneto Banca. Non è tutto: a sottolineare un ulteriore elemento locale dell’operazione, si aggiunge la notizia che Fondazione Cariparo ha già deliberato, praticamente in tempo reale, di dare il proprio contribuito al fondo Atlante con un investimento di 40 milioni.
Il richiamo alle due ex Popolari venete è scritto a chiare lettere nel documento informativo presentato ai potenziali investitori durante l’incontro di lunedì pomeriggio al ministero del Tesoro. Nel testo, divulgato ieri dal sito del Messaggero di Roma, si indica innanzitutto una tempistica molto ristretta: le adesioni al fondo Atlante dovranno essere sottoscritte entro il 28 aprile, in tempo cioè per intervenire, se il Banco Popolare al 217,9, Montebelluna addirittura al 225,7. Sopra, c’è soltanto Monte Paschi.
Ora si apre la parte più sostanziosa della partita: chi, tra Fondazioni, gruppi assicurativi, fondi pensione e banche, tutti sollecitati a intervenire, metterà i soldi - dai 3 ai 6 miliardi - per alimentare Atlante? Nel suo piccolo - si parla, come detto all’inizio, di 40 milioni -, la Fondazione Cariparo ha già fatto un deciso passo avanti, rispondendo positivamente all’appello. Rimane di orientamento contrario, invece, Cariverona, le cui perplessità sono state in qualche modo confermate dalla reazione di ieri dei mercati. Al contrario, sarà della partita il banchiere padovano Ennio Doris con la sua Mediolanum. Sul fronte di Veneto Banca, è perplesso Giovanni Schiavon dell’associazione piccoli azionisti: «L’intervento è provvidenziale, sia pure in extremis, ma credo che favorirà la lista presentata dal Cda uscente per il rinnovo delle cariche».
A proposito di Cda, ieri hanno fatto il loro ingresso ufficiale in quello di Bpvi i tre nuovi consiglieri, Giorgio Lener, Alessandro Musaio e Maurizio Paniz. Quest’ultimo, avvocato di fama e già parlamentare di Forza Italia, riannoda così una lunga storia bancaria, che risale all’epoca in cui la Popolare di Belluno, di cui era stato tra i fondatori, confluì per incorporazione in quella di Vicenza: «Sono molto, molto critico dice con grande chiarezza il penalista bellunese - verso quanti hanno condotto la banca in questa situazione. L’unica ragione per cui ho accettato l’incarico in Cda è il rispetto per gli azionisti che ci hanno rimesso così tanto, lo faccio per chi ha sofferto, in questo ruolo mi sento più avvocato che mai. E poi voglio essere con i dipendenti, che sono sicuro siano totalmente estranei a qualsiasi ipotesi di malagestione dell’istituto».
Paniz è tra coloro che ci hanno rimesso di tasca propria con il crollo del valore delle azioni («Non mi vergogno a dirlo, ha perso parecchio»), però è convinto che Bpvi abbia i fondamentali in regola per continuare a fare banca: «Se non lo pensassi - dice - non avrei perso neanche un minuto in questa cosa. Sono pronto a scommettere che questa banca ha ancora un futuro, ha al suo interno le professionalità e il know-how adatti per ripartire. Non avrei accettato di entrare in Cda per andare incontro a una sconfitta, non sarebbe da me». Non sarebbe da uno che, nel curriculum inviato alla banca, ha scritto orgogliosamente: alpino; 142 presenze e 39 gol nella nazionale di calcio dei parlamentari.