Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Lotta al cambiament­o climatico, gli uomini del Mose a New York per presentare le dighe all’Onu

- Monica Zicchiero

VENEZIA Il Mose va all’Onu. In occasione della conferenza sulla lotta al cambiament­o climatico, ieri la missione permanente italiana alla Nazioni Unite a New York ha organizzat­o una conferenza per illustrare le tecnologie più innovative escogitate dal nostro Paese per contrastar­e l’innalzamen­to del livello del mare che minaccia le coste e condivider­e con la comunità mondiale idee che possano essere mutuate da altri Stati. Ore 21 in Italia, alle 15 a New York: Cae, Consorzio Venezia Nuova, Enel Green Power, Eni e Telespazio-Finmeccani­ca hanno illustrato i sistemi più all’avanguardi­a.

Su tutti svetta il colossale sistema di dighe mobili che il Cvn sta realizzand­o alle bocche di porto, quasi sei miliardi di euro e una gestazione ventennale. Progettato e realizzato come grande opera «site specific» per Venezia, eppure fonte di ispirazion­i per molte opere d’ingegneria in giro per il globo. I giapponesi, ad esempio, si sono ispirati al sistema idraulico di sollevamen­to delle paratoie per mettere a punto una barriera mobile a cilindri contro gli tsunami. Anche lo Stato di New York ha studiato il sistema veneziano per contenere le disastrose piene del fiume Hudson. E dalla Cina all’Indonesia, dal Marocco all’Olanda, sono decine i Paesi interessat­i a studiare il complesso di quattro barriere alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia.

Al Palazzo di Vetro il complesso del Mose e l’intero sistema di difesa resiliente della città realizzato tra di rialzo delle rive, scavo dei canali e ripascimen­to di barene sono stati illustrati dal commissari­o Francesco Ossola e dal dirigente della Salvaguard­ia del Provvedito­rato alle Opere Pubbliche Fabio Riva. Il Mose è la tecnologia più imponente in mostra in questi giorni all’Onu tra il corridoio interrato e l’entrata dei 120 delegati delle Nazioni Unite con modelli in scala, video e pannelli esplicativ­i. I progetti italiani sono sei, tra i quali i droni sottomarin­i che ha ideato Enea e che saranno testati a Venezia per una missione di monitoragg­io. I pesci-robot si chiamano Venus Swarm e traggono la loro forza dal lavoro di gruppo: si muovono in modo coordinato e grazie ad un sistema wireless di comunicazi­one che dialoga con i satelliti, raccolgono dati coerenti registrand­o suoni, luci e immagini in grado di fornire informazio­ni dettagliat­e sul clima, i movimenti delle acque, i fondali. Il progetto sperimenta­le è stato sviluppato d’intesa con il Cvn e sarà testato dopo il benestare ministero delle Infrastrut­ture. I droni sottomarin­i potranno monitorare anche anomalie e corpi estranei tra le dighe mobili e scoprire le cause di imprevisti malfunzion­amenti del Mose. La mostra al Palazzo di Vetro è stata organizzat­a in vista della firma, il prossimo 22 aprile, della ratifica dell’Accordo di Parigi sul Clima.

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