Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«E’ probabile che una quota dei 2,5 miliardi delle ex Popolari non venga sottoscritta»
ce ne sarà bisogno - e tutto lascia pensare che questa eventualità sia pressoché certa - all’aumento di capitale di Bpvi e Veneto Banca. Nello stesso documento, infatti, si definisce «molto probabile che una quota preponderante dei 2,5 miliardi annunciati complessivamente dalle due banche venete non venga sottoscritta». E più avanti, ancora: «In assenza di un intervento “di sistema” (cioè, in buona sostanza, l’istituzione del fondo medesimo, ndr) , vi sarebbe un rischio concreto che le operazioni di aumento di BP Vicenza e Veneto Banca non trovino pieno riscontro sul mercato, portando, in caso di mancato intervento dei consorzi di garanzia, a una procedura regolamentare di
e conseguente bailin». Facendo i debiti scongiuri per l’evidente gufata, le due ex Popolari venete tirano comunque un bel sospiro di sollievo. Non altrettanto, c’è da dire, le altre banche quotate in Borsa: l’effetto-Atlante, infatti, ieri ha prodotto una forte depressione dei titoli bancari, a cominciare da Intesa e Unicredit (-4,1 e - 5,1%) e proseguendo con Banco Popolare e Ubi, a lungo sospese dalle contrattazioni.
Rimane, tornando alle cose di casa nostra, un altro dato particolarmente preoccupante, che si può rilevare dalla bozza preliminare di Atlante: l’indicatore di rischiosità per le banche venete, in relazione allo stock dei crediti deteriorati, è ampiamente al di sopra della media nazionale, che si attesta al 159,1%: Vicenza sta al 210,9%,