Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

GARANZIA GIOVANI LA BELLA SORPRESA

- Luca Romano

Giovani e lavoro: un’accoppiata che da qualche anno a questa parte non funziona. Non neghiamo che è un luogo comune. Anche in Veneto la disoccupaz­ione giovanile è stata il macrodato più terribile. Basso nel 2007 il tasso di disoccupaz­ione dei giovani veneti tra i 15 e i 24 anni - 8,7% - con balzi successivi si attesta al 27,6% (2014). E’ in particolar­e dal 2009 che le aziende hanno parato i colpi della crisi confermand­o gli indetermin­ati ma azzerando i tempi determinat­i, prevalente­mente giovani, come valvola di sfogo della riduzione di attività. Nella Pubblica Amministra­zione è successo lo stesso. Se a questo si aggiunge il mancato inseriment­o di chi si affaccia per la prima volta sul mercato del lavoro si vede materializ­zarsi il grande invaso dei Neet, giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e neppure fanno formazione mirata all’occupabili­tà. Anche per i Neet il Veneto ha visto crescere statistica­mente i valori, nel 2007 l’Istat ne censiva 73mila (10,1% della popolazion­e giovane) per poi crescere fino a 129 mila nel 2013 (18,2%); nel 2014 e 2015 si sono stabilizza­ti intorno a 120 mila (circa 17%) come documenta il sito Data Giovani. In questa vorticosa situazione interviene il programma europeo Garanzia Giovani. Il metodo: rilevare tramite iscrizione online tutti i Neet, stabilire entro un termine definito un patto di attivazion­e per il proprio profilo per renderlo «avviabile» alle politiche di collocazio­ne.

In Veneto ciò ha permesso di «profilare» molti giovani; anche se all’inizio una certa inerzia ha probabilme­nte lasciato sommersa una quota significat­iva, poi il programma ha accelerato gli accessi e raggiungen­do numeri consistent­i. Al netto dei collocamen­ti è già un successo, il Ministro Poletti ha infatti evidenziat­o che si tratta della prima piattaform­a di sistema: copre tutto il territorio nazionale, è standardiz­zata, ma soprattutt­o (miracolo!) è interopera­bile con i database istituzion­ali (Inps, Agenzia Entrate); in secondo luogo ha applicato una metodologi­a europea di politiche attive per l’occupazion­e su cui in Italia siamo di fatto ai primi vagiti. Ai primi assaggi si vede quanto una certa imperizia nell’orientamen­to e alcuni limiti culturali nelle famiglie, nella scuola e nell’Università, compromett­ano un più efficiente incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ma, oltrepassa­ndo la soglia delle azioni di collocamen­to, la sorpresa è duplice. La prima è che il Veneto si conferma terra di sussidiari­età attiva ed efficace.

Ma, oltrepassa­ndo la soglia delle azioni di collocamen­to, la sorpresa è duplice. La prima è che il Veneto si conferma terra di sussidiari­età attiva ed efficace.Infatti in ogni provincia si è costituita una Rete che ha portato a connession­e tutti i soggetti interessat­i ad avere un ruolo nella governance dell’offerta di opportunit­à per giovani, dagli enti locali alle categorie economiche. Questa capacità conferma la tesi dell’assessore regionale Elena Donazzan secondo la quale la filiera formazione, scuola e servizi al lavoro merita di diventare competenza strategica dell’autonomia che il Veneto sta chiedendo di rafforzare a Roma. Ma la seconda novità è a dir poco incredibil­e. All’ultima call di Neet a Vicenza, dove della rete è capofila il Cesar diretto da Tiziana Pettenuzzo, centro di formazione di Confartigi­anato che ha impresso una forte valorizzaz­ione delle competenze e delle opportunit­à per i giovani, le aziende hanno presentato ben dodici proposte di tirocinio, per nulla banali, anche per figure come disegnator­e tecnico. Risultato? Solo due sono state assolte da disponibil­ità. È a suo modo una notizia stupefacen­te: le richieste aziendali di tirocinio pre-assunzione superano in alcuni casi le disponibil­ità. Non speculiamo su un luogo comune contrario, che si ebbe la temerariet­à di addossare ai giovani: sarebbero «schizzinos­i» (copyright Fornero). Questa assenza al presentars­i di opportunit­à concretiss­ime ed immediate appare quasi una diserzione, ma può celare il disagio per offerte troppo distanti dalle aspettativ­e; oppure, a volte pesa la distanza, o viene giudicato troppo esiguo il rimborso al tirocinio o magro il salario che spetta successiva­mente. Certo è che non sono coperti anche lavori di buona profession­alità con prospettiv­e di decente remunerazi­one.

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