Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
llaria Capua racconta Le avventure di Alice a Montecitorio
Il 26 novembre del 1865 il matematico e scrittore inglese Charles Lutwidge Dodgson, ben più noto con lo pseudonimo Lewis Carroll, pubblicava per la prima volta un racconto di fantasy destinato a diventare famoso, anche a seguito delle numerose trasposizioni cinematografiche che verranno realizzate nel Novecento. Nel romanzo, intitolato Alice nel paese delle
meraviglie, inseguendo un coniglio bianco una bambina di nome Alice cade accidentalmente in un mondo sotterraneo abitato da strane creature (il Cappellaio matto, lo Stregatto, la Regina di cuori, ecc.), e regolato da leggi che agli occhi della bambina appaiono paradossali o incomprensibili.
In realtà, il microcosmo scoperto da Alice non è affatto così assurdo come a prima vista si potrebbe pensare. Si tratta piuttosto di un universo che è strutturato secondo una «logica» ben precisa, che non è tuttavia riconducibile a quella a cui siamo abituati. Esso ci sembra irrazionale, ma solo perché non siamo in grado di decifrare i criteri con
i quali esso è organizzato. Come efficacemente documenta questo libro recentemente pubblicato (L’Abbecedario di
Montecitorio, Casa Editrice Edibus, 12,50 euro), atterrando inaspettatamente alla Camera dei Deputati, Ilaria Capua ha vissuto un’esperienza in qualche modo paragonabile a quella della piccola Alice. Si è trovata a confrontarsi con un mondo che in precedenza le era totalmente sconosciuto, senza disporre di una «mappa» che le consentisse di non smarrire l’orientamento. Poco importa che le «meraviglie» incontrate dalla scienziata di adozione padovana non fossero altrettanto affascinanti di quelle in cui si imbatte la protagonista del racconto di Carroll.
Ciò che resta confermato è lo sguardo stupefatto e talora attonito col quale ci si inoltra in un mondo governato da una logica che resta in larga misura intraducibile negli schemi di ragionamento consueti. Scandito in 21 capitoletti – dalla A alla Zeta - scritti in maniera limpida e senza fronzoli, l’Abbecedario è una fedele testimonianza di questa singolare avventura, il diario di bordo di un’esploratrice alle prese con un’avventura che alla fine si rivela complessivamente frustrante. E la scelta di organizzare il racconto attenendosi rigorosamente all’ordine alfabetico è anch’essa rivelativa. Lascia intendere quanto forte sia stato, di fronte al chaos del santuario della politica, l’esigenza di imporre un ordine, fosse anche solo l’ordine minimo insito in un abbecedario. Ma vi è almeno un altro aspetto di questo libro che merita di essere sottolineato. L’autrice non è genericamente una donna di scienza.
E’ una virologa – letteralmente, è una ricercatrice che studia i «veleni» le «tossine», secondo l’etimologia latina del termine virus. Ilaria Capua analizza il mondo della politica come un organismo che sia stato infettato, come una forma di vita che sia stata invasa da un veleno potentissimo, che ne mette in pericolo la sopravvivenza. Con l’aggiunta che, a differenza di ciò che frequentemente accade nella ricerca medico-biologica, nessun vaccino, capace di prevenire l’insorgere della malattia, è stato fin qui individuato. Insomma, dopo aver letto le godibili pagine di questo libro, pensando all’Autrice, ritorna in mente uno dei dialoghi più significativi del racconto di Carroll: «Ma io non voglio andare fra i matti», osservò Alice. «Bè, non hai altra scelta», disse lo Stregatto «Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta». «Come lo sai che sono matta?», disse Alice. «Per forza», disse lo Stregatto: «altrimenti non saresti venuta qui».
Favola Il confronto con un mondo sconosciuto Diario L’avventura della politica si rivela frustrante