Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cene, salsicce e benzina gratis Il maresciallo-scroccone stangato dalla Corte dei conti
VENEZIA Con il barista del centro, il tono era di quelli che la sanno lunga. «Dobbiamo aiutarci, puoi avere bisogno di noi come noi abbiamo bisogno di te…». Al ristoratore, invece, sibilava qualche parolina in più. Alludeva, senza però compromettersi troppo. «Ci possono essere problemi in cucina, può intervenire il Nas e loro sono molto rigidi e possono fare contravvenzioni…». Ma poi, se proprio qualcuno non voleva capire, allora andava dritto al sodo. Perché, in fondo, anche un fruttivendolo può incorrere in alcune piccole irregolarità, e allora «io per gli amici non le vedo, mentre per gli altri li sistemo: gli faccio pagare la multa, chiamo l’Inps, l’Usl, la guardia di finanza. Così faccio vedere quanto è dura…».
Stando alle accuse, un «bulletto in divisa». Romeo Zuanigh fino a qualche anno fa era il comandante della stazione dei carabinieri di Istrana, nel Trevigiano. Quando i suoi superiori hanno scoperto le spacconate di cui era responsabile, l’hanno prima sospeso e poi destituito. Finito sotto processo, nel 2012 ha patteggiato due anni di reclusione per i reati di concussione, violenza privata e omissione di atti d’ufficio.
Ora arriva la batosta della Corte dei conti che, con una sentenza depositata martedì, ha condannato questo (ex) maresciallo a risarcire il ministero della Difesa con 50mila euro, per il danno d’immagine procurato al buon nome dell’Arma.
Il dispositivo della magistratura contabile è un dettagliato elenco di quelle che il giudice definisce «inammissibili sopraffazioni nei confronti dei cittadini». Ne esce il ritratto di un insopportabile scroccone che, facendosi forte del suo ruolo, spadroneggiava tra quei negozianti che invece avrebbe dovuto proteggere. Dal panificio all’azienda agricola, dal negozio di prodotti artigianali al supermercato sotto casa: il carabiniere faceva la spesa e andava via senza pagare. Per almeno tre anni (dal 2006 al 2009), il comandante Zuanigh ha vissuto «a sbafo».
I commercianti della zona erano esasperati. E i giudici non hanno dubbi sull’attendibilità delle loro testimonianze. C’era chi, come la «Cinque Stelle Srl» ogni mese e mezzo doveva rifornirlo di carni e salumi, o come il ristorante «Mokambo»,a cui toccava regalargli, mensilmente, «pizze e fritture di pesce per tutta la famiglia». Il proprietario del «Bar centrale» se lo vedeva invece arrivare «ogni mattina a prendere il caffé nel suo locale, anche con altre persone, senza mai pagare il conto».
Come ogni scroccone che si rispetti, faceva sfoggio del potere. Alla trattoria «Al lancio» il comandante aveva «preso l’abitudine di presentarsi ogni mese, sempre di venerdì, con tutta la famiglia arrivando in divisa con l’auto di servizio, chiedendo sempre lo stesso tavolo e cibo in abbondanza». Come finivano le cene, l’ha spiegato la titolare: «Al termine di ogni pasto, il maresciallo se ne andava senza pagare».
Salumi, pesce, pasticcini, colazioni e pranzi con gli amici. Tutto gratis. E nella lista della spesa finiva davvero ogni genere di merce, dalla bici nuova ai formaggi, perfino materiale edile e ceramiche artistiche. Nell’azienda agricola «Dall’Armellin» si era portato via 40 chili di angurie perché «la frutta piace molto ai bambini». E aveva preso l’abitudine di passare dall’impresa di trasporti «La Padana» per «rifornirsi gratuitamente di gasolio».
In cambio, il maresciallo prometteva ai negozianti «che avrebbe mandato la pattuglia nel parcheggio del locale per prevenire eventuali furti». Per loro - dicono - il messaggio era chiaro: senza regali, potevano scordarsi la protezione. Ma chi si ribellava rischiava guai anche peggiori. Il titolare di una birreria gli fece pagare il conto «quattro volte e tutte le volte che ciò si è verificato ho ricevuto un controllo da parte dei suoi sottoposti con relativa contravvenzione». Perché, come spiegava il maresciallo, «un verbale può tirare l’altro...».
Anni di angherie. Un fruttivendolo del paese ha raccontato di quando il comandante, forse intuendo di essere stato smascherato dai suoi stessi colleghi, gli disse: «So che qualcuno mi sta fregando e io lo scoprirò e gliela farò pagare». Troppo tardi: di lì a poco finì agli arresti domiciliari.
E ora, finalmente, è lo Stato a presentargli il conto.
Il militare Io per gli amici non vedo, agli altri multe Il giudice Inammissibili sopraffazioni ai cittadini L’oste Veniva con la famiglia e non pagava mai