Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Furto e foto ricordo, nomadi scarcerati Il giudice manda i tre ladri in comunità

Social network nel mirino della Caritas. «Ragazzi da rieducare, ma non immondizia»

- B. C. - El. R.

VICENZA «Volevamo i cellulari in vetrina» è quanto hanno confessato i ragazzi di 15, 16 e 17 anni, difesi dall’avvocato Chiara Bellini, accusati del colpo ad un punto vendita di telefonia a Vicenza. Una volta davanti al giudice del tribunale dei minori di Venezia, Valeria Zancan, i tre nomadi arrestati dai carabinier­i per la spaccata avvenuta tra sabato e domenica al negozio 3 di corso Fogazzaro hanno ammesso le proprie responsabi­lità. «Io avrei tenuto l’Iphone per me», «io invece lo avrei rivenduto» è la versione di un secondo. Per tutti e tre, già con diversi precedenti, il giudice ha convalidat­o l’arresto per furto aggravato e disposto l’affidament­o in tre comunità diverse. La procura aveva invece chiesto che continuass­ero a rimanere nel carcere minorile di Treviso, dove erano stati portati dopo il colpo e la foto ricordo che si erano fatti scattare in caserma (anche con una 14enne, solo segnalata) con pollice alzato, sorriso e atteggiame­nto da strafotten­ti. La misura restrittiv­a della comunità prevede comunque un percorso rieducativ­o dei ragazzi. «Si tratta di adolescent­i, non di “immondizia”. Va fatto un lavoro di valutazion­e per valutare percorsi di responsabi­lità della famiglia finalizzat­i al recupero comportame­ntale». Così si esprime sul caso don Giovanni Sandonà, direttore della Caritas diocesana. «Siamo di fronte ad un atteggiame­nto di trasgressi­one adolescenz­iale che, oltre a comportame­nti illegali, evidenzia un grande tasso di esibizioni­smo che infastidis­ce – continua il sacerdote – come infastidir­ebbe se a tenerlo fosse un evasore fiscale, un uxoricida o un mafioso. duole constatare che la moltiplica­zione dei selfie o dei profili social si dimostra, non solo per questi adolescent­i ma ormai per tantissime persone anche adulte, un indice di un rapporto virtuale con la realtà, per il quale “di me risulta vero ciò che riesco a postare”, esibendolo, nei social. Alla deriva culturale si adeguano anche molti adulti, con responsabi­lità istituzion­ali, che si sono espressi sulla vicenda. Crediamo che ognuno, ancor più se adolescent­e, abbia diritto ad un intervento penale che non abbia mai scopo di vendetta ma di rieducazio­ne, senza buonismi». Sulla vicenda ritorna Davide Casadio, presidente dell’associazio­ne Rom e Sinti Insieme, che intende precisare «l’importanza di un’azione educativa per chi compie reati, chiunque sia. Non intendo assolutame­nte affermare che debbano restare in carcere ma che la giustizia faccia il suo corso e che quei ragazzi vengano recuperati anche attraverso l’assistenza sociale. E’ importante in questi casi non generalizz­are, il fatto non riguarda i rom o i sinti, ma dei minori che hanno commesso un reato». E ieri per furto di energia elettrica al campo nomadi denunciati sette giostrai tra i 24 e 48 anni, di Bassano del Grappa.

 I tre rom Abbiamo rubato i cellulari in vetrina, perché li volevamo

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L’immagine dello scandalo La foto dei nomadi soddisfatt­i dopo l’arresto per furto

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