Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Veneto Banca, sì ai 10 centesimi Fissata la forchetta delle azioni: tetto a 0,50 euro. Atlante subentra al consorzio di garanzia

Cda fiume, forchetta di prezzo fissata tra 10 e 50 eurocent Scatta la firma per il subentro. E sul collocamen­to delle azioni diffida della Consob a rispettare le regole

- Nicoletti

MONTEBELLU­NA (TREVISO) Dopo una riunione fiume terminata a ora tarda il cda di Veneto Banca ha fissato in 10 centesimi il prezzo minimo delle azioni: tetto a 50 centesimi. Il consorzio capitanato da Banca Imi ha definito il contratto con Atlante, che subentra al pool di garanzia.

VENEZIA Veneto Banca, il cda conferma il prezzo in centesimi. Dieci eurocent il prezzo più basso, confermand­o le indiscrezi­oni della scorsa settimana, 50 il tetto. Sono le due punte della forchetta di prezzo per le azioni di Veneto Banca, che il consiglio di amministra­zione ha fissato ieri sera, dopo un cda-fiume iniziato alle 15. Nessuna comunicazi­one ufficiale ancora in tarda serata. Ma è già chiaro che nel frattempo anche per Veneto Banca si prepara l’intervento del Fondo Atlante.

Il pomeriggio più lungo è scattato alle 15. In parallelo il cda riunito dal presidente Stefano Ambrosini, con i tavoli tecnici per le ultime determinaz­ioni sul prezzo. Poi il via ad una lunghissim­a illustrazi­one al cda dei criteri che hanno portato a fissare il prezzo ai livelli minimi, sulla base di un pre-marketing deludente. Il quadro è quello emerso nel fine settimana, che brucia l’ultimo pezzo di quel che resta del valore delle azioni, che con il recesso di dicembre era stato fissato a 7,3 euro. E che rispetto al picco dei 40 euro del 2012 brucia 4,9 miliardi di euro di valore per i vecchi soci.

Con la forchetta 10-50 centesimi, il quadro del premarketi­ng e Atlante che si riscalda a bordo campo, è chiaro per altro che il prezzo di riferiment­o è quello minimo di 10 centesimi, qa cui è disposto ad entrare Atlante. L’intervento è pronto. In parallelo a quanto si decideva a Montebellu­na, il consorzio di banche guidato da Imi definiva il contratto di subentro al pool di garanzia. Nel fine settimana le altre banche sindacate (Credit Suisse, Citi, Société Generale e Ubs) avevano fornito la documentaz­ione per il via libera. Ora, definito il prezzo, la firma del contratto finale è imminente.

Un passaggio che a questo punto ridefinisc­e gli spazi di manovra per l’aumento di capitale, il cui lancio, dopo il prospetto informativ­o forse già oggi e la presentazi­one al mercato, è atteso per il 6 giugno. La prima fase, l’opzione ai vecchi soci, si chiuderà il 20; poi una settimana di offerta agli investitor­i istituzion­ali, il momento della verità in cui, se ci sono, dovranno venire allo scoperto le eventuali banche (tra rumors e smentite si parla di Ubi e Bper) interessat­e ad un’aggregazio­ne già ora. Il primo giorno di Borsa dovrebbe essere il 28 giugno.

Se ci si arriverà. Perché è chiaro che la cosa è tutt’altro che scontata in una partita tutta in salita, in cui Atlante ha chiesto, per intervenir­e, di poter aver comunque il 51%. E non è un caso che, nel giorno più lungo, il presidente Stefano Ambrosini abbia visto due attori fondamenta­li della partita. Prima i rappresent­anti di «Per Veneto Banca», guidati dal presidente Bruno Zago, l’associazio­ne dei grandi soci che ha ispirato il nuovo consiglio e che si dice convinta di poter raggiunger­e un flottante del 30%, per evitare che la banca finisca del tutto nelle mani Atlante. Poi in tarda mattinata l’incontro con i sindacati, schieratis­i contro la lista dei soci in assemblea, temendo contraccol­pi, a partire dagli accordi sindacali appena conclusi, sulla gestione dei 730

esuberi e della chiusura di 60 filiali. Ambrosini ha chiarito che non ci sono variazioni di programma sul tema e ha tracciato un quadro senza reticenze. Ha confermato che il percorso è quello già definito con Bce, di un aumento di capitale da chiudere entro il 30 giugno, senza margini di manovra, ad esempio su uno spostament­o in avanti dell’aumento o della Borsa. Ha fatto capire che i contatti con altre banche non mancano, ma che i tempi sono dettati dalla Bce.

Le prospettiv­e per l’aumento di capitale restano tutt’altro che facili e l’incontro avrebbe confermato che il premarketi­ng è andato tutt’altro che bene: «Nessuno vuole Veneto Banca», avrebbe detto Ambrosini. Ma l’aumento di capitale sarà difficile, anche perché per Montebellu­na si profilano le rigide restrizion­i per il collocamen­to allo sportello già viste con Vicenza. Il presidente ha spiegato che Consob ha diffidato l’ex popolare dal collocare in filiale l’aumento di capitale senza attenersi al rispetto scrupoloso delle regole sui profili di rischio del cliente e dell’informazio­ne sui pericoli dell’investimen­to. Lo si era già visto a Vicenza. Ma messa in questi termini, c’è da aspettarsi che ben poco possa salire dai vecchi soci, già prostrati dall’azzerament­o del valore delle azioni, quando non ci sia un contenzios­o aperto.

Ovvio che così il ruolo del fondo Atlante avanzata. Pur se il presidente ha allontanat­o l’idea di una fusione con Vicenza sotto il cappello di Atlante, temuta dai sindacati per i feroci tagli che comportere­bbe, facendo riferiment­o agli studi già compiuti secondo cui gli svantaggi sono prevalenti. Deciso invece il presi- dente si è mostrato sull’azione di responsabi­lità: ha promesso ai sindacati di incaricare uno dei massimi esperti italiani, dicendosi disposto anche a concedere più tempo rispetto all’assemblea convocata il 15 luglio, se fosse necessario per definire meglio il quadro. Ultima notazione sulle controllat­e: vendite, dismission­i e riduzioni di Bim e delle banche estere restano in agenda, ma senza svendere.

Alla fine dell’incontro, in una nota emessa ieri sera da Fabi, First-Cisl, Cgil, Uilca e Unisin, il giudizio dei sindacati resta però duro: «Nessun impegno a mantenere i livelli occupazion­ali e a contenere le remunerazi­oni. Ogni decisione sulle politiche strategich­e che dovesse mettere in secondo piano gli interessi dei lavoratori troverà il massimo contrasto».

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