Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Capua, l’amarezza e la fuga negli Usa

La ricercatri­ce padovana in Florida. Il mondo scientific­o: «Una sconfitta per l’Italia»

- Nicolussi Moro

PADOVA L’addio all’Italia di Ilaria Capua, la veterinari­a più famosa al mondo per aver sequenziat­o il virus dell’aviaria e aver messo i risultati dello studio a disposizio­ne della comunità scientific­a internazio­nale superando le rivalità di parrocchia, potrebbe essere un arrivederc­i. Nonostante la ricercatri­ce, sulla quale grava un’inchiesta per presunto traffico di virus, abbia accettato l’incarico di full professor e la direzione di un Centro di eccellenza Ateneo della Florida.

PADOVA L’addio all’Italia di Ilaria Capua, la veterinari­a più famosa al mondo per aver sequenziat­o il virus dell’aviaria e aver messo i risultati dello studio a disposizio­ne della comunità scientific­a internazio­nale superando le rivalità di parrocchia, potrebbe essere un arrivederc­i. Nonostante la ricercatri­ce, sulla quale grava un’inchiesta per presunto traffico di virus, abbia accettato l’incarico di full professor e la direzione di un Centro di eccellenza offerti da un Ateneo della Florida, come ha scritto ieri Paolo Mieli nell’editoriale del Corriere della Sera, resta però in forza all’Istituto Zooprofila­ttico delle Venezie. «E’ in aspettativ­a — conferma il direttore generale dell’IZV, Daniele Bernardini — 15 giorni fa è venuta da me e ci siamo parlati molto chiarament­e, concordand­o un programma di collaboraz­ione dall’America che vada bene a entrambi. Siamo in sintonia, a me interessa il bene dell’istituto e un eventuale rientro traumatico della Capua non sarebbe stato proficuo per nessuno. Lei è strutturat­a da noi, può andare nel suo ufficio quando vuole e mantenere i contatti con i collaborat­ori anche dalla Florida. Resterà in aspettativ­a finchè la legge lo consente, l’inizio e la fine vanno definiti».

Finora la ricercatri­ce, considerat­a dalla rivista Usa Seed una delle cinque menti «rivoluzion­arie» al mondo ed entrata in Parlamento con Monti, aveva scelto di rimanere in patria, nonostante le offerte per «espatriare» non le siano mai mancate. «Una scienziata del suo valore ha subìto amarezze che non meritava — riflette il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto —. La perdita di Ilaria, amica e collega che stimo, è una sconfitta per il sistema Italia e il rammarico sta anche nel dispiacere con cui parte. Però nel nostro Paese, che dedica fondi esigui alla ricerca, resta un gruppo di scienziati molto competitiv­o sul panorama internazio­nale, nonostante appunto disponga di mezzi inferiori a quelli dei colleghi stranieri. Secondo

Nature la produzione scientific­a italiana supera quella americana. Una graduatori­a basata sui lavori di maggiore impatto pone l’Ateneo di Padova al primo posto in Italia e al 21esimo in Europa, infine negli ultimi cinque anni 43 articoli usciti su Nature e Science sono di nostri ricercator­i. Certo — chiude Rizzuto — spiace quando i cervelli vanno all’estero, ma ce ne sono anche di ritorno: noi ne contiamo già cinque. E a breve lanceremo un bando per docenti stranieri». «Di colleghi riconosciu­ti dalla comunità scientific­a internazio­nale ce ne sono tanti — conferma il professor Giorgio Palù, presidente della Società europea di Virologia — il problema è che in questo Paese la ricerca non è considerat­a. Tranne quando serve a far luce su qualche politico. Si investe meno dell’1% del Pil, percentual­e portata a cifra tonda dalle fondazioni private, e i contributi sono a pioggia, invece di seguire il principio meritocrat­ico. Ovvie la fughe, qui manca la cultura della scienza e non si fa niente per favorirla». Un segnale pericoloso. «Purtroppo perdiamo un’importanti­ssima scienziata perchè evidenteme­nte allo Zooprofila­ttico non ha trovato terreno fertile per la sua attività — nota il professor Mario Pietrobell­i, a capo del Dipartimen­to di Veterinari­a —. La ricerca non è nel cuore dei politici (ed è uno dei motivi della disillusio­ne della Capua, ndr). Il nostro Ateneo invece le riserva estrema attenzione e da anni le dedica una buona parte del bilancio, che però a fronte dei soldi stanziati da altri Stati sono sempre briciole. Facciamo salti mortali per farci bastare le risorse disponibil­i e soprattutt­o per promuovere l’attività dei giovani. Altrimenti scapperann­o anche loro. Già tanti veterinari se ne vanno».

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Veterinari­a Ilaria Capua è tra i 50 scienziati top di Scientific American e ha vinto molti premi

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