Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Un anno di Zaia: le promesse mantenute (e non)

Il 31 maggio 2015 il leghista veniva rieletto da un elettore su due. Check-up al programma di governo

- Bonet

VENEZIA Dallo stop ai project financing (promessa manutenuta) ai tagli ai costi della politica (che traccheggi­ano in commission­e). Dalla priorità alle opere di difesa idrogeolog­iche, al caso del nuovo ospedale di Padova ancora in stallo. Bilancio del primo anno del secondo mandato del governator­e Zaia.

VENEZIA «La Regione è una casa di vetro e voi dovete essere come Catone il censore» ama ripetere il presidente Luca Zaia ai giornalist­i quando li incontra a Palazzo Balbi, «dovete controllar­ci senza pietà» perché così «ci aiutate a stare sul pezzo, voglio che la mia squadra lavori pancia a terra». E allora quale occasione migliore dell’anniversar­io della sua (ri)elezione, datata 31 maggio 2015, per un primo check-up al programma di governo con cui ha convinto 1 milione 108 mila veneti, praticamen­te un elettore su due?

Due premesse sono d’obbligo. La prima: è passato, per l’appunto, soltanto un anno, all’orizzonte ce ne sono altri quattro (maggioranz­a permettend­o e al momento a Palazzo Ferro Fini regna un’incrollabi­le serenità) e non è detto che quanto non è stato fatto finora non venga realizzato prima della fine del mandato, chiosa che vale soprattutt­o per le grandi riforme che hanno tempi di sviluppo pluriennal­i.

La seconda: il programma di Zaia, nella sola parte «sintetica», conta la bellezza di 143 punti, che spaziano dai FabLab al «codice etico per la buona politica», dallo statuto speciale per Venezia al riceviment­o settimanal­e dei direttori generali della sanità. Impossibil­e qui analizzarl­i tutti, per cui ci siamo concentrat­i su quelli che lo stesso governator­e indicò come cardini della sua futura azione politica (dallo stop ai project financing all’Azienda Zero) e su quelli di maggior impatto nella vita di tutti i giorni dei cittadini (come il lavoro o i ticket sanitari).

Il 29 giugno 2015, durante la seduta di insediamen­to del consiglio, Zaia annunciò di aver depositato 18 progetti di legge, ritenuti di «massima priorità». L’introduzio­ne della fiducia sul modello parlamenta­re innanzitut­to: a meno di un anno di distanza è cosa quasi fatta, nonostante le proteste dell’opposizion­e («Zaia mortifica il consiglio e mette la museruola alla maggioranz­a») e alcuni aggiustame­nti pretesi da Forza Italia. Il via libera in commission­e Affari istituzion­ali è già arrivato, quello in aula è questione di tempo e non è in discussion­e. Quindi i tagli ai costi della politica, argomento che ha fatto particolar­e breccia nel cuore degli elettori. Qui si traccheggi­a in commission­e, dove giacciono cinque proposte diverse di cui si sta tentando di fare sintesi, senza troppi ardori: c’è l’accordo sull’eliminazio­ne dell’assegno di fine mandato ma il tema fa parte di un pacchetto all inclusive che comprende anche l’abbassamen­to delle indennità (il punto più dibattuto) e l’eliminazio­ne retroattiv­a dei vitalizi, aboliti da questa legislatur­a. Sembra che l’orientamen­to prevalente sia attendere il referendum di ottobre sulla riforma Boschi che prevede l’equiparazi­one d’imperio dello stipendio dei consiglier­i con quello del sindaco del Comune capoluogo, nel nostro caso Venezia. Al Ferro Fini si passerebbe da 160 a 86 mila euro lordi l’anno «e se così fosse – spiegano i consiglier­i – potrebbe bastare».

Tra i provvedime­nti approvati alla velocità della luce ci sono l’abolizione della «legge marchetta» approvata alla fine della scorsa legislatur­a con smaccati intenti elettorali (50 milioni distribuit­i a pioggia tra i collegi che fecero gridare allo scandalo) e lo stop ai project financing. I progetti bloccati («Opere pensate 10 anni fa che rischiavan­o di rivelarsi obsolete e fuori mercato – ha detto Zaia - Alcune risalgono alla notte dei tempi, praticamen­te

 Zaia ai giornalist­i La Regione è una casa di vetro e voi dovete essere come Catone il censore. Dovete controllar­ci senza pietà perché così ci aiutate a stare sul pezzo

tutte furono ideate prima del mio arrivo») sono la Nogara-Mare, il sistema delle tangenzial­i venete, la Via del Mare, il Grande raccordo anulare di Padova, la Nuova Valsugana, il Passante Alpe-Adria e la Nuova Padana Inferiore. Oltre alle opere che si vogliono fermare, però, si dovrebbe pure dire quali si intendono mandare avanti e questo, con l’esclusione della Pedemontan­a che ormai vive di vita propria, non è chiarissim­o; di fatto si discute solo della Valdastico Nord, dove però, al di là dei professati ottimismi del ministro delle Infrastrut­ture Delrio, non c’è manco il progetto.

D’altra parte si sa, l’attenzione di Zaia è tutta rivolta a due interventi soltanto: la rete di opere contro il dissesto idrogeolog­ico, dove complice lo choc dell’alluvione del 2011 molto è stato fatto e molto si continua a fare (a novembre è stato chiuso un accordo col governo da 104 milioni, a gennaio è stato inaugurato l’atteso bacino di Caldogno, altri 41 milioni), e il nuovo ospedale di Padova, che il governator­e considera il simbolo dei suoi dieci anni a Palazzo Balbi ma ancor oggi resta avvolto da una nebbia fittissima. E’ stata scelta

L’opposizion­e Sulla questione di fiducia Zaia mortifica il consiglio e mette la museruola alla maggioranz­a. Ma per il via libera dell’aula è solo questione di tempo

Il patrocinio legale gratuito per le vittime della criminalit­à è stato approvato ma subito impugnato dal governo davanti alla Consulta La legge Stacchio

l’area, a est della città, ma la Regione non ha la disponibil­ità dei terreni e manca pure l’accordo di programma. Più che ai blocchi di partenza siamo al riscaldame­nto a bordo pista. Sempre in ambito sanitario, non va molto meglio la riforma dell’Azienda Zero, altro caposaldo del programma con cui Zaia ha vinto le elezioni. La sua parte, questo va detto, la giunta l’ha fatto, depositand­o il progetto di legge in consiglio, dove però la proposta è finita impantanat­a in un Vietnam che vede nei panni dei cecchini i consiglier­i di opposizion­e ma pure quelli di maggioranz­a. Zaia pretende che si arrivi in aula in fretta ma il testo, fermo in commission­e Sanità dov’è stato pesantemen­te rimaneggia­to, rischia di tramutarsi in un pasticciac­cio. E intanto resta bloccato pure il piano sociosanit­ario 2016-2022. Lasciamo stare poi la promessa di azzerare le liste d’attesa e i ticket sanitari, rimasta confinata (com’era prevedibil­e) tra le utopiche buone intenzioni, un po’ come gli annunci dal vago sapore berlusconi­ano: «Cure odontoiatr­iche gratis per tutti» e «troveremo a tutti un lavoro entro 6 mesi».

La Regione ha a disposizio­ne i 764 milioni del Fondo sociale europeo e sta puntando forte su Garanzia Giovani ma il famoso «Piano straordina­rio per l’occupazion­e», che avrebbe dovuto cambiare il volto del Veneto uscito tumefatto dalla crisi, non risulta essere mai stato presentato. Stessa sorte, passando al Sociale, va registrata quanto alla legge quadro per il Terzo settore e la riforma delle Ipab e pure sul fronte della vendita dei palazzi della Regione e la razionaliz­zazione delle partecipat­e non sono stati fatti grandi passi in avanti, anche se in quest’ultimo caso vanno riconosciu­ti gli sforzi dell’esecutivo, frenati nel primo caso dal crollo del mercato immobiliar­e, nel secondo dai tempi (lunghissim­i) imposti dal codice civile.

Il patrocinio legale gratuito per le vittime della criminalit­à (ispirato dal caso Stacchio) è stato approvato ma subito impugnato dal governo davanti alla Consulta, del biglietto unico per il trasporto pubblico, ircocervo cavalcato in ogni campagna elettorale, chi scrive non ha mai neppure sentito lontanamen­te parlare mentre la legge contro il consumo del suolo è ferma in commission­e Urbanistic­a, si stanno discutendo tre diverse proposte. Infine l’autonomia, priorità delle priorità che sta in cima alle preoccupaz­ioni di Zaia. Negli ultimi due mesi il progetto ha acquistato velocità, il referendum si farà (anche se ancora non si sa la data) e il governo ha dato il via libera pure all’avvio della trattativa sulla base dell’articolo 116 della Costituzio­ne. Dove ci porterà, riforma Boschi permettend­o, lo vedremo. Appuntamen­to al 31 maggio 2017.

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