Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Dagli inglesi ai ripescaggi, il «Cassi» saluta

Dopo 12 anni passa la mano l’ex re dei supermerca­ti. Con lui più spine che gioie

- C. F.

VICENZA Sono passati quasi dodici anni dal 17 novembre 2004 quando Sergio Cassingena, Nicola Baggio, Tiziano Cunico e altri sette imprendito­ri legati al mondo Sisa rimasti sempre coperti da fiduciarie, acquistano il Vicenza dagli inglesi dell’Enic. Il 70 per cento delle quote viene preso in carico dai soci Sisa, con il restante 30 diviso a metà tra Sergio Cassingena, che diventa presidente, e Nicola Baggio, che però non condividen­do le strategie del club si fa da parte quasi subito, pur mantenendo il possesso delle quote. L’acquisto dall’Enic è favorito dalla mediazione del direttore generale, Sergio Gasparin, che, sfruttando la conoscenza dei vertici Enic, riesce a pilotare una difficile trattativa vero la fumata bianca.

Il giorno del passaggio di proprietà Cassingena definisce Gasparin l’uomo chiave nel suo progetto ma le cose vanno poi in maniera diversa: poco più di un anno dopo il dirigente viene scaricato e sostituito da Sergio Vignoni, anche lui protagonis­ta nel grande Vicenza del presidente Pieraldo Dalle Carbonare. L’accordo tra Enic, Cassinegna e soci si chiuse per 6,5 milioni di euro; 1,5 milioni alla firma e poi cinque rate annuali da un milione, più l’assunzione dei debiti, all’epoca sono quantifica­ti in circa 4 milioni. Oltre dieci milioni, un valore che in molti definirono fuori mercato, e che condiziona non poco gli anni seguenti all’acquisto.

I risultati sono subito molto negativi: la prima stagione vede il Vicenza retroceder­e in Lega Pro perdendo i playout contro la Triestina nonostante la squadra, allenata da Maurizio Viscidi, possa contare su giocatori dal valore indiscusso come Roberto Vitiello, Padoin, Luca Rigoni, Biondini, Schwoch e Margiotta. Grazie però alla radiazione del Perugia e alla retrocessi­one a tavolino del Genoa per illecito, il Vicenza viene riammesso in serie B, ed ottiene negli anni a seguire una serie di salvezze più o meno sofferte. Sono comunque stagioni deludenti, che regalano ben poche soddisfazi­oni ai tifosi biancoross­i.

Il punto più basso la gestione Cassingena lo tocca nelle stagioni 2011/2012 e in quella successiva, quando il Vicenza retrocede per due volte in Lega Pro. La prima retrocessi­one è vanificata dalla riammissio­ne nel torneo cadetto dovuta alla contempora­nea retrocessi­one per illecito sportivo del Lecce. La seconda porta i biancoross­i in Lega Pro e in panchina viene chiamato Giovanni Lopez, il capitano del Vicenza che diciannove anni fa ha alzato al cielo la Coppa Italia. In campionato il Vicenza, partito con un -4 a causa debiti del club, arriva al quinto posto, ma perde i playoff contro il Savona e manca la promozione in B.

Ad offrire l’ennesimo salvagente, il 29 agosto 2014, arriva il terzo ripescaggi­o a tavolino, stavolta per il fallimento del Siena. Dopo un avvio difficile e il cambio in panchina da Lopez a Pasquale Marino, il Vicenza centra il terzo posto, ma perde la semifinale playoff contro il Pescara. La gravissima situazione del club, 15 milioni di debiti, costringe Cassingena a chiedere aiuto ad un gruppo di imprendito­ri vicentini, che il 14 aprile 2015 costituisc­ono la Vi.Fin. Da ieri i salvatori sono padroni del club.

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Qualche anno fa Sergio Cassingena in una foto d’annata. La sua gestione si chiude

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