Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Indagini illegali», il pm chiede 26 anni
Sotto accusa sei carabinieri di Dueville: in discussione le inchieste per droga
VICENZA Condanne per un totale di 26 anni, 5 mesi e 15 giorni di reclusione: le ha chieste ieri la procura nei confronti dei sei carabinieri, in servizio a Dueville, a processo per sostituzione di persona, falso, concussione, peculato, detenzione, acquisto e trasporto di droga, soppressione e occultamento di atti, rifiuto di atti d’ufficio e favoreggiamento. Per l’accusa, avrebbero utilizzato come agenti provocatori alcuni spacciatori. Modalità investigative non ammesse.
VICENZA Condanne pesanti, per un totale di 26 anni, 5 mesi e 15 giorni di reclusione: è quello che ha chiesto ieri, durante una requisitoria di tre ore, il pm Luigi Salvadori nei confronti dei sei carabinieri, compreso l’ex comandante della stazione di Dueville, che sono finiti a processo a vario titolo per sostituzione di persona, falso, concussione, peculato, detenzione, acquisto e trasporto di droga, soppressione e occultamento di atti, rifiuto di atti d’ufficio e favoreggiamento. Si tratta degli ultimi militari - all’inizio della delicata indagine erano 12 quelli indagati - che attendono ancora il verdetto dei giudici.
Per l’accusa nel 2011, in servizio alla stazione di Dueville, i carabinieri avrebbero utilizzato come agente provocatore (in sostanza come «esca») uno spacciatore di basso profilo per arrivare ad arrestare i pusher del livello superiore. Modalità investigative non ammesse se non con il benestare dell’autorità giudiziaria, che però non avevano. Avrebbero istigato il «pesce piccolo» ad avere affari con «i grandi», promettendogli di non segnalarlo per la cocaina con cui lo avevano beccato precedentemente (droga che si sarebbero tenuti, facendo sparire i verbali a suo carico). Ed ancora avrebbero usato le copie dei documenti di uno straniero per attivare un’utenza telefonica, effettuato perquisizioni illegali e attestato il falso in alcuni verbali.
All’epoca, a far partire le indagini della procura – poi affidate ai carabinieri del Nucleo investigativo di Vicenza - fu la Finanza che, nell’ambito di un’operazione antidroga, aveva intercettato uno straniero che al telefono prendeva accordi coi carabinieri.
Dei dodici finiti sotto inchiesta, uno ha visto archiviare le accuse, due sono assolti mentre tre, condannati in primo grado nel 2014, a marzo si sono visti assolvere dalla corte d’appello di Venezia: per loro la fine di un incubo. A dicembre i sei ancora a processo in tribunale a Vicenza conosceranno la sentenza del collegio.
Nel frattempo ieri il pm Salvadori ha formulato le richieste di condanna. Che pesano come un macigno: 1 anno, 8 mesi e 3mila euro l’ex comandante della stazione, il maresciallo Giuliano Forlano; 6 anni e 4 mesi per il maresciallo Francesco Franzese, 4 anni 10 mesi e 15 giorni per il collega Paolo Speciale; 5 anni e 3 mesi per l’appuntato scelto Vincenzo Abram, 5 anni e 6 mesi per il carabiniere scelto Angelo Landolfa, 2 anni e 10 mesi per il parigrado Antonio Laricchia. Nell’udienza di ottobre sarà la volta delle difese, sorprese dalle pene sollecitate dal pm, che tra l’altro ha chiesto condanne anche per i tre indagati per la droga. E cioè 1 anno e 4 mesi per Aouinti Abdelilah, 6 mesi per Paik Dusko e 10 mesi per Matteo Segato.
Tra i difensori dei militari, l’avvocato Andrea Balbo commenta: «Desta sconcerto, oltre che la richiesta di pene spropositate, il fatto che le conclusioni del pm ricalchino la linea accusatoria del 2011, quando era stata sconfessata dallo stesso procuratore la sua richiesta di carcere, e non tengano in minimo conto l’esito di un’istruttoria dibattimentale di 3 anni e la recente assoluzione in appello di tutti i carabinieri giudicati con rito abbreviato».