Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Più controlli sui pm Renzi con me fu arrogante»

Orsoni: «Sono stato ingenuo. Mazzacurat­i? Preferirei non vederlo»

- Alberto Zorzi

«Servono più controlli sui pm. Il Pd? Con me si è comportato malissimo. Renzi fu arrogante e populista». Dopo l’assoluzion­e, parla l’ex sindaco Giorgio Orsoni.

La porta è quella, il campanello anche. Qui, alle 4 di mattina del 4 giugno 2014, suonarono i finanzieri per notificarg­li l’ordinanza di arresto ai domiciliar­i per i finanziame­nti illeciti di Giovanni Mazzacurat­i e del Consorzio Venezia Nuova durante la campagna elettorale di quattro anni prima. «Mi sarei dovuto svegliare mezz’ora dopo per andare in aeroporto e poi a Roma, a Palazzo Chigi. Ero proprio un imputato in fuga - ironizza Giorgio Orsoni - O forse quel giorno, visto che c’era la stampa di tutto il mondo per la Biennale, qualcuno riteneva che ci sarebbe stato più clamore». Ma è un sorriso amaro, al termine di una vicenda che gli ha distrutto la vita e la carriera. Giovedì è arrivata l’assoluzion­e, anche se – in attesa delle motivazion­i – la procura ha detto che si è salvato solo grazie alla prescrizio­ne.

Tutto partì con l’arresto.

«Una gratuita aggression­e, priva di presuppost­i sostanzial­i e processual­i. Da mesi circolavan­o le voci su un mio coinvolgim­ento nell’inchiesta, io più volte avevo chiesto alla procura di essere sentito, ma sono sempre stato rassicurat­o. Sono rimasto incredulo nel vedere un ufficio così delicato come una procura gestito in modo così spregiudic­ato».

Ma avvocato, lei dopo pochi giorni chiese di patteggiar­e e fu liberato. Non era un’ammissione di colpevolez­za?

«Anche questa è stata una montatura di pm. Lo negheranno sempre, ma sono stati loro a propormi il patteggiam­ento, forse perché si sono resi conto di aver esagerato con me e cercavano una via d’uscita rapida».

Allora perché patteggiar­e?

«Volevo tornare libero per chiudere il bilancio del Comune e la trattativa sul personale. Poi a fine luglio mi sarei dimesso. Fui ingenuo perché pensavo di avere a che fare con persone interessat­e al bene della città e non al proprio orticello di parte. Mi dimisi e all’udienza del 28 giugno il patteggiam­ento saltò».

All’epoca lei accusò il Pd di averla abbandonat­a. Dopo l’assoluzion­e molti si sono congratula­ti con lei.

«Il mondo è pieno di sepolcri imbiancati. L’unico esponente del Pd che fin da subito mi telefonò e manifestò incredulit­à per le accuse fu Piero Fassino. Vicino mi è stato anche Pier Paolo Baretta. Ora prendo atto che qualcuno si è ravveduto, ma allora il Pd si comportò malissimo, a partire da Matteo Renzi, che fu arrogante e populista».

Si disse che lei aveva un carattere troppo spigoloso.

«Di certo mi sono fatto molti nemici. Ho detto in faccia a Paolo Scaroni, a un’assemblea di Confindust­ria, che l’Eni stava in silenzio sulle bonifiche di Marghera. Ho litigato con Enrico Marchi di Save. Il Pd era insofferen­te perché credeva che sarei stato un burattino e non voleva che cedessi la gestione del Casinò, che invece lo avrebbe salvato».

E poi Mazzacurat­i.

«Sull’Arsenale non eravamo d’accordo. Al Comitatone ci scontrammo duramente, come è emerso al processo».

C’è qualcosa di cui si pente?

«Forse avrei dovuto presentarm­i in procura prima, con uno stuolo di avvocati, per farmi sentire. Ma ero tranquillo perché consapevol­e di non aver fatto nulla di illecito».

In questi anni lei si è vergognato a girare per Venezia? Come ha reagito la città?

«Io vado sempre a piedi da casa al mio studio. Ogni tanto qualcuno mi guarda in cagnesco, ma in città ho percepito una grande solidariet­à. Poi è chiaro che ho avuto danni enormi profession­ali e la mia immagine è uscita scalfita da queste ignobili accuse».

Veniamo alle accuse. Avete dimostrato ai giudici che i finanziame­nti «in bianco» erano regolari e che non sapevate dei meccanismi illeciti.

«Veramente avrebbero dovuto essere i pm a dimostrare il contrario. Vede che c’era un castello di accuse illogiche e prive di buon senso?».

Poi c’è Federico Sutto, che ha raccontato in aula di averle portato 250 mila euro in studio. La procura dice che la prescrizio­ne dimostra che i giudici gli hanno creduto.

«I pm dovrebbero stare zitti, io ho la mia idea ma non voglio dirla. Forse si è cercata una soluzione che salvasse tutto... Quanto a Sutto, ha parlato solo quando è stato “ricattato” per patteggiar­e. La sua testimonia­nza è stata palesement­e montata, concordata. Io i soldi non li ho mai visti, forse se li è tenuti Mazzacurat­i. Mi ha stupito che nessuno abbia poi mai controllat­o la corrispond­enza tra eventi della campagna elettorale e spese. Avrebbe visto che era tutto regolare».

Ma perché i pm ce l’avrebbero con lei?

«Me lo sono chiesto tante volte, ma non ho risposte. Però questa vicenda mi ha insegnato alcune cose. Io sono sempre stato rispettoso delle istituzion­i, ma alcune vanno riviste. Serve un controllo giurisdizi­onale maggiore sui pm, i gip sono troppo contigui. Serve la separazion­e delle carriere».

Chiederà un risarcimen­to per ingiusta detenzione?

«Ci ragionerem­o».

Se avesse qui Giovanni Mazzacurat­i cosa gli direbbe?

«Preferirei non vederlo».

Ci terrebbe a partecipar­e al taglio del nastro del Mose?

«Non credo che mi inviterann­o. Io sono sempre stato favorevole alla difesa della città e mi fido dei tecnici: quindi spero che funzionerà».

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