Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Baita: «Sistema più ampio, favorì centinaia di persone Ho imparato dai miei errori»
Piergiorgio Baita, come valuta la sentenza sul Mose? «Perché me lo chiede?». È parte in causa, era presidente della Mantovani. Lei sa come andarono realmente le cose...
«Appunto. Un conto è la realtà assoluta e un conto è la verità processuale. Quest’ultima è ciò che si forma nel corso del dibattimento, tenendo conto delle prove e rispettando i tempi procedurali, che ovviamente fanno riferimento anche a quelli della prescrizione. Per questo motivo si dice che le sentenze non si giudicano, si rispettano. Perché c’è una ricostruzione dei fatti ma poi spetta ai giudici valutare se da quella ricostruzione possano derivare delle conseguenze sul piano giudiziario».
In questo caso, i giudici hanno valutato di assolvere alcune delle persone indagate…
«E a voi giornalisti ancora non basta? Dopo aver fatto i processi sulla carta, invece che in aula, ancora non vi basta».
Alcune delle accuse si avvalevano della sua testimonianza.
«Mi ascolti: non ho le competenze legali per dire se si tratti di una sentenza giusta. Probabilmente lo è sul piano legale».
E su un piano più ampio? Quello delle responsabilità etiche, ad esempio…
«Certo, si potrebbe discutere se il cosiddetto “sistema Consorzio” sia stato davvero soltanto quello uscito dall’aula del tribunale di Venezia». Che intende dire? «Ma davvero crede che il “sistema Consorzio” si reggesse su quella dozzina di persone coinvolte? Il sistema è durato oltre vent’anni, ha riguardato centinaia di persone, società, aziende, che hanno ricevuto lavori e favori. E a dirla tutta, di queste, la Mantovani non è certo stata la più grande beneficiaria, considerato che è entrata nella partita solo in un secondo momento. Magari non tutti questi favori avevano rilevanza penale e anche l’avessero avuta sono ormai passati molti anni e c’è sempre la questione della prescrizione che incombe su tutto. Ma resta che il sistema funzionava così, ed era molto esteso…».
Quella sul Mose è stata la più grande inchiesta condotta in Veneto negli ultimi anni. Tra le altre cose, ha dimostrato che nessuno è intoccabile. Quali saranno le ripercussioni?
«Per ogni cosa esistono ripercussioni sul lungo e sul breve periodo, e queste ultime possono essere positive ma anche molto negative». Negative? «Vada a farsi un giro sui cantieri del Mose: l’inchiesta, inevitabilmente, ha impartito una brusca frenata ai lavori».
Se è per questo i problemi non si limitano al rinvio continuo della conclusione dei lavori. Le paratoie arrugginite, le difficoltà nel funzionamento dei dispositivi… Il Mose sarà mai concluso?
«Forse le difficoltà sono dovute alla mancanza di una guida tecnica unitaria. Ma io ormai ne sono fuori, e quindi non ho gli elementi per capire se esistano le premesse, e la volontà, per finire davvero quest’opera».
Tra le ripercussioni dell’inchiesta c’è stata la caduta di Orsoni. Dopo la sentenza, l’ex sindaco ha detto: «Il 4 giugno (del 2014, il giorno del suo arresto, ndr) è stata buttata all’aria una città».
«Vista la sua assoluzione possiamo discutere sul fatto che sia stata stravolta la sua vita, ma identificare la personale vicenda giudiziaria col destino dell’intera città, francamente, pare eccessivo. Ciò che davvero interessala collettività è il Mose, che certamente potrebbe salvare Venezia». Sul lungo periodo, invece, cosa resterà di questa inchiesta?
«Presto per dire se ci sarà un “cambio di costume”. Sul piano etico coloro che sono stati coinvolti, io compreso, certamente hanno capito gli errori. Ma mi chiedo se abbiano imparato la lezione anche le centinaia di persone di cui parlavo prima, quelle che hanno usufruito del sistema Consorzio e non ne hanno pagato le conseguenze». E lei, davvero ha imparato la lezione?
«Sì, ho capito quanto sbagliato sia un certo modo di svolgere i lavori, anche se il contesto burocratico-amministrativo a volte porta all’esasperazione. Ma oramai serve a poco: sono in pensione...».
Piergiorgio Baita Il “sistema Consorzio” non si reggeva solo su quella dozzina di persone coinvolte. In centinaia hanno ricevuto lavori e favori. Funzionava così, ed era molto esteso...