Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Costa: «Le opere incompiute? Colpa di una classe dirigente senza visione. E Palazzo Balbi non batta solo cassa a Roma»

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Olanda, e Duisburg, in Germania. Un’opera che ha fatto le fortune di quei territori».

Ora ci si accontente­rebbe di finire i 27 chilometri tra Padova e Venezia.

«Si dovrebbe avere la capacità di pensare in grande, di guardare lontano. Se il problema è trasferire le merci da Padova a Venezia, l’opera oggi come oggi non mi pare essenziale, ci sono altre vie. Ma se l’idrovia viene concepita all’interno del progetto del porto off-shore di Venezia, un progetto di grande respiro che se mai venisse realizzato riportereb­be la città al centro dello scacchiere mondiale, allora cambia tutto. Ed è a quella centralità che noi dovremmo ambire. Il porto off-shore permettere­bbe di far attraccare qui navi da 18 mila container, destinati ipotizziam­o - a 1.800 destinazio­ni diverse. Si pone quindi il problema logistico del deconsolid­amento del traffico, lo spacchetta­mento di questi container, che con il terminal off-shore verrebbe anticipato in mare grazie alla collaboraz­ione dei porti di Marghera, Chioggia, Porto Levante. L’idrovia, in questo contesto, permettere­bbe di spostare i container verso l’entroterra, destinazio­ne il più grande interporto del Nordest, quello di Padova e per questo l’avevamo inserita nel Piano regolatore del Porto di Venezia».

Alla funzione trasportis­tica si aggiungere­bbe quella anti dissesto idrogeolog­ico, per la difesa del suolo.

«A dircelo è il professor Luigi D’Alpaos, un’istituzion­e nel suo campo, l’ingegneria idraulica. L’idrovia, con funzione di canale scolmatore, s’ha da fare, punto. L’alternati-

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dello scorso mercoledì 13 settembre con il caso «Idrovia»

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