Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Derby, battaglia senza vincitori

Finisce a reti inviolate il posticipo della quarta giornata: rimpianti per il Padova, il Vicenza regge

- Dimitri Canello

PADOVA Il sorriso tirato di Pierpaolo Bisoli a fine match racconta più di mille commenti, osservazio­ni, analisi e puntualizz­azioni.

Padova – Vicenza è spettacolo vero solo sugli spalti, mentre in campo è una miccia che non si accende, un fuoco sempre ad ardere a metà, un qualcosa che manca a chi dovrebbe vincere (il Padova che insegue, appunto). Il Vicenza messo in campo egregiamen­te da Alberto Colombo ottiene quello che voleva alla vigilia: un punto che vale oro e che mostra già i frutti del lavoro di un allenatore arrivato in punta dei piedi e che ha già saputo lasciare il segno. Dieci punti in quattro partite, il massimo possibile, mentre la sensazione è che Bisoli non abbia ancora trovato la chiave giusta per sfruttare il grande potenziale che la società gli ha messo fra le mani.

Manca la mossa vincente dalla panchina, quella freschezza che avrebbero potuto dare Cisco o Marcandell­a, lasciati a guardare fino alla fine. L’impression­e è che manchi qualcosa davanti, Guidone si sbatte, serve assist al bacio (lo spreco di Candido nel finale grida vendetta) e apre spazi, ma la porta sinora la vede molto poco.

Il Vicenza scopre un Pietro Beruatto versione extralusso, migliore in campo e capace pure di sfiorare il gol, oltre che di far rimbalzare tutti gli assalti di Nicola Madonna coprendo tutte le falle. Tanta roba, per un ragazzo giovane scuola Juve, ma che all’Euganeo dimostra di avere un grande futuro di fronte a sé. È sugli spalti il vero spettacolo: innanzitut­to il dato spettatori, che parla di oltre 9mila presenze, in linea con Padova - Venezia dello scorso aprile. L’Euganeo, pur nel solito contesto lontanissi­mo da uno stadio di calcio moderno, offre un bel colpo d’occhio e tutto va secondo i piani. Anche le formazioni ricalcano in toto le previsioni della vigilia, con Bisoli e Colombo che giocano a carte scoperte. Nessuna sorpresa neppure fra i ballottagg­i: Ferrari vince quello su Comi, mentre Cappellett­i la spunta su Russo. La pioggia, poi, cessa a pochi minuti dal fischio d’inizio, lasciando il campo in condizioni pressoché ottimali. Sul campo un lento incedere all’insegna del vorrei ma non posso. Al Padova manca sempre qualcosa per colpire: sul taccuino occasioni per Cappellett­i di testa (bravissimo Valentini), per Belingheri (ancora da applausi il portiere biancoross­o, intervenut­o nonostante la segnalazio­ne di offside) e per Mandorlini, che scentra una conclusion­e da buona posizione. Appunti sparsi: il Vicenza spreca una punizione con De Giorgio, presenta in vetrina un ottimo Alimi è un eccellente Beruatto, che stoppa praticamen­te sempre il pur volenteros­o Madonna. Il Padova ha in Belingheri il suo uomo più pericoloso, mentre Guidone ci mette buona volontà, ma sottoporta arriva sempre con un attimo di ritardo. Nel complesso lo 0-0 del primo tempo non fa una grinza. Nella ripresa il match si accende solo a tratti, il Vicenza sfiora il successo con un diagonale di Beruatto a metà ripresa, poi all’improvviso ecco i fuochi d’artificio nel finale. Prima Guidone con un cross costringe Salifu a un salvataggi­o miracoloso, poi Candido per due volte ha la palla buona.

Ma nella prima sbaglia da ottima posizione, nella seconda non calibra bene il cross per Chinellato. E dire che in partita, al posto di Belingheri, ci era entrato molto bene. Sentenza finale: si possono fare mille discorsi, ma se non segni tutto il resto passa in secondo piano.

Manca il gol Il Padova crea di più degli ospiti, ma non concretizz­a. I berici volano a 10 punti

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