Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fanghi inquinati: serve un nuovo impianto
I depuratori della Valchiampo non bastano, nuovo sito individuato in Toscana
ARZIGNANO Per la concia vicentina è giunta l’ora dell’impianto di smaltimento fanghi. Se ne parla da anni, anzi decenni, ma i due gestori dello smaltimento e depurazione nella Valchiampo – Acque del Chiampo e Medio Chiampo – con il Consiglio di bacino ora hanno deciso di accelerare: entro 60 giorni si cerca un soggetto promotore, privato, che risolva la questione delle 32mila tonnellate annue di fanghi vicentini. E la soluzione, impone una clausola precisa, deve arrivare fuori dalla Valle del Chiampo: niente grandi impianti qui. Non si fanno nomi, ma è possibile che una risposta arrivi dalla Toscana: nel distretto dell’Arno sorge l’unico impianto italiano di pirosinterizzazione di fanghi conciari, a Castelfranco di Sotto.
La pubblicazione dell’avviso sulla Gazzetta ufficiale europea è stata presentata ieri da Renzo Marcigaglia e Andrea Pellizzari (Acque del Chiampo), Giuseppe Castaman (Medio Chiampo) con i sindaci di Chiampo e Montebello, Matteo Macilotti e Dino Magnabosco. «Siamo passati dal trattare 180mila tonnellate annue di fanghi nel 1980 a 24mila, oggi – ha ricordato Marcigaglia – nel frattempo le nove discariche sono andate esaurite. La sperimentazione del gassificatore, nel 2013, ha ottenuto un riconoscimento ministeriale: restano però irrisolti i problemi della localizzazione e delle emissioni in atmosfera». Castaman – nella cui area si producono 8mila tonnellate annue – ha sottolineato i recenti risultati dei contatti con il distretto conciario toscano di Santa Croce sull’Arno: «I fanghi vicentini sono risultati compatibili. E a luglio è avvenuto una sorta di miracolo – ha dichiarato Castaman – la Regione Toscana ha deliberato che nell’impianto vengano conferite fino a 60 tonnellate al giorno di fanghi da fuori regione. Si apre una possibilità per il Vicentino».
L’ente Bacino valle del Chiampo ha nelle sue disponibilità 3,8 milioni di euro di fondi ministeriali (a cui dovrebbero aggiungersene altri sei) per un impianto «pilota» che smaltisca dal 10 al 40 per cento della produzione di fanghi. «La proposta da parte del privato deve essere per una soluzione esterna alla vallata, inoltre il soggetto deve avere specifici requisiti di fatturato» ha specificato Pellizzari.
Facile immaginare che a rispondere possano essere proprio i toscani di Ecoespanso, che già smaltiscono 20mila tonnellate all’anno: «È lo scenario più realistico» ha concluso Castaman.