Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’eccidio come Barcellona «I martiri di ieri e di oggi»
Uccisi dai nazifascisti, ieri il ricordo. Con un pensiero a Luca Russo
I martiri di ieri e quelli di oggi. I ventenni uccisi 73 anni fa dai nazifascisti e quelli vittime del terrorismo odierno. Ieri, alla commemorazione per l’anniversario dell’Eccidio del Grappa, una delle pagine più tragiche della storia cittadina, il pensiero è corso dal rastrellamento del Grappa a Luca Russo, il venticinquenne bassanese vittima dell’attentato di Barcellona. E proprio agli studenti presenti alla cerimonia, tenutasi prima in viale dei Martiri e poi al teatro Tito Gobbi del Castello degli Ezzelini, si sono rivolti l’abate don Andrea Guglielmi, il sindaco Riccardo Poletto e l’oratore Francesco Binotto, presidente provinciale dell’Associazione volontari della libertà.
«In questa ideale staffetta generazionale, cari ragazzi, se allungate il braccio per afferrare ciò che questi nostri martiri ci consegnano da 73 anni, vi troverete la libertà di poter essere se stessi con le tutte le nostre differenze la libertà di pensiero e di espressione, di potersi muovere nel mondo – ha sottolineato Poletto - E poi la giustizia, la pace, la democrazia. Sul nostro orizzonte si stanno allargando ombre terribili: pensavamo di aver consegnato alla storia il rischio di conflitti atomici e pensavamo che mai avremmo dovuto piangere un giovane bassanese vittima di nuovi, ottusi e feroci, nemici della libertà. E allora stringiamo forte in mano quel testimone che i martiri del Grappa ci hanno consegnato e facciamone una fiaccola per illuminare la strada che sta davanti a noi e al nostro Paese».
Ai giovani si è rivolto anche l’abate Gugliemi durante la messa celebrata davanti alla lapide che ricorda i nomi degli impiccati e fucilati. «Per onorare la memoria dei nostri martiri dobbiamo accogliere e custodire la parola di Dio che ci educa ad essere umani», ha detto esortando i ragazzi ad investire meno tempo sui social per dedicarlo al volontariato, al confronto, allo studio.
Figlio di una bassanese, parente di un partigiano ventenne impiccato a Cavaso, Binotto ha definito il rastrellamento del Grappa come la «maggiore sconfitta della Resistenza italiana». «Subita dai partigiani perché inesperti, coraggiosi ma poco armati – ha aggiunto – Davanti ad un nemico esercitato alla guerra avevano poche possibilità di successo. Per questo colpivano e fuggivano, non per codardia, come sosteneva Giorgio Albertazzi, noto rastrellatore. L’eccidio fu il punto massimo della crudeltà umana, il limite invalicabile tra umano e disumano».
Anche Cassola ha onorato ieri i partigiani impiccati sul lato di viale Venezia, tra le vie Carducci e Zanella, che ricade nel proprio territorio. Nell’occasione, sugli alberi, accanto al nome di ogni caduto è stata collocata una breve nota biografica. Messaggio di vicinanza alla comunità bassanese anche dal governatore Luca Zaia.