Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Benetton: il futuro è cultura e turismo basta manifattura
Luciano tra industria e United Colors: «Il rientro dei maglioni? Solo simbolico»
TREVISO «Non si può fare manifattura in Italian. Anche Germania e Francia hanno smesso di fare manifattura. Turismo e cultura sono il nuovo business. È una carta quasi irripetibile che dobbiamo saper giocare». A dirlo, ieri sera a Treviso, Luciano Benetton, padre di United Colors. E sui maglioni ritornati a casa: «È stata una scelta un po’ simbolica. Personalmente non credo sia la strada giusta».
TREVISO La manifattura a Treviso e in Veneto porta il nome di Benetton group, nato a Ponzano Veneto, nel cuore della Marca, ed esportato in tutto il mondo. Ma è proprio il padre della maglieria, ma anche di una certa visione della moda, a dire che la manifattura, in Italia, ha fatto il suo tempo. Per i costi, prima di tutto; e perché il settore in cui investire, che sfrutta un asset che non potrà mai esser copiato, è diventato quello del turismo. Luciano Benetton, 82 anni, fondatore del gruppo tessile assieme ai fratelli Gilberto, Giuliana e Carlo a metà degli anni Sessanta, non usa giri di parole: «Turismo e cultura sono veicoli anche per attività collaterali. Non ci si deve fermare alla fabbrica, ai prodotti e alla manifattura. Col turismo si lavora: l’ho visto viaggiando». E l’ha portato a casa sua, nella Treviso che porta impresso il suo nome su alcuni dei recuperi più prestigiosi e importanti del centro storico. Investimenti nella cultura, appunto, e nel volano turistico che creare.
Eppure proprio lo scorso anno Benetton group ha dato un segnale di ritorno al primo amore, la maglieria da cui poi è iniziato tutto il resto, investendo nel sito di Castrette di Villorba nel capo d’abbigliamento che lo ha reso celebre: il maglioncino. Con un progetto innovativo, che ha riportato a Treviso una produzione che era finita all’estero. Ma il fondatore non ha condiviso fino in fondo. «È stata una scelta un po’ simbolica col Made in Italy – sottolinea -, io personalmente non credo sia la strada giusta. Non si può fare manifattura in Italia, ci sono Paesi più favorevoli e vicini a noi che possono svilupparla e diventare, successivamente, mercati. Penso alla Tunisia, per esempio. Gli americani l’hanno fatto con la Cina, che ora è un grande player del settore. Ma qui il costo del lavoro è troppo elevato». La delocalizzazione, precisa, ha funzionato, è stata una strategia vincente. Diverso è il discorso permeato sulla qualità e l’eccellenza del Made in Italy: «Si possono realizzare prodotti di nicchia, scarpe lavorate a mano, ma in numeri ridotti. Mancano gli specialisti e gli artigiani competenti».
Una sentenza, se pronunciata da chi sullo scenario economico nazionale ha il peso di Luciano Benetton. Pur se da tempo lontano dai ruoli operativi ed anche dai cda della holding di famiglia Edizione, da cui era rumorosamente uscito l’anno scorso anche il figlio Alessandro. Benetton Group nel 2016 ha raccolto un fatturato di 1,376 miliardi di euro, in calo dell’8,5% sull’anno precedente, e ha risentito della stagnazione economica europea e globale, registrando cali delle vendite e della redditività, ma continuando a investire.
Ora però, anche nella visione di chi lanciò «United Colors» l’Italia può rimanere la mente, il luogo della creatività e delle idee. Ma la produzione non può più fare la parte del leone nella crescita. «Anche Germania e Francia hanno smesso di fare manifattura – continua -. Il turismo e la cultura sono il nuovo business. È una carta che dobbiamo saper giocare, quasi irripetibile».
E poi c’è il ritorno del fotografo Oliviero Toscani in Benetton, colui che, a partire anche dall’immagine di Luciano, lanciò le campagne pubblicitarie più innovative a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Ha ricominciato a collaborare con il marchio che l’aveva lanciato negli spazi creativi di Fabrica, la fucina di giovani e designer di Villorba. E come vede il ritorno? «Sono cicli che fanno parte della vita – chiude Luciano Benetton -. Qui Toscani trova un terreno facile con Fabrica. Ed è sempre pieno di entusiasmo».