Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’autonomia in 100 domande il pamphlet di Zaia
Il governatore fissa i limiti: con il 50% alle urne trattativa bolsa
VENEZIA Il presidente Luca Zaia e i Comitati per l’autonomia si giocano la carta dell’informazione, a domanda e risposta, per spingere tutti a votare il 22 ottobre. Se i voti saranno pochi, Roma non sarà costretta a trattare con il Veneto.
VENEZIA Con l’autonomia le pensioni potranno aumentare? Potremo fermare gli arrivi di migranti? E ancora, i dipendenti statali ricadranno sulla Regione? È questo il tono delle cento domande che i veneti hanno rivolto al presidente Luca Zaia, agli incontri sull’autonomia, sui social network e via mail. Alcuni quesiti fanno sorridere (Il Veneto vuole l’autonomia perché è egoista?), altri mettono l’accento sui timori e sulle speranze di molti (le domande su tasse, sanità e immigrazione) e a tutti Zaia e i Comitati promotori del referendum del 22 ottobre, ora, hanno dato risposta.
È il pamphlet «Le 100 domande dei veneti a Luca Zaia» (sovratitolo, Autonomia) per convincere i veneti a votare. «Questo testo diventa il nostro manifesto», dice Zaia. Il volumetto («Si legge in mezz’ora», precisa il presidente) è stato stampato in centomila copie (Zaia parla di 1 milione, con le digitali) e sarà distribuito in gazebo e incontri. Ma non c’è solo la propaganda ufficiale a cercare di convincere i veneti che questo «è il loro referendum», come si legge sul retro del libretto, a detta di Zaia, è tutto un fiorire di iniziative pro «sì». C’è un simpatizzante che ha creato la «bici autonomista» dotata di carrello tazebao. E ci sarebbero decine di video e grafiche creative. C’è anche chi chiede di votare pur essendo fuori regione. «Imbarcati in una nave Fincantieri hanno scritto per sapere se possono esprimersi dalla Sicilia, dove saranno il 22 – ha spiegato Zaia -, un professore ci ha spiegato che i suoi studenti hanno chiesto di spostare la gita: vogliono tutti votare».
Ieri, Veneto e Lombardia hanno incassato il sì del Movimento Nazionale di Gianni Alemanno mentre Graziano Azzalin, Pd, contesta la serietà del pamphlet: confonderebbe indipendenza e autonomia. La Cisl, invece, chiede un tavolo di confronto per arrivare a un «Patto per l’autonomia» in Veneto e a Roma. Risponde Zaia: «Lo faremo quando sapremo cosa possiamo trattare con Roma».
L’entusiasmo per il referendum parrebbe esserci, è da vedere se i veneti andranno alle urne. Zaia sa bene che con un quorum risicato, Roma non si siederà a trattare. «Se l’affluenza è alta, il 23 Roma tratta. Ho sempre detto che se si ferma al quorum la trattativa è bolsa perché il governo ci direbbe: uno su due è restato a casa. Se i veneti non votano non ne faccio una malattia, ci ho provato ed è morta lì». La chance di portare a casa qualche risultato positivo, sta tutta, per il presidente, nel numero dei votanti. «Non avremo un’altra opportunità - continua -, non è stato facile indire il referendum, c’è stato molto ostracismo, ringrazio i partiti che ci hanno sostenuto ma questo voto è dei veneti». Se la partecipazione fosse bassa e qualcuno chiedesse impegni per l’autonomia, Zaia gli chiederà, prima, se ha votato.
La Regione, che a inizio mese ha deciso di investire 25 mila euro per 4,5 milioni di ricevute di voto, ha pronta la sua proposta d’autonomia. «È diversa, nessuno se la immagina», dice il governatore.
Il documento si basa sulle previsioni del Titolo V della Costituzione e, dal poco che trapela, chiede tutte le autonomie previste sulla carta. «Metterà in difficoltà il prossimo governo – sorride Zaia -, fossi il centrodestra (nazionale, ndr) mi preoccuperei se non vuole perdere il Veneto». Il progetto dovrà ottenere l’avvallo di giunta e consiglio regionali, quindi del Consiglio dei ministri e del Parlamento (due i passaggi obbligatori).
Nel prossimo futuro, Zaia conta di indire il referendum di divisione tra Mestre e Venezia. A chi - è il caso di Maurizio Martina, vicesegretario del Pd - sostiene che l’Emilia Romagna «arriverà prima di Veneto e Lombardia», Zaia manda a dire: «Ci aiuterà, come disse Ford in una fabbrica d’auto “si può fare meglio”: sarà il nostro motto».
Intanto, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti è pronto a partire per Barcellona: «Sono accreditato come osservatore internazionale al referendum per l’indipendenza». La Catalogna è un punto di riferimento per la Lega nord, e Zaia: «La piazza di Barcellona sta alla Catalogna come il voto al referendum del 22 al Veneto». Come dire, senza sostegno degli elettori, Palazzo Balbi non può strappare a Roma l’autonomia.