Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Folla ed entusiasmo Il pianoforte record conquista il pubblico

Padova, incanta l’opera di Borgato. Il racconto di Quirino Principe

- Ciociola

Maestoso, splendente nel suo colore nero lucido. Così appariva anche da lontano, nel Salone del Palazzo della Ragione di Padova, il Gran Prix 333. Quando poi il giovane pianista veronese Giovanni Bertolazzi, appena 19enne, ha posato le sue mani sulla tastiera, accennando le prime note della Polacca di Chopin, il suono del pianoforte gran coda più lungo mai realizzato fino ad oggi è esploso, pur nella dolcezza delle note, in tutta la sua potenza. Con il suo mezzo metro e passa in più rispetto alla media di ogni pianoforte (3,33 metri contro i consueti 2,75), lo strumento ideato e costruito a mano dall’artigiano veneto Luigi Borgato ha attirato ieri sera centinaia di persone, alcune delle quali arrivate dall’altro capo del mondo. Tutti esauriti gli 800 posti messi a disposizio­ne dal Comune di Padova, e decine e decine i delusi che, non trovando spazio, hanno dovuto rinunciare a vedere in anteprima il pianoforte.

Una serata inaugurata­si con il ricordo di chi, all’inizio del XVIII secolo, il pianoforte l’ha inventato, quel Bartolomeo Cristofori che proprio a Padova costruì il primo fortepiano, strumento rivoluzion­ario ispirato al clavicemba­lo ma a corde percosse e non più pizzicate. E, introdotto dal giornalist­a del Corriere del Veneto (quotidiano media partner dell’evento) Giovanni Viafora, è spettato al critico e filosofo musicale Quirino Principe, accademico di Santa Cecilia, introdurre quella rivoluzion­e. «Il lavoro di Cristofori ha avuto una portata innovativa incalcolab­ile – ha esordito Principe -. Ha cambiato la storia del fare musica, e presto il piano è diventato

 Lungo 3,33 metri, ho impiegato 10 anni per mettere insieme, a mano, i 15 mila pezzi di cui è costituito

uno dei simboli dell’Occidente». La storia, poi, ha lasciato spazio al presente, con la descrizion­e tecnica del Gran Prix 333. Ed è stato il suo stesso creatore a illustrarn­e le caratteris­tiche, Luigi Borgato. Ben 730 chili di peso, 287 corde, quattro per ogni nota, marchio di fabbrica dei pianoforti Borgato. E, mentre sullo schermo scorrevano le fotografie delle diverse fasi di preparazio­ne, dal disegno allo stampo del telaio nella forma di ghisa, passando per la scelta del legno ideale per la costruzion­e della tavola armonica, Borgato ha ripercorso il lavoro che l’ha impegnato per 10 anni. «Sono oltre 15 mila pezzi – ha spiegato -, ognuno pensato singolarme­nte e poi preparato a mano». Un lavoro, come ha precisato Viafora, che ha radunato le diverse anime di Borgato, quella di falegname, ingegnere e botanico. E quando il pianista Bertolazzi ha accennato le prime note di Chopin, Rachmanino­v e Liszt, si è avuta la conferma che la creazione di questo pianoforte così speciale non sia stato solo un semplice esercizio di stile, ma una ricerca meticolosa, appassiona­ta e testarda di un suono morbido, intenso e ipnotico.

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La «prima» Luigi Borgato, ideatore del pianoforte più grande del mondo (a destra) e Giovanni Viafora del ieri sera a Palazzo della Ragione pubblico da tutto il mondo

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