Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Tutto cambia con un fiore
I maestri profumieri che rispettano l’ambiente e creano fragranze green Giardinieri e architetti che portano nelle case il verde anche d’inverno E dal Giappone alle Valli del Natisone, i bagni nella foresta per star meglio
In Giappone la pratica del «Shinrin-yoku», il tradizionale «bagno nella foresta» è uno dei sistemi più diffusi ed elementari per fortificare il corpo: immersi nella natura, nei suoi profumi e rumori, si fa una camminata di ore che rinvigorisce l’organismo e libera la mente. I medici lo prescrivono come terapia a chi soffre di stress o altre malattie psicosomatiche. Cose da giapponesi? Non proprio. Lo scorso marzo, nelle Valli del Natisone (Friuli Venezia Giulia) è nata la prima stazione di «Terapia Forestale» in particolare votata alla cura delle vie respiratorie.
La foresta di Tarvisio
L’asma è una malattia che affligge 300 milioni di persone, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Diversi studi scientifici già pubblicati dal nostro gruppo di ricerca presso l’Ospedale Civile e Università di Udine, indicano come un soggiorno di 7 giorni (6 notti) nella Foresta di Tarvisio produce nei tre mesi successivi al soggiorno meno crisi d’asma e di minore intensità», dice Maurizio Droli, assegnista di ricerca dell’Università di Udine e coordinatore dell’associazione Malin-Mill che gestisce la Stazione di Terapia Forestale delle Valli del Natisone (www.spiaggiadiffusa.it). Questi benefici non vengono prodotti grazie alla «magia» della natura. Continua Droli:«La terapia forestale utilizza delle sostanze volatili organiche chiamate terpeni prodotte dagli alberi e che, si è scoperto nei primi anni 2000, hanno un forte potere antimicrobico». Ma le passeggiate di almeno 4 ore nei boschi promettono a tutti di abbassare il cortisolo (ormone dell’ansia), aumentare la vitalità e riequilibrare le funzioni ormonali. Anche in Piemonte, nell’Oasi Zegna, Marco Nieri, ecodesigner e bio-researcher, con Marco Mengagli, agronomo, hanno «costruito» passeggiate terapeutiche nelle faggete della Valsessera (da fare tra giugno e settembre). Si tratta di tre sentieri nell’Oasi di Trivero (BI), unici in Europa per ampiezza e caratteristiche, dove semplicemente camminando è possibile inalare profondamente i monoterpeni dei faggi, sostanze che stimolano attivamente il nostro sistema immunitario ( www.oasizegna.com). Agli effetti terapeutici del bagno nella foresta, i due specialisti hanno anche dedicato un libro La terapia segreta degli
alberi, uscito lo scorso maggio per Sperling&Kupfer. Con uno spirito diverso ma guidato dalla volontà di promuovere la natura come volano di un’economia verde, il Radicepura Garden Festival di Giarre in Sicilia, creato dalla famiglia di noti vivaisti locali, i Faro, con l’intento di valorizzare il territorio. Fino al 21 ottobre, in mostra giardini ispirati al Mediterraneo e realizzati da garden designer famosi, architetti emergenti (che hanno concorso in un contest dedicato) e artisti del paesaggio. (www.radicepurafestival.com)
La via di Sileno
Ci sono tanti modi di essere «verdi» e quello di respirare la natura è il più istintivo e facile. Ammesso di avere un faggeto a portata di weekend. Ma, se non è così, ci sono soluzioni alternative. Ovvero «respirare» una fragranza di nicchia, creata con materia prima naturale e per questo disponibile in quantità variabili quanto il clima, come quelle firmate dall’artista profumiere Sileno Cheloni di AquaFlor, Firenze. «Con il riaffermarsi della profumeria di nicchia, c’è un ritorno all’uso della materia prima naturale; in una molecola di sintesi non si può raggiungere quello che ti dà, per esempio, l’olio essenziale di rosa. Lì c’è un insieme di cose: nell’odore della rosa, che ottieni dall’olio naturale, è compreso anche quello della camomilla che le cresce accanto, ma anche della terra dove è coltivata, quella finezza di insieme dal punto di vista chimico non si può riprodurre, perché la natura e il clima inseriscono una serie di variabili incalcolabili». Il costo della profumeria artistica (tra i profumi rari del marchio Acquaflor alcuni, come Duende, raggiungono i 1800 euro) è dovuto proprio alle origini naturali dei suoi ingredienti: per fare un camion di rosa, serve un intero campo; per uno di Osmanto, ne servono addirittura dieci (e il prezzo è di 20 mila euro al kg). Non si investe in marketing e pubblicità, ma in ricerca. E così AquaFlor produce i Nobili, con materie prime naturali, sempre reperibili; i Preziosi, con materie prime presenti in quantità limitate; e i Rari che esistono finché è disponibile un certo ingrediente, o si trova. Cheloni fa viaggi che sembrano usciti da un libro di favole orientali: «Otto mesi fa sono stato in Oman e ho scoperto una rosa che non sapevo che esistesse». Anche chi usa materie prime pure, ha le sue grane nel riprodurre gli odori più naturali: «Il più difficile è il mare, perché è indefinibile, c’è la nota marina, ma anche la macchia mediterranea, il finocchio selvatico, e poi se c’è calore, gli odori cambiano. Non è un odore astratto, ma personale, che deriva anche dalle esperienze di ciascuno. C’è un riferimento al proprio vissuto, che ti fa stare bene e che ha un richiamo di positività».
I dilemmi dell’inglese
La soddisfazione di bisogni primari come immergersi nella natura e riconnettersi con se stessi, sembra essere — oltre al tema del momento — la molla che ha fatto virare anche il mondo della profumeria verso una svolta sostenibile. L’ultimo Pitti Fragranze (a Firenze, lo scorso settembre) era intitolato «Tributo a Madre Natura». Cresce il desiderio di fragranze naturali ed eco-sostenibili, cosmetici 100 % bio oppure sempre più votati a scoprire rigeneranti segreti dal mondo vegetale. Moltissimi i marchi anche Italiani che traendo materia o ispirazione dal territorio hanno lanciato fragranze dedicate alla Natura. Per quanto essere naturali e sostenibili per i profumi è difficile, come si impara pro-
prio a Pitti Fragranze. «Oggi una delle maggiori difficoltà nel realizzare un profumo naturale», dice l’inglese Thomas Heeley di Heeley Parfums, pioniere nella realizzazione di un profumo 100% naturale come Vétiver Veritas, nato nel 2014, «è soddisfare la promessa implicita che la fragranza contiene, ossia una certa longevità. Tradizionalmente, estratti animali come il muschio venivano usati come fissativi per ottenere profondità e persistenza di un profumo. Ora questi ingredienti sono stati sostituiti dai sintetici». Altro problema è l’alcol. «L’alcol che utilizzo in
Vétiver Veritas è ottenuto da grano organico. Viene denaturato utilizzando lavanda organica anziché Bitrex (benzoato di denatonio, una delle sostanze più amare al mondo), di sintesi, usato nella gran parte dei profumi». E qui un altro piccolo dilemma dei profumi naturali: l’alcol va per legge (per evitare che sia bevibile, ma anche tassabile) «denaturato». Lo si fa solitamente con una miscela di idrocarburi. Difficile quindi che il profumo sia davvero naturale come dichiara.
Case e pareti verdi
Ma se quello che si desidera è un profumo di natura vivente, un’altra soluzione è quella di non avere pareti ma alberi (o meglio piantine) nelle stanze della propria casa. L’azienda veneta Sundar Italia fa esattamente questo: giardini verticali, da far crescere in soggiorno, sul balcone, nell’ingresso per naturalizzare l’ambiente. I muri vegetali vengono realizzati con la tecnica francese su feltro, hanno un sistema di irrigazione autonomo e richiedono bassa manutenzione. Possono essere posti all’interno contribuendo al miglioramento dell’ambiente grazie alle naturali caratteristiche fonoassorbenti (un ufficio in open space ne trarrebbe gran giovamento). Posti all’esterno coibentano e proteggono gli edifici dall’eccessivo irraggiamento solare, assorbono gas-serra e sostanze tossiche (come non desiderare di averne uno dopo un’estate come la scorsa?). Se invece nel bosco volete proprio viverci, l’azienda giapponese Muji ha messo in vendita le sue «capanne» di legno di cedro da 9 mq da montare e smontare (costano 22 mila euro circa) in modo da poter essere piazzate in mezzo alla natura e renderla fruibile così giorno e notte. Purtroppo sono disponibili solo in Giappone. In effetti 9 mq sono un po’ pochi, giusto lo spazio per un bagno nella foresta. Se invece è proprio tutta la vostra casa che vorreste profumasse di natura (e la rispettasse per materiali, risparmio energetico e bioarchitettura), l’azienda friulana Biohaus, con sede a Tavagnacco (Udine), è una tra i leader nella progettazione di ville ecologiche dal sapore contemporaneo. Tutto è studiato per essere in armonia con la natura, senza rinunciare al design e alla tecnologia. Il concept B5.0, studiato per Biohaus dallo studio EA Project dell’ingegnere architetto Fabrizio Vismara, comprende moduli di 25mq che possono essere assemblati in orizzontale e verticale per creare, come con il Lego, la propria casa ideale, coinvolgendo i committenti nella progettazione.