Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bpvi, la procura: Zonin a processo Chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente e altri sei ex dirigenti dell’istituto di credito
Protesta il legale dell’ex dg: «Avvisata prima la stampa, così si alimenta il processo mediatico»
VICENZA Tracollo Bpvi, due mesi dopo la chiusura delle indagini la procura ha chiesto il processo per l’ex presidente Gianni Zonin e altri sei ex dirigenti dell’istituto di credito fra cui l’allora amministratore delegato Samuele Sorato. I pm contestano reati che vanno dall’aggiotaggio all’ostacolo alla vigilanza. Il legale dell’ex ad protesta.
VICENZA Crac Banca Popolare di Vicenza, la procura vuole vedere a processo i sette indagati e lo stesso istituto di credito in liquidazione coatta amministrativa. Per questo lunedì, a oltre due anni dall’avvio della maxinchiesta, i sostituti procuratori Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori hanno inoltrato al giudice per l’udienza preliminare la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex presidente Gianni Zonin, l’ex direttore generale Samuele Sorato, l’ex consigliere Giuseppe Zigliotto, i tre vicedirettori generali Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta e Paolo Marin, e il dirigente Massimiliano Pellegrini, oltre alla banca appunto.
È stato lo stesso procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri a darne notizia alla stampa in una nota, «ritenendolo opportuno, di fronte alle intense aspettative dell’opinione pubblica» ha scritto, specificando come i capi di imputazione – con le ipotesi di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto – siano rimasti quelli precisati a fine luglio, con la notifica agli indagati dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Accuse, quindi, tra le altre, di aver «avallato la prassi della concessione di finanziamenti finalizzati all’acquisto di azioni proprie», di aver «occultando con mezzi fraudolenti» a Bankitalia e Bce l’esistenza delle baciate (per 963 milioni) e delle lettere con la promessa di riacquisto. Ma questa è solo la prima tranche dell’inchiesta a detta della procura, che nei giorni scorsi ha sentito ancora degli indagati. Quattro di loro infatti, avuto accesso alla montagna di carte messe a disposizione dalla procura - un milione 165mila pagine, oltre ad altri file, al costo di circa 75mila euro – hanno chiesto di essere interrogati. O meglio reinterrogati. È il caso dell’ex presidente Zonin, al suo terzo interrogatorio, e dell’ex consigliere BpVi ed ex presidente di Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto, che in una prima occasione aveva fatto scena muta. A sfilare in procura anche l’ex vicedirettore generale Emanuele Giustini e il manager Andrea Piazzetta. Interrogatori questi – ha scritto il procuratore - «i cui esiti non hanno recato elementi decisivi per un proscioglimento». Di qui la richiesta di processo. Per tutti quelli già «avvisati» a fine luglio. Ma sapere dalla stampa che la procura ha esercitato l’azione penale ha stizzito Fabio Pinelli, avvocato di Sorato. «La procura così alimenta il processo mediatico che dovrebbe viceversa contrastare – il commento del legale padovano - , il principio di civiltà vuole che per primi gli imputati siano informati delle contestazioni a loro carico; la procura dovrebbe preoccuparsi di questo
La coppia Sotto Gabriele Sorato, a sinistra, ec direttore generale di Popolare di Vicenza; e Gianni Zonin, ex presidente. Oggi i due si rimpallano le responsabilità
prima di darne informazione alla stampa». Più pacato il commento degli avvocati di Zonin, Enrico Ambrosetti e Nerio Dioda: «Prendiamo atto della decisione della procura e a nome del nostro assistito esprimiamo la massima fiducia nel lavoro della magistratura e riconfermiamo l’assoluta disponibilità di Zonin a chiarire la propria posizione e a fornire una ricostruzione accurata dei fatti accaduti, ribadendo quanto già dichiarato in passato, in sede processuale».
E a proposito di processo, in tribunale a Vicenza si lavora già da mesi per riuscire a realizzarlo in loco, così da garantire la partecipazione di tutte le parti coinvolte. Anche ieri il presidente Alberto Rizzo era a Roma, al ministero, per illustrare le varie necessità legate al procedimento, a partire dal personale, già carente per le quotidiane attività. Quanto a strumenti e dispositivi sono già stati forniti dal ministero. Installati nell’aula centrale del piano interrato (quella solitamente del collegio) che come anticipa Rizzo verrà inaugurata a giorni, come aula multimediale. «Sono stati installati maxi schermi e altri più piccoli sul tavolo dei giudici, e la connessione con l’esterno è già attiva – spiega il presidente del tribunale – : con questo sistema sarà possibile collegarsi anche con altre aule o con locali al di fuori, in videoconferenza. Uno strumento flessibile che ci permetterà di gestire il processo con poche o con migliaia di parti civili».