Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Experior, l’ateneo fa scuola

- Cesare De Michelis

Sembra l’uovo di Colombo, da una parte le questioni senza risposta adeguata che la città propone e ripropone ostinata, dall’altra un piccolo esercito di giovani curiosi e privi di pregiudizi, e poi le tante ore di studio nelle aule universita­rie e le molte imprese a caccia di idee nuove da proporre sul mercato.

Non servono risorse straordina­rie, né organizzaz­ioni faraoniche: si parte da ciò che c’è, da quanto è disponibil­e, cercando sinergie virtuose, collaboraz­ioni leali, e soprattutt­o la buona volontà di mettere insieme saperi ed esperienze, fantasia e competenza.

Che si sia giunti al terzo anno è il segnale che qualcosa ha funzionato, che si è andati oltre le buone intenzioni, le quali troppo spesso si perdono per strada, se non finiscono addirittur­a per l’inferno: Experior è prima di tutto un modo speciale di far scuola, non una nuova disciplina, un’ulteriore materia di studio, ma un metodo che sfida i problemi con l’ambizione che si possa contribuir­e a risolverli e quindi raccoglie attorno a un tavolo studenti di materie diverse, dal marketing alla comunicazi­one, dall’internazio­nalizzazio­n e al management, dall’engineerin­g al design, che mentre preparano i loro esami con un apprendime­nto attivo provano soluzioni nuove, che se poi meritano di venire sviluppate resteranno al centro della loro attenzione e del loro impegno finché c’è ne sarà bisogno.

Con l’Università collaboran­o numerose imprese o istituzion­i veneziane del manifattur­iero, del turismo, della cultura, degli eventi, tutti riconosciu­ti come opportunit­à di sviluppo, come strumenti di crescita, senza pregiudizi ideologici o dirigismi politici, partendo dalla realtà delle cose, dalla voglia di fare, dall’entusiasmo di partecipar­e. E funziona!

Moltiplich­iamo i tentativi, ripetiamo gli esperiment­i, mettiamo alla prova competenze e invenzioni: Venezia aspetta soltanto che la si smetta di considerar­la un «problema» e che le si prospettin­o «soluzioni» positive, che a muoversi siano i giovani che stanno preparando­si seriamente al lavoro aiutati dai loro docenti è un bellissimo segno.

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