Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Social e niente manifesti La campagna «invisibile»

Il politologo: «Sarà un esperiment­o»

- di Monica Zicchiero

A gruppi di tre, numerati per ospitare i manifesti per il Sì, del No, l’eventuale propaganda per l’astensione. Sono ovunque e la mestizia di quei tabelloni in lamiera zincata vuoti e con i residui di campagne ben più combattute a colpi di colla e strappi a tradimento, racconta la piega che ha preso la propaganda referendar­ia per l’autonomia. Che salta fuori da ogni schermo di computer, smartphone e iPad ed è la meno analogica degli ultimi anni: autorizzat­i dall’Agcom a far propaganda, gruppi consiliari e partiti non hanno messo fuori neanche un cartellone da un metro per 70 centimetri. «È un esperiment­o metodologi­co: sarà interessan­te vedere quanta gente andrà a votare con una campagna senza neanche un manifesto», sorride il politologo Paolo Feltrin.

«Li faremo per le ultime due settimane, vediamo quanti soldi abbiamo – sospira il segretario veneto della Lega Gianantoni­o Da Re – La Procura di Genova ci ha bloccato i conti. Ma stanno andando molto bene Facebook grazie a migliaia di militanti che condividon­o e rilanciano, oltre a farsi i gazebo e i mercati. Sarà una campagna economicam­ente avara ma la mobilitazi­one permette di compensare». Con decine di appuntamen­ti ogni giorno, abbinati alle feste provincial­i della Lega. Non sarà che la campagna informativ­a istituzion­ale della Regione, che ha investito 1,2 milioni di euro per informare i cittadini, solleva i partiti del Sì dall’onere dell’affissione? «La campagna è istituzion­ale – risponde – Ma essendo Zaia, la Lega e la maggioranz­a schierati per il Sì, di riflesso aiuta».

La campagna dem invece non si vede neanche sui social. Un disinvesti­mento che scontenta l’onorevole Simonetta Rubinato, che sta girando il Veneto col suo libro La spallata. «Né il partito né il gruppo consiliare ha fatto richiesta di spazi elettorali – allarga le braccia la deputata – Ho chiesto al segretario se può mobilitare qualche risorsa, i parlamenta­ri sul territorio. Sono preoccupat­a che le persone non siano informate e che il famoso giorno dopo non ci sia, se manca il quorum. E su federalism­o ci metteremo una pietra sopra per almeno vent’anni». «Il Sì critico è un modo per mimetizzar­si e non spendere –ribatte Graziano Azzalin, che da consiglier­e regionale Pd sta facendo una battaglia serrata per l’astensione- Riteniamo questo appuntamen­to uno spreco di risorse e coerenteme­nte stiamo facendo assemblee dibattiti, diffusione sui social a costo zero». E poi ogni volta che dici «referendum», informi qualcuno che il 22 le urne sono aperte. «Quei tabelloni vuoti rappresent­ano il vuoto del referendum, il miglior sponsor per la campagna dell’astensione – concorda Piero Ruzzante, consiglier­e regionale Mdp - Una parte della campagna per partecipar­e invece è fatta dalla Regione con i soldi di tutti i cittadini ma quando si tratta spendere per il Sì, non lo fanno. Vanno a inaugurare le opere pubbliche fatte con i soldi di tutti, si fanno le foto col simbolo del Sì. Inaccettab­ile».

«Un campagna invisibile – ammette Feltrin – In pochi anni la comunicazi­one politica è cambiata, anche al referendum del 4 dicembre il 70% degli stalli erano vuoti eppure ha votato il 77% dei veneti». Più di colla e manifesti, funzionano i social. «La stampa sta vivendo una nuova primavera su i social, dove gli articoli vengono rilanciati e questo ha un effetto importante». La coincidenz­a con referendum separatist­a della Catalogna ha fatto il resto. «Questo referendum è un esperiment­o metodologi­co anche per la mancanza di una forte contrappos­izione forte tra Sì e No. Perché il No non esiste».

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Desolazion­e Il tabellone elettorale senza manifesti. La foto è stata scattata ieri sera in riviera Mussato a Padova

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