Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
CALZATURE DEL FUTURO
Domani su Corriere Imprese un focus sul Veneto dei grandi maestri artigiani che si confronta con le nuove tecnologie e cerca i punti in comune per mettere insieme il distretto del lusso (Riviera del Brenta) e dello sportsystem (Montebelluna)
Se è vero che il Veneto fa le scarpe al mondo – e lo si può ben dire, confortati dal dato sulle esportazioni di calzature, che valgono da sole 2,5 miliardi di euro -, bisogna riconoscere che il mondo è radicalmente cambiato e, del pari, non sono più le stesse le modalità e le tecnologie di produzione.
La maestria degli artigiani della Riviera del Brenta, capaci di creare modelli che hanno calzato piedi femminili celeberrimi, o le competenze della maestranze dello sportsystem trevigiano (oggi un po’ disperse rispetto gli anni d’oro, per dirla tutta) rimangono un capitale e un valore aggiunto straordinari e insostituibili per la scarpa «made in Veneto». Ma basta entrare nel laboratorio di fabbricazione digitale allestito proprio quest’anno al Politecnico della calzatura – la scuola quasi centenaria che, a Capriccio di Vigonza, ha formato praticamente tutti gli operatori del distretto – per comprendere che il futuro è già adesso: stampanti 3d, scanner e macchine per il taglio laser creano o riproducono modelli, prototipi, tacchi e suole, con enormi vantaggi per chi deve imparare (gli studenti iscritti ai corsi, i quali, una volta diplomati, possono vantare un tasso di occupazione del 90%) ma anche per chi produce. In 10 ore è possibile stampare un prototipo estetico, in una settimana di lavoro si può arrivare a confezionare un prototipo funzionale, cioè indossabile per camminare. Il risparmio di tempo e, manco a dirlo, di denaro, è generoso e palpabile.
I calzaturifici (solo nella Riviera del Brenta quelli attivi sono oltre 130, più 290 aziende di accessori, mentre nel Montebellunese siamo intorno ai 260) , che non sempre possiedono i macchinari adatti ai nuovi processi, ora possono portare al laboratorio il file della calzatura da creare, oppure un prototipo già abbozzato da riprodurre in scansione 3d, per modificarlo o stamparlo in uno specifico materiale.
E’ da qui – dai laboratori del Politecnico, dal centro di certificazione, dalla ricerca sui materiali innovativi – che può ripartire il calzaturiero del Veneto. Mettendo da parte, per una volta, le storiche barriere territoriali e le diversità di specializzazione.
Sul piano tecnologico, le cose che servono alla Riviera del Brenta sono utili anche allo sportsystem trevigiano e viceversa. Inoltre, i generi si contaminano e con essi anche le peculiarità dei due distretti: Caovilla, celebre marchio del lusso basato in Riviera, oggi produce anche sneaker, flat o espadrillas, perché «le scarpe da donna – spiega Edoardo Caovilla, che porta lo stesso nome del nonno fondatore – cambiano con la vita delle donne». Aggiunge Andrea Tomat, patron di Lotto e Stonefly (sportsystem): «Montebelluna e Riviera del Brenta sono due mondi che nella realtà dei mercati si sono avvicinati. Le scarpe sportive sono spesso eleganti e viceversa. Le conoscenze e le tecniche di fabbricazione tendono a essere sempre più vicine».
Sulle prospettive del calzaturiero veneto, attraverso un focus di approfondimento e le testimonianze dei protagonisti diretti, è incentrato il vasto primo piano del nuovo numero di Corriere Imprese, il mensile dedicato alle economie del Nordest che sarà in edicola domani all’interno del Corriere della Sera. Collegato all’ampia inchiesta del giornale, è in calendario per martedì pomeriggio alle 18, nelle sale dell’Orto botanico di Padova, un evento pubblico che si intitolerà per l’appunto «Il Veneto che fa le scarpe al mondo» (vedi articolo sopra).
Nell’inserto, che si apre con un editoriale a firma di Maria Luisa Frisa (direttore del corso di laurea in Design della moda allo Iuav di Venezia) sullo straordinario potere della scarpa, oggetto del desiderio capace di lanciare messaggi a chi lo ammira, accanto ai dati economici e agli approfondimenti sulla ricerca tecnologica ci saranno, oltre a quelle già citate di Tomat e Caovilla, le voci di Luigino e Roberto Rossi, Enrico Moretti Polegato (Diadora), Stefano Miotto (Ad del Politecnico) e Adrea Cipolloni, amministratore delegato di Pittarosso, marchio veneto che ormai è diventato una multinazionale del retail calzaturiero. Spazio anche al glamour, con il personaggio di Valeria Zanette, influencer e animatrice culturale trevigiana, che possiede una collezione privata costituita da oltre 500 modelli di scarpe (valore stimato, più di centomila euro), tutte catalogate in un archivio digitale, fotografate e custodite all’interno di una schoes-room personale.
Il Veneto, per altro, si distingue anche per alcune produzioni «di nicchia» che rappresentano degli autentici casi aziendali.Tra tutti spicca quello di Paoul, marchio che da mezzo secolo produce a Villatora di Saonara (Padova) scarpe e scarpette da ballo, per spettacoli o per cerimonie, che vanno in tutto il mondo e sono state indossate da artiste come Sandra Bullock, Pamela Anderson e Britney Spears, oltre che da un vasto popolo di appassionati delle danze di coppia. Nel segmento delle calzature da montagna, invece, Scarpa di Asolo ha appena lanciato la sua Ribelle tech od, progettata per salire dal fondovalle alle cime delle montagne senza mai dover cambiare le scarpe.