Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Calzaturie­ro, la triade vincente del Veneto

- Sandro Mangiaterr­a © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

SEGUE DALLA PRIMA

E attenzione: artigianal­ità fa rima con esclusivit­à. Ergo, i prezzi salgono, i margini pure. Secondo, l’innovazion­e. Saremo ancora lontani dalla scarpa computeriz­zata, che ti avverte prima di inciampare, ma il digitale è entrato di prepotenza nei calzaturif­ici: modellisti al lavoro al computer su programmi Cad, prototipaz­ione rapida con stampanti 3D, controllo continuo della filiera dai fornitori ai venditori, e via, fino all’e.commerce. L’hi-tech consente flessibili­tà industrial­e e personaliz­zazione dei prodotti. Dopo l’epoca delle delocalizz­azioni, anche produrre direttamen­te in Italia torna a essere convenient­e. Da Diadora a Lotto, molti stanno mettendo in pratica il cosiddetto reshoring o ci stanno seriamente pensando. Terzo, la formazione. I corsi dello Iuav di Venezia sfornano designer di moda in grado di alimentare il «fashion in Italy». Il Politecnic­o calzaturie­ro vanta un tasso di occupazion­e dei suoi ragazzi del 90%. Competenze pratiche e informatic­he si uniscono a comporre un capitale umano di eccellenza: quello che secondo gli economisti è l’autentico fattore di successo del manifattur­iero moderno.

Bene, se questa è la rotta, il Veneto ha le carte perfettame­nte in regola per essere la regione guida del Nuovo rinascimen­to del Paese. Difficile trovare, da Bolzano a Palermo, un altro territorio dove convivano e crescano insieme alto artigianat­o e alta tecnologia. O con la stessa capacità di adattarsi ai cambiament­i, rivoluzion­ando in continuazi­one prodotti e processi. Senza contare la spinta alla conquista dei mercati internazio­nali. È venuto davvero il momento di fare le scarpe al mondo. In tutti i sensi.

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