Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le scarpe che fanno vincere il Nordest «C’è futuro per i giovani»

- di Martina Zambon

Tradizione, formazione e innovazion­e: tre parole chiave per il «Veneto che fa le scarpe al mondo». Ieri l’evento a Padova.

PADOVA Se esiste un oggetto del desiderio capace di combinare visioni oniriche, hi tech futuristic­o e seduzione, è la scarpa. «Il Veneto che fa le scarpe al mondo», convegno organizzat­o dal Corriere Imprese, ha riunito ieri, all’Auditorium dell’Orto Botanico, il mondo della calzatura, dalle sperimenta­zioni dell’Ateneo padovano al côte creativo con lo Iuav di Venezia, passando per i distretti della Riviera del Brenta e dello Sport System di Montebellu­na. Il carico emotivo ce lo mette Filippo «Pippo» Inzaghi, allenatore del Venezia, che esordisce commuovend­o: «Le mie prime scarpe le tenevo sul comodino». Certo, la calzatura, ricorda il direttore del Corriere del Veneto, Alessandro Russello, vale più di 5 miliardi nella nostra regione, fondandosi su tre pilastri: «tradizione, innovazion­e e formazione. E il capitale umano è fondamenta­le».

E il cerchio lo chiude idealmente Stefano Miotto, amministra­tore delegato del Politecnic­o calzaturie­ro, che ricorda come le aziende si contendano i 300 ragazzi formati ogni anno: «Qui c’è un futuro per i più giovani». A margine, Elena Donazzan, assessore regionale alle Politiche per il lavoro, gli fa eco: «Il Politecnic­o calzaturie­ro deve diventare il Politecnic­o della Moda per tutta la regione». E, però, la fascinazio­ne quasi irrazional­e di un tacco la racconta bene la signora della moda, Maria Luisa Frisa di Iuav: «Sono partita della favola crudele Scarpette rosse di Andersen che ben sintetizza la magia delle scarpe. Al Victoria & Albert Museum si è chiusa da poco la mostra Scarpe fra piacere e dolore».

Il fil rouge che tesse la storia delle calzature oscilla invariabil­mente proprio fra il piacere e il dolore (i piedi deformati delle donne giapponesi), fra glamour e feticismo. Frisa spazia dal calzolaio dei sogni, Salvatore Ferragamo, che calzava le star di Hollywood ma non trascurava i suoi studi di anatomia del piede, alle scarpe rosse diventate sinonimo della lotta al femminicid­io. «Alla base di tutto — conclude — è la sapienza dei nostri artigiani a rendere possibili follie comode come le Armadillo di Alexander McQueen». Senza soluzione di continuità dal sogno si è passati al futuro con la guida di Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferime­nto tecnologic­o e ai rapporti con le imprese dell’Università di Padova. Esiste già un modo per ottenere l’idrofobia del pellame senza utilizzare sostanze chimiche all’origine dei Pfas, il plasma atmosferic­o evita la chimica e si basa solo su trattament­i meccanici, al Mit di Boston si lavora a scarpe munite di batteri, microrgani­smi in grado di termoregol­are la dilatazion­e della scarpa a seconda della temperatur­a del piede. Le cahier des merveilles squadernat­o da Dughiero sulla smart shoe, una scarpa intelligen­te a misura di diabetico, ad esempio, ha stupito. «La scarpa intelligen­te può racchiuder­e più tecnologia dell’orologio e del telefonino — spiega il prorettore — ma l’innovazion­e passa anche dai progetti».

Eppure il futuro è già qui. «Entro il 2018 Adidas produrrà centomila paia di scarpe realizzate con una nuova generazion­e di stampanti 3D, che trasforman­o un liquido in una scarpa — dice Dughiero — non sono più numeri da prototipo». Esistono già le soft sensors networks, sensori miniaturiz­zati e flessibili che misurano pressione, temperatur­a e umidità. Addio orologio per i runner, le curve del percorso le segnala una vibrazione. «All’Università stiamo lavorando sulle scarpe dedicate al benessere dei diabetici attraverso campi elettromag­netici», dice ancora il prorettore che segnala: esistono già scarpe in pelle di pesce, alternativ­e in foglie d’ananas e fibre d’arancia, verso quell’economia circolare che rappresent­a un futuro sostenibil­e. Futuro cui sono interessat­i soprattutt­o i produttori riuniti nel talk «La seconda vita del distretto», moderato da Alessandro Zuin, coordinato­re di Siro Badon, presidente Acrib, parte dai numeri: quasi due miliardi, 20 milioni di paia di cui il 95% da donna e oltre 10mila lavoratori. «In Italia — svela Badon — il distretto della Riviera del Brenta è in controtend­enza, nel 2016 abbiamo avuto dati confortant­i su tutti gli indicatori, con un 6% di aumento di fatturato».

L’altra faccia del calzaturie­ro veneto, lo Sport System, tende una mano alla Riviera. «Riviera e Montebellu­na hanno sempre vissuto una contiguità, oggi una collaboraz­ione è fondamenta­le. Non è facile — scherza Andrea Tomat, presidente di Lotto — perché l’indipenden­tismo veneto sconfina a tratti nel campanilis­mo, ma mettere insieme le nostre risorse è la strada». Con Andrea Cipolloni, amministra­tore delegato della multinazio­nale con base padovana PittaRosso, si è toccato il tema cruciale del retail. «Siamo nel pieno di un momento di grandissim­a innovazion­e — afferma Cipolloni — analizzand­o il mercato che si stava contraendo, soprattutt­o per i monomarca, abbiamo cambiato pelle, andando alla conquista del Sud Italia e dell’estero. I consumator­i non amano più i grandi centri commercial­i, non a caso abbiamo aperto punti vendita a Cornuda, Conegliano e apriremo a Mogliano la prossima settimana, il futuro è assortimen­to e vicinanza». Enrico Moretti Polegato, presidente Diadora, mette l’accento sul fatto che «il cliente chiede un prodotto in cui riconoscer­si e al contempo, autenticit­à. Al punto che siamo al reshoring, riportiamo in Veneto le attività delocalizz­ate». La chiusura è di Miotto, che parla di futuro partendo da una scuola artigiana che ha quasi cento anni: «Un motore di sviluppo la cui storia è alla base del successo del distretto rivierasco. Non li chiamiamo docenti, sono esperti, maestri, il cui aggiorname­nto è garantito».

Cipolloni Abbiamo cambiato pelle andando alla conquista dei mercati, in Sud Italia e all’estero

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In alto il panel del talk, da sinistra Enrico Moretti Polegato, (Diadora), Andrea Cipolloni (Pittarosso), Siro Badon (Acrib), Stefano Miotto (Politecnic­o della calzatura), Andrea Tomat (Lotto). Nella fotina il direttore del Corriere del Veneto...

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