Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Morì per aver rifiutato la chemio, il pm: processate i genitori

Padova, ma il giudice vuole sentire il tutore: il nodo della maturità di Eleonora

- di Nicola Munaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Quanto hanno influito i genitori di Eleonora Bottaro, la padovana di 18 anni morta dopo aver rifiutato la chemio, e quanto lei era matura? Il pm ha chiesto il processo contestand­o proprio ai genitori le accuse di omicidio colposo. Il giudice ha rinviato l’udienza chiamando in causa l’allora tutore legale di Eleonora.

PADOVA

Quanto era matura Eleonora Bottaro, 18 anni di Bagnoli, nella Bassa Padovana, per rifiutare la chemiotera­pia e prendersi il rischio, poi diventato cruda realtà, di morire appena maggiorenn­e il 29 agosto 2016, sconfitta da una leucemia linfoblast­ica acuta? O quanto hanno influito nella sua scelta i genitori Lino Bottaro e Rita Benini, per i quali ieri mattina il procurator­e aggiunto di Padova, Valeria Sanzari, ha chiesto il processo contestand­o loro le accuse di omicidio colposo, aggravato dalla previsione dell’evento? E cioè che Eleonora curandosi con rimedi «sostanzial­mente riconducib­ili alla nuova medicina germanica di Hamer», si legge nel capo d’imputazion­e, sarebbe morta? A questa domanda — ovvero se la ragazza abbia scelto da persona libera o pressata da convinzion­i altrui — deve rispondere il giudice dell’udienza preliminar­e Mariella Fino, prima di accogliere o meno la richiesta della Procura di processare madre e padre di Eleonora.

Perciò il gup ha rinviato l’udienza di ieri al primo dicembre, chiamando però in causa il professor Paolo Benciolini, tutore legale di Eleonora negli ultimi mesi di vita. Starà a lui riferire al giudice la posizione della giovane in merito al rifiuto della chemiotera­pia. Secondo l’accusa le colpe sono lampanti: i genitori avrebbero osteggiato qualsiasi forma di intervento medico, prospettan­dole «una falsa rappresent­azione della realtà» e generando in lei la convinzion­e che la chemiotera­pia non solo fosse inutile ma anche nociva. Il calvario della diciottenn­e era iniziato a Natale 2015: febbri e debolezze che il 12 febbraio 2016 avevano preso il nome di leucemia linfoblast­ica acuta. Di fronte a quell’esito, i medici dell’ospedale di Schiavonia e di Oncoematol­ogia pediatrica di Padova le avevano proposto la chemiotera­pia, rifiutata dalla ragazza, quasi maggiorenn­e.

Un rifiuto opposto pure ai medici dell’ospedale svizzero di Bellinzona e motivato in un memoriale di 20 pagine scritte a mano. Su quel documento ora si gioca il destino giudiziari­o dei genitori. «Il giudice ha accolto le nostre contestazi­oni, dato che vuole sentire il professor Benciolini che, nel profilo psicologic­o da lui redatto, aveva

 La difesa Fu tolta la patria potestà ai genitori, la giovane decise da sè

descritto Eleonora come una ragazza matura e consapevol­e — dice Roberto Mastalia, l’avvocato dei Bottaro —. Stiamo parlando di una ragazza che ha maturato da sola la decisione di non sottoporsi alla chemio. Anche il giudice del Tribunale dei Minori, dopo averla incontrata, aveva riconosciu­to il suo livello di maturità. Inoltre dal 27 febbraio 2016 ai genitori era stata tolta la patria potestà, eppure nessuno dei tutori ha fatto qualcosa per sottoporla alle cure».

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Eleonora Bottaro La ragazza cominciò a stare male a Natale del 2015 e il 12 febbraio 2016 le fu diagnostic­ata la leucemia, che sei mesi dopo la uccise,, a 18 anni. La giovane rifiutò la chemiotera­pia

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