Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il caso sollevato dal Corriere del Veneto e la difesa dell’ex forzista: «Io, solo uno spettatore»
Il caso «Ca’ della Robinia» scoppia il 18 aprile del 2015, quando il Corriere del Veneto scopre che là dove 5 anni prima sarebbe dovuta sorgere una fattoria sociale dedicata ai disabili, a Nervesa della Battaglia, nel Trevigiano, grazie ad un finanziamento a fondo perduto della Regione da 3,4 milioni di euro, è nata in realtà una birreria della catena «Gallileo» che nulla ha a che vedere con la disabilità e l’aiuto alle famiglie. Il titolare del locale racconta di non sapere nulla del progetto originario e di aver semplicemente affittato gli spazi, che un tempo ospitavano la discoteca «Disco Place», dalla cooperativa che aveva beneficiato del contributo regionale, «Ca’ della Robinia» per l’appunto, nata solo due mesi prima che Palazzo Balbi emanasse il bando da 50 milioni voluto dall’allora assessore al Sociale, ora eurodeputato, Remo Sernagiotto. Che subito si è difeso: «Di quel progetto non ne so nulla, mi dicono manchino delle autorizzazioni comunali (per facilitare l’apertura della fattoria, infatti, il Comune aveva approvato una scheda urbanistica ad hoc per l’area, ndr.) ma se sono state commesse delle sciocchezze, ritirino i fondi». Giorno dopo giorno si apprendono nuovi particolari, come il fatto che la fattoria-birreria è ipotecata dalla Regione, così che in caso di fallimento l’ente si ritroverebbe senza i soldi e con un immobile in più da inserire nella lista alla voce «inutile» e sulla vicenda decidono di indagare sia la procura di Treviso che la Corte dei conti, insieme alla Finanza. La presidente della coop, Bruna Milanese, inizialmente non si trova e parla solo con Sernagiotto, che riferisce: «È spaventata, accusa il Comune». Due giorni dopo, però, Milanese accetta di rilasciare un’intervista al Corriere del Veneto, in cui punta il dito proprio contro l’ex assessore: «Sono stata una pedina, mi sono fidata. Fu Sernagiotto a dirmi di creare la coop e di partecipare al bando e fu lui, insieme all’ex dirigente del Sociale della Regione Mario Modolo a suggerirmi di acquistare l’ex Disco Palace, pagata 2,2 milioni di euro alla G&O Immobiliare di Giancarlo Baldissin». Questa intervista segna una svolta nella vicenda: perché per la prima volta chiama in causa direttamente Sernagiotto e Modolo e perché fa comparire sulla scena Baldissin che, si scoprirà da alcune visure camerali, è stato presidente della stessa coop Ca’ della Robinia, dalla vendita dell’ex Disco Palace ha beneficiato di una plusvalenza di un milione di euro ma soprattutto era socio di Sernagiotto e Modolo in «Airone blu», un’immobiliare nata per acquistare e gestire una country house sul Montello. «Di questa storia sono solo spettatore» si è sempre difeso lui. Ma due anni dopo c’è anche il suo nome accanto a quelli di Sernagiotto, Modolo e Milanese tra gli indagati dalla procura di Treviso.