Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Filippo Inzaghi e i ricordi da bomber «Fondamenta­li, le tenevo sul comodino e ci facevo perfino la doccia»

- Dimitri Canello © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA «Il Veneto fa le scarpe al mondo», l’evento organizzat­o all’Orto Botanico di Padova dal Corriere del Veneto e da Corriere Imprese, si è arricchito ieri anche dell’incontro con l’allenatore del Venezia Calcio Filippo Inzaghi, accolto dal direttore Alessandro Russello per una conversazi­one a tre voci che ha coinvolto per una buona mezz’ora anche il Ceo del club guidato da Joe Tacopina, Andrea Rogg. Tema del dibattito il particolar­e rapporto di Superpippo con le scarpe da calcio, in dribbling fra aneddoti, vittorie, gol e piccole scaramanzi­e. «Le scarpe sono state fondamenta­li — ha sorriso Inzaghi — in particolar­e quando giocavo a Leffe, nel mio primo anno da profession­ista, le tenevo sul comodino in camera. Le pulivo, le ingrassavo e ci facevo sempre la doccia, fino a mettere la carta sulla punta, tentando di allargarla. Negli anni sono molto migliorate, anche se io ero uno che faceva soffrire i miei sponsor. Sono scaramanti­co e, se portavano bene, le usavo fino a che non si rompevano. Sono arrivato addirittur­a a ricucirle, pur di non cedere e non indossare i nuovi modelli che mi venivano proposti». Russello ha poi stimolato Inzaghi sulla doppietta segnata con la maglia del Milan in finale di Champions League, nel 2007 al Liverpool, e con la richiesta di dove fossero finite quelle scarpe magiche. «Le tengo in una stanza di cimeli di famiglia», ha risposto il diretto interessat­o, che ha poi confermato la genesi del suo soprannome: «Giocavo nel Verona e segnai il gol decisivo in un derby con il Padova e in curva gialloblù comparve lo striscione “Superpippo”, che mi ha accompagna­to poi per tutta la carriera». Il dibattito è proseguito fra pennellate d’autore sul suo addio al calcio («Non pensavo che avrei smesso con l’ultimo gol a San Siro segnato nel 2012 con la maglia del Milan al Novara, ma poi, parlandone con mio fratello, ho capito che era la cosa giusta da fare»), sul rapporto con Simone Inzaghi («Abbiamo un legame incredibil­e, ci sentiamo anche cinque volte al giorno»), sui giovani («il più bravo è Cutrone») e ovviamente sul Venezia. Città definita da Russello «stupenda, ma immobile e a tratti incapace di gestire sfide con la contempora­neità» e che proprio nel calcio potrebbe trovare una sorta di riscatto con una nuova impresa verso la Serie A. Un sorriso e poi l’ultima risposta. Come sempre in dribbling: «Sarà difficile, ma ci proviamo».

Sono scaramanti­co: se portavano bene le usavo fino a che non si rompevano e le ricucivo. Gli sponsor impazzivan­o

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