Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lovato Gas, il sindaco «convoca» il ministro Variati cerca l’aiuto di Poletti, domani in città. Dibattito in consiglio comunale
VICENZA Il caso Lovato Gas sul tavolo del ministero dello Sviluppo Economico (Mise). Ieri una delegazione della Fiom Cgil e del sindacato interno della fabbrica di Vicenza, dove sono a rischio 110 posti di lavoro, ha incontrato a Roma il sottosegretario Ivan Scalfarotto e i dirigenti ministeriali, assieme al deputato del Pd Filippo Crimì.
Nello stabilimento di strada Casale, storica realtà vicentina che esiste da più di 60 anni, si producono componenti per impianti a gas per auto. La proprietà, il gruppo emiliano Landi, ha annunciato lo «stop» della produzione: rimarranno solo commerciale e ricerca, una quindicina di dipendenti. «Quello a Roma è stato un incontro costruttivo – osserva Morgan Prebianca, Fiom – il ministero ci ha confermato la grande attenzione sulla questione Lovato e sul gruppo Landi, il Mise si è reso disponibile ad organizzare un tavolo di confronto con la proprietà. Ora attendiamo la Regione, perché venga organizzato un incontro a Venezia».
Ieri pomeriggio, mentre era in corso il faccia a faccia nella capitale, il tema è stato affrontato anche dal consiglio comunale di Vicenza. In sala Bernarda la situazione dell’azienda è stata affrontata grazie ad un ordine del giorno presentato dal consigliere di maggioranza Ennio Tosetto. Il testo, approvato dall’aula, chiede alle istituzioni di «difendere la realtà produttiva vicentina e la dignità dei lavoratori». In quest’ottica, il primo cittadino Achille Variati ha annunciato «a breve» un incontro con la proprietà e la dirigenza dell’azienda, oltre che con il sindaco di Reggio Emilia, sede del gruppo Landi.
«Intendo parlarne anche con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti – ha precisato Variati - in occasione della sua visita a Vicenza, domani, per l’assemblea annuale dell’Anci. Mi adopererò perché i lavoratori non sono “usa e getta”, ma sono consapevole che è una situazione complessa, soprattutto perché c’è un piano industriale e un’operazione di ristrutturazione del debito».