Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
LA SFIDA DEL VENETO CHE «VOLA»
In Veneto, con un balzo del 6,1% nel primo semestre, l’export è la chiave che ha aperto la porta alla crescita del PIL (+2%, come non accadeva dal 2010). Una chiave con tre nomi: manifattura, startup e prosecco. Dischiuso l’ingresso, l’economia ha sfruttato la corrente d’aria in ascesa del 4% nel 2017 (3.9% previsto per il 2018) del commercio internazionale. Procedendo più velocemente del PIL a livello globale, si spera che gli scambi mondiali di beni e servizi non riprendano l’accento debole che li contraddistinse durante la Grande Contrazione tra il 2008 e il 2014. La speranza è nutrita dall’iniziativa cinese «Belt and Road», la nuova Via della Seta che mira a unire l’Eurasia attraverso infrastrutture e investimenti. Vi contribuisce anche l’incessante progresso della connettività internazionale, con flussi globali di dati in continuo aumento. Eppure, sarebbe un errore credere che dall’alto dei 25 miliardi di export il Veneto stia vivendo nel migliore dei mondi possibili. Affinché la pretesa del Candido di Voltaire sia soddisfatta almeno in parte, c’è da impegnarsi nell’economia digitale per far lievitare il numero delle aziende esportatrici di taglia piccola e media che sposano il commercio online attraverso piattaforme come Alibaba, Amazon, eBay, Flipkart e Rakuten. Il 12% del commercio mondiale di beni intermediato digitalmente è già un dato di ieri, superato. Alle piccole dimensioni aziendali, i mercati online sempre più offrono vantaggi non trascurabili per le attività transfrontaliere.
Il da farsi è ancora più appassionante e sfidante. La globalizzazione ha suscitato diffidenze e timori. La sindrome dell’idraulico polacco emigrato in Occidente che toglie posti di lavoro ai locali non si è arrestata alle frontiere britanniche. Un mondo di emozioni che esprimono sospetti e paure fa arretrare i commerci. Il terreno della deglobalizzazione è popolato dal serpente velenoso il cui impulso vitale lo porta ad agire secondo il principio «io vinco, tu perdi». Tanti i concorrenti che finiscono inghiottiti dalle sue fauci. Diversamente, il campo della globalizzazione è disseminato di opportunità che favoriscono il gioco della «coopetizione» in cui convivono cooperazione e concorrenza, assicurando la vittoria a tutti i partecipanti. Non possiamo andare avanti insieme se le nostre menti nutrono sospetti, cantava Elvis Presley. Per il nostro export che prolifichi in una comunità internazionale protesa verso il migliore dei mondi possibili, c’è bisogno di un mondo di emozioni che scaccino le riserve mentali, anticamera della paura che porta alla sconfitta.