Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

I medici triplicano le giornate di sciopero

Braccio di ferro con la Regione, triplicati da 26 a 81 i giorni di protesta. Coletto li convoca

- di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Lo avevano annunciato dopo la bocciatura della mozione presentata il 3 ottobre dal Pd in Consiglio regionale per impegnare la giunta Zaia ad accogliere le richieste della categoria e sono stati di parola. I medici di famiglia triplicano le giornate dello sciopero indetto lo scorso 19 settembre, passando da 26 a 81, spalmate dunque non più fino a maggio ma fino a dicembre 2018. E non è tutto: va in archivio l’esordio «soft» con il blocco della ricetta telematica e scatta, dai prossimi 8 e 9 novembre, la chiusura degli ambulatori per quattro giorni a settimana. «Dalla prima fase, denominata struchemo el botòn, passiamo alla seconda, saremo el portòn — spiega Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg, in prima linea con Snami, Smi e Intesa sindacale —. Accogliere­mo i pazienti solo il lunedì, per il resto della settimana dovranno andare al Pronto soccorso, noi garantirem­o le prestazion­i previste dalla legge in caso di mobilitazi­one, cioè l’assistenza domiciliar­e e le cure urgenti a malati cronici e terminali. D’altronde le Usl, diffidando­ci dal blocco delle ricette telematich­e con la minaccia di sanzioni e addirittur­a della risoluzion­e della convenzion­e, non ci hanno lasciato alternativ­e».

Il perno della contestazi­one, la più clamorosa che si ricordi, è la mancata applicazio­ne del Piano sociosanit­ario. Ovvero lo

stop alle Medicine di gruppo integrate, cioè gli ambulatori h12 o h24 (solo 55 su 86 attivati secondo i camici bianchi; 70 su 86 per la Regione), la parziale conversion­e dei 1212 letti ospedalier­i chiusi nel 2014 nei previsti 3038 territoria­li (ne mancano ancora 1263) all’interno di ospedali di comunità, Unità riabilitat­ive e hospice per malati terminali; la non erogazione delle cure palliative h24; il freno a mano tirato su Fascicolo sanitario e ricetta elettronic­i. «L’ospedale più grande del Veneto sono le case delle 40mila famiglia costrette a seguire pazienti cronici, non autosuffic­ienti o terminali che non trovano risposta sul territorio — precisa Crisarà —. Il carico dell’assistenza è interament­e sulle loro spalle e sulle nostre, che dobbiamo tamponare le enormi falle del sistema come le dimissioni ospedalier­e al venerdì sera, la carenza di infermieri e l’assenza di specialist­i nelle cure a domicilio, l’inesistenz­a di posti di sollievo per soggetti non più acuti ma non in grado di tornare a casa. Ora è prevista l’attivazion­e di 830 posti letto negli ospedali di comunità, che diventeran­no Lungodegen­ze con il medico presente solo un’ora al giorno. E dal 30esimo giorno i malati dovranno pagare il ricovero». L’assessore alla Sanità, Luca Coletto, ha convocato le quattro sigle il 24 ottobre, ma intanto la mobilitazi­one continua. «Andiamo all’incontro con la massima fiducia — chiude il segretario Fimmg — pronti a rivedere la protesta qualora le cose cambino. Ma non prima di veder attivato il Piano sociosanit­ario e riconosciu­ta la nostra dignità profession­ale».

Pieno riconoscim­ento al lavoro dei 3294 medici di famiglia del Veneto arriva dai pazienti (ogni dottore ne ha una media di 1297, che schizzano ad oltre 1500 per il 40% della categoria). Secondo un’indagine condotta dalla Cgia di Mestre, il 67% degli utenti è «soddisfatt­o» e il 25% «molto soddisfatt­o» del proprio dottore. L’80,6% ritiene positive le visite su appuntamen­to (da Coletto considerat­e invece inappropri­ate per le Medicine di gruppo integrate, che devono accogliere sempre i soggetti fragili, anziani e cronici), e l’81% definisce adeguati gli orari di riceviment­o(tra 20 e 29 ore a settimana, completate da 84 telefonate, 15 e-mail e 22 sms a medico, che lavora 48 ore a settimana). Quanto ai tempi d’attesa, il dossier rivela che il 32% segnala meno di 15 minuti, il 18% tra 15 e 30, il 29% più di un’ora e il 20% fra 30 e 60 minuti. Il 69% dei veneti testimonia infine la disponibil­ità del proprio dottore a effettuare le visite a domicilio, per una media di 13 a settimana.

Una precisazio­ne importante: allo sciopero non partecipan­o i pediatri di libera scelta, però solidali. «Sosteniamo l’impegnativ­a azione che i medici di famiglia sono stati costretti a intraprend­ere per arrivare a una migliore qualità delle cure ai cittadini — recita una nota ufficiale firmata da Franco Pisetta, coordinato­re regionale Fimp —. Riteniamo inaccettab­ile l’azione ostruzioni­stica e vessatoria di Regione e Usl nei confronti delle legittime azioni sindacali attuate e auspichiam­o un loro immediato ripensamen­to, anche in consideraz­ione del disagio che tale incomprens­ibile, totale, chiusura causa ai cittadini. Siamo pronti a condivider­e con i medici convenzion­ati eventuali azioni di sostegno».

Crisarà La serrata parte dai prossimi 8 e 9 novembre Solo cure urgenti

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy