Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il palazzo sul Canal Grande e quella compravend­ita milionaria che fa litigare

Carraro e Visentini, imprendito­ri in tribunale per la compravend­ita del Lanfranchi

- di Roberta Polese

VENEZIA È finita in procura la compravend­ita milionaria di un palazzo storico di Venezia. A contenders­elo la famiglia di Antonio Carraro, imprendito­re di Campodarse­go, e Giovanni Visentini, armatore di Rovigo. Avviata un’inchiesta per truffa e falso. Sequestri per milioni.

VENEZIA Anche i grandi imprendito­ri litigano tra di loro, specie quando di mezzo c’è un palazzo storico di Venezia che costa la bellezza di quattro milioni e mezzo di euro e a contenders­elo sono due famiglie tra le più facoltose della regione. Parliamo di palazzo Rampinelli Lanfranchi, dimora storica tutelata dalla Soprintend­enza archeologi­ca alle belle arti, al centro di una burrascosa compravend­ita tra la famiglia di Antonio Carraro, ramo trattori di Campodarse­go, e l’armatore polesano Giovanni Visentini. La trattativa è andata decisament­e male: è finita con una denuncia in procura, un’indagine aperta per truffa e falso a carico di tre esponenti della famiglia Carraro e un maxi sequestro, sempre a carico dei Carraro, per milioni di euro.

La vicenda ha inizio il 16 novembre dell’anno scorso. La famiglia Carraro mette in vendita il palazzo storico veneziano, che le appartiene. La cifra è di tutto rispetto: 4 milioni 650 mila euro. A condurre le trattative con Visentini è la figlia di Antonio Carraro e Luciana Franceschi, Barbara, che ha una procura speciale da parte della famiglia per trattare i beni dei genitori. Il percorso per arrivare alla firma della cessione è lungo e articolato: il bene storico ha il vincolo della Soprintend­enza che ha la prelazione alla vendita.

Lo Stato però cede il diritto, non compra. Via libera ai Visentini quindi? Sì ma con tutte le prudenze del caso. L’armatore rodigino infatti pretende che nell’atto sia messo nero su bianco che ci siano tutte le carte in regola, che ci sia l’abitabilit­à, che non ci siano vincoli o altri legacci burocratic­i che gli impediscan­o di farci i lavori che, sulla carta, ha già progettato con i suoi architetti. Barbara Carraro assicura che è tutto in regola. A inizio anno venditori e compratori firmano. Vengono stabilite tre tranche di pagamento: 460 mila euro subito, altri 4 milioni dopo qualche settimana e 200 mila al rogito. Tutto procede come stabilito, Visentini paga il pattuito, a fine febbraio il palazzo storico al civico 1176 del Sestiere San Polo è suo.

Il colpo di scena arriva a marzo con il primo sopralluog­o del suo architetto di fiducia che, piantina alla mano, si rende conto che c’è qualcosa che non va. La mansarda non è esattament­e come descritta nella pianta, ci sono alcune irregolari­tà, e soprattutt­o mancherebb­ero alcune importanti autorizzaz­ioni che consentire­bbero lo svolgiment­o dei lavori. Insomma il prestigios­o palazzo storico è una splendida scatola ma non c’è la possibilit­à di farci nulla. Visentini chiama subito Barbara Carraro la quale assicura che era in buona fede e che era tutto in ordine. Ma da una ricerca fatta dallo staff di Visentini emerge che in passato Barbara aveva richiesto al comune di Venezia un condono per dei lavori in alcune stanze, condono non concesso. Le pratiche risalgono al 1976, probabilme­nte i Carraro nemmeno ricordavan­o quelle carte e quella richiesta al Comune. Per Visentini invece questa è la prova che i Carraro sapevano che qualche vincolo c’era ancora e che gli hanno voluto vendere di proposito il palazzo tacendogli l’inghippo burocratic­o, per levarsi di torno il problema.

L’armatore parte in quarta, si affida all’avvocato Gian Piero Biancolell­a (ex legale di Calisto Tanzi) e depone una denuncia per truffa e falso alla procura della repubblica di Padova. L’esposto finisce sul tavolo prima del pubblico ministero Emma Ferrero e poi al Gip Cristina Cavaggion che ordina il sequestro per equivalent­e dei beni dei Carraro, eseguito dalla guardia di finanza di Padova, in attesa che si faccia chiarezza. Morale della favola: mezza dozzina di conti correnti sequestrat­i e la famiglia padovana viene indagata per truffa e falso. Parte da qui la richiesta di dissequest­ro al Riesame, che accoglie in parte la richiesta di Barbara Carraro e ne rifiuta un’altra parte. C’è poi il ricorso in Cassazione, al quale segue la rinuncia della parte, perché nel frattempo i Carraro, difesi dagli avvocati Bruno Barel e Niccolò Ghedini, pare abbiano trovato un accordo con i Visentini. A suon di inchieste e carte bollate la trattativa, quindi continua. Dalla guerra alla pace?

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(Foto Vision) Palazzo Rampinelli Lanfranchi Al centro, con tinta più chiara, l’edificio venduto dalla famiglia Carraro alla famiglia Visentini
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L’imprendito­re Antonio Carraro ha un’azienda di trattori
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L’armatore Giovani Visentini realizza navi ro-ro in Polesine

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