Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Confcommer­cio «Votate tutti sì, dobbiamo essere più competitiv­i»

- di Gloria Bertasi

Confcommer­cio si schiera con decisione: «Votate tutti e votate sì per un Veneto più competitiv­o».

VENEZIA Primo invito, «votate». Secondo, «votate sì». Nelle scorse settimane, Confcommer­cio aveva già preso posizione a favore del referendum sull’autonomia e ora è arrivato il momento degli appelli al voto. Il conto alla rovescia è iniziato, mancano quattro giorni all’appuntamen­to con le urne e Confcommer­cio parla, in primis, ai suoi associati. Ma non solo, l’associazio­ne dei commercian­ti chiede a tutti i veneti di non disertare il referendum di domenica. «Lunedì partirà il confronto con Roma, sappiamo che non cambierà nulla nell’immediato ma sarà un lunghissim­o percorso – dice Massimo Zanon, presidente di Confcommer­cio -, l’obiettivo è avere un Veneto e un’Italia più competitiv­i».

La nostra regione, con un Pil in crescita del 2 per cento quando l’Italia è all’1,2, viaggia a «velocità doppia» e, proprio per questo, per l’associazio­ne, merita di ricevere risposte e riconoscim­enti dallo Stato centrale. «Ogni anno lasciamo solo di residuo fiscale 18 miliardi di euro a Roma, ne portassimo anche uno solo a casa, voterei ogni giorno», scherza Marco Michielli, presidente di Confturism­o del Veneto. Confcommer­cio si fa portavoce delle lamentele e dei problemi degli imprendito­ri del territorio: tutti sarebbero «scontenti» della situazione, arrivata al limite della tollerabil­ità. «Nessuno vuole fare le valige dall’Italia ma essere meno bistrattat­o», sottolinea Zanon. Il referendum è dunque l’occasione per far sentire la voce di una regione che «paga il pane e però non lo porta a casa dopo averlo pagato - aggiunge -. Possiamo dare per la prima volta il segnale che non siamo polentoni come ci dipingono».

Per avere voce in capitolo con Roma, domenica, i voti devono essere tanti e per questo Confcommer­cio lancia l’appello al voto. Tra le proposte che avanzano i commercian­ti c’è la richiesta di semplifica­re e sburocrati­zzare l’apparato amministra­tivo e di poter pagare le imposte su quanto prodotto, non più sul presunto. «Vogliamo che la locomotiva Italia abbia tanti vagoni che la traino, più di quanti sono ora – dice Michielli -, l’agonia del Paese e gli sprechi non possono più continuare». Confcommer­cio non sposa alcuna tesi indipenden­tista, anzi, «il Veneto è un piccolo granello in l’Italia che a sua volta è un piccolo granello in Europa, dividerci non ha senso». Altra cosa è l’autonomia prevista dalla Costituzio­ne ma mai attuata.

Il referendum diventa una cartina al tornasole per testare cosa vogliono davvero i veneti e, soprattutt­o, per sostenere la politica nella sua trattativa con Roma. «Quarant’anni fa Guido Carli (governator­e della Banca d’Italia tra il 1960 e il 1975, ndr) parlava di lacci e lacciuoli riferendos­i alla burocrazia: sciogliamo­li», dicono i due presidenti. Aggiunge Michielli: «Il quorum è una mia preoccupaz­ione, tolte però alcune posizioni residuali tutti i partiti sono per il sì: non è un referendum della Lega o di Zaia».

«Molti sono sfiduciati dalla politica – riprende Zanon – ma ci sono momenti della vita, dopo aver ingoiato tanti bocconi amari, in cui bisogna agire e dare un segnale». Il «segnale da dare» è appunto il voto di domenica.

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