Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Ca’ della Robinia, Modolo non vigilò: la Regione come lo fece dirigente?»
VENEZIA Scandalo Ca’ Della Robinia, la Regione controllò il controllore? Lo chiede in un’interrogazione depositata ieri il capogruppo del Pd Stefano Fracasso a seguito degli ultimi sviluppi dell’inchiesta appena chiusa dalla Procura di Treviso con imputazioni di corruzione e truffa per nove imputati, tra i quali l’ex assessore al Sociale Remo Sernagiotto e l’ex dirigente ai Servizi Sociali Mario Modolo. Molto amici, Modolo e Sernagiotto, molte coop trevigiane assegnatarie del fondo di rotazione: Fracasso chiede di sapere se nel conferire l’incarico a Modolo di direttore la Regione abbia fatto tutte le verifiche sull’insussistenza di cause di inconferibilità o incompatibilità. «Parliamo di una triste pagina su cui la magistratura sta facendo chiarezza – premette Fracasso -. In attesa che la giustizia faccia il suo corso è però necessario capire come si sia potuto arrivare a questa situazione. Chiediamo al presidente Zaia di fare la massima chiarezza visto che questa imbarazzante vicenda nasce anche nei palazzi della Regione».
Oggi Modolo è nella direzione sociale dell’Asl Dolomiti, in servizio a Feltre e il direttore Adriano Rasi Caldogno ha aperto una verifica sulla sua posizione. Allora, da direttore dei servizi sociali della Regione, scrive il consigliere Pd nell’interrogazione «avrebbe dovuto vigilare sulla convenzione, sulla regolarità dei requisiti e delle autorizzazioni ma non lo avrebbe fatto, firmando invece i decreti e liquidando in due tranche il finanziamento: 2.702.573 mila euro nel giugno 2012, 393.438 nel novembre successivo, avviando arbitrariamente una procedura d’urgenza per erogare il denaro senza l’attestazione del verificatore». I soldi finirono sul conto di Ca’ della Robinia e partirono i lavori di ristrutturazione. «Ma l’ex discoteca non è mai diventata una fattoria sociale. La ristrutturazione, parziale, la trasformò invece in una birreria ceduta poi con affitto di ramo d’azienda al prezzo annuo di 30 mila euro, dove al posto dei formaggi prodotti dai disabili veniva servito galletto alla brace».