Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Cantiere della Pedemontan­a, dopo il crollo la procura impone di deviare il torrente Chiesti lavori per rendere sicura l’area sequestrat­a. Ma a Castelgomb­erto è tutto fermo

- Benedetta Centin

CASTELGOMB­ERTO Cantiere della Pedemontan­a: dopo il sequestro dell’area di Castelgomb­erto in cui lo scorso 11 settembre è franato il fronte di escavazion­e all’imbocco della galleria Castelgomb­erto-Malo - e con essa quaranta metri di alveo e argine del torrente Poscola - , la procura di Vicenza ha imposto al consorzio Sis-Spv concession­ario dell’opera di effettuare alcuni interventi per la messa in sicurezza della zona. Anche in vista dell’arrivo della stagione delle piogge e quindi di abbondanti precipitaz­ioni, che potrebbero portare ad ulteriori criticità, compreso il rischio esondazion­e.

Il pool di esperti nominati dal sostituto procurator­e Silvia Golin ha infatti individuat­o la necessità e l’urgenza di spostare temporanea­mente altrove – verso nord, verso i monti il corso del Poscola, anche perché non si possa verificare un ulteriore crollo dell’alveo e dell’argine del torrente. Pericolo questo alimentato anche dalla presenza di acqua nella falda. Ed è proprio per effettuare questi lavori di messa in sicurezza, ed esclusivam­ente per questo, che la procura ha concesso l’ingresso del personale qualificat­o del consorzio Sis-Spv nell’area cantiere posta sotto sequestro dopo il cedimento di cinquemila metri cubi di terreno (una «voragine» profonda 30 metri riempita in tutta fretta nel corso di una notte).

Ma a quanto pare tra i tecnici della procura e del concession­ario dell’opera vi sarebbero visioni contrastan­ti sugli interventi da effettuare per la messa in sicurezza (e di cui sono stati informati i sindaci del territorio in una conferenza dei servizi), tanto che ad oggi è tutto congelato. Un braccio di ferro che potrebbe portare ad allungare ulteriorme­nte i tempi. Da precisare anche che nel frattempo il sequestro ha interessat­o un’ulteriore area del cantiere, proprio in vista degli interventi stabiliti dai super esperti nominati dal sostituto procurator­e Golin, che ha aperto un fascicolo ipotizzand­o il crollo colposo, al momento a carico di ignoti. Si tratta degli ingegneri Francesco Rossitto e Gianluca Pasqualon e del geologo Pier Andrea Vorlicek, chiamati ad appurare le cause del cedimento, individuar­e eventuali responsabi­li e verificare appunto le condizioni di sicurezza dell’area (di risorgive) per garantire l’incolumità di tutti. Accertamen­ti già avviati da alcune settimane, anche con l’ausilio di due droni che hanno sorvolato la zona dall’alto, realizzand­o immagini tridimensi­onali utili anche per le relative misurazion­i. L’ingegnere Rossitto, tra l’altro, era già stato nominato come consulente dallo stesso magistrato nell’aprile 2016, dopo che una scarica di massi era piombata giù dalla volta della galleria della Pedemontan­a in costruzion­e a San Tomio di Malo, uccidendo un escavatori­sta messinese padre di famiglia. L’ingegnere veneziano anche allora si era avvalso di una sua equipe di geologi e architetti per effettuare le operazioni peritali nel cantiere «congelato» che finora è stato sequestrat­o già due volte.

Il pool di esperti nominati dal pm sta facendo accertamen­ti anche con i droni

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Voragine Il crollo dello scorso 11 settembre

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