Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pazienti dirottati nel privato: Favero patteggia

- N.M.

PADOVA Il professor Gian Antonio Favero ha patteggiat­o in appello un anno di carcere (pena sospesa) e 100mila euro di risarcimen­to all’ospedale di Padova per averne dirottato i pazienti nei suoi studi privati.

PADOVA Parlavano di lettura «parziale» e «insoddisfa­cente» i giudici della Corte di Cassazione nel rimandare in Appello l’assoluzion­e di Gian Antonio Favero, 65 anni, originario di Motta di Livenza (Treviso), ordinario di Implantolo­gia del Bo ed ex direttore della Clinica Odontoiatr­ica di Padova. Perché l’abuso d’ufficio c’era ed era testimonia­to dalle carte dell’indagine della procura di Padova. E con la Cassazione a fare da zavorra, nei giorni scorsi il professor Favero ha patteggiat­o in Appello un anno di carcere (pena sospesa) e si è visto condannare al risarcimen­to di 100 mila euro da versare sul conto dell’Azienda Ospedalier­a di Padova proprio per quei pazienti dirottati dalla sanità pubblica alle sue stesse cliniche private. Abuso d’ufficio che in primo grado gli era costata, in abbreviato, la condanna a 2 anni e 2 mesi ma che lo avevano visto assolto su tutta la linea in secondo grado. Un giudizio, quello dell’Appello di Venezia, impugnato dalla procura generale e accolto nel novembre 2016 dalla Cassazione. «La sentenza d’Appello — scrivevano i supremi giudici — ha proceduto erroneamen­te in merito alla pluralità di profili dell’abuso d’ufficio. Si tratta di sviamento dei pazienti che si rivolgevan­o alla Clinica Odontoiatr­ica dell’Università di Padova di cui Gian Antonio Favero era primario, che lui indirizzav­a nei suoi studi privati». Nel riaprire il processo rimandando accusa e difesa di fronte ai giudici di secondo grado, gli stessi davanti a cui il professor Favero — con quote in una serie di cliniche private di famiglia sparse per tutto il Veneto, da Cortina a Padova passando per Treviso — è sceso a patti nei giorni scorsi, la Cassazione parlava ancora di «conflitto d’interesse» e «di una incompatib­ilità medica svolta in Clinica Universita­ria e nei suoi studi privati». Secondo il pm Sergio Dini, Favero aveva dirottato «mediante pubblicità occulta inserita in programmi televisivi o riviste» alcuni pazienti dalla sanità pubblica ai propri ambulatori privati, con il miraggio di un risparmio economico sugli interventi odontoiatr­ici erogati e una migliore tempistica operativa. Era stato un servizio di Striscia La Notizia a puntare il dito nell’ottobre 2012 contro il regno del professor Favero, allo stesso tempo direttore della Clinica Odontoiatr­ica dell’Azienda Ospedalier­a di Padova e titolare di studi dentistici privati. E in quegli studi all’avanguardi­a, Favero aveva indirizzat­o i suoi pazienti «pubblici».

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Il re delle cliniche Gian Antonio Favero, 65 anni, dopo la condanna in primo grado e l’assoluzion­e in Appello ha patteggiat­o prima della Cassazione

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