Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lettera dal carcere: in cella da innocente
Appello dell’ottico vicentino condannato a Cuba: «Mi hanno dimenticato in cella»
VICENZA Un appello dal carcere di Padova dove è recluso dal 2014, una richiesta di aiuto, per tornare a parlare del suo caso, quello di «un innocente da 7 anni privato della libertà», di un «dimenticato in carcere». Grida giustizia la lettera che Luigi Sartorio, ottico di 51 anni, ha spedito dal carcere. Il vicentino era stato arrestato a Cuba per aver partecipato a festini a luci rosse con ragazzine e condannato a 20 anni di carcere. Ma lui si è sempre detto «innocente».
VICENZA Un appello dal carcere di Padova dove è recluso dal 17 aprile 2014, una richiesta di aiuto, per tornare a parlare del suo caso, quello di «un innocente da 7 anni privato della libertà», di un «dimenticato in carcere» come si descrive. E per fare «in modo che dopo quelle tre interrogazioni parlamentari arrivino finalmente delle risposte concrete per la mia assoluzione». Grida giustizia e parla con la voce della sofferenza, della disperazione, ma non della rassegnazione la lettera che Luigi Sartorio, ottico vicentino di 51 anni, manda dal Due Palazzi.
La sua vicenda ha riempito le pagine della cronaca degli ultimi 7 anni e aveva mobilitato anche il mondo politico, con interrogazioni parlamentari «che mettevano in risalto le irregolarità di Cuba», interpellanze al ministero degli Esteri, e in ultimo al Papa, per ottenere la grazia. Il vicentino era stato arrestato a Cuba con due connazionali il 2 luglio 2010. Accusato di corruzione di minore, di aver partecipato a festini a luci rosse con ragazzine: reato che gli è valso una condanna a 20 anni. «Un caso giudiziario inventato», «una condanna fabbricata dal regime militare cubano, Paese che si definisce repubblica», spiega Sartorio. Una pena, i 20 anni, confermata in secondo grado e già passata in giudicato a Cuba, quindi definitiva. Era stato invece assolto dall’omicidio di una baby prostituta, diversamente dal mantovano Angelo Malavasi e dal fiorentino Simone Pini, ancora in cella nell’isola. Un terzo, Daniele Fallani, «chiesto Cuba, il magistrato di Firenze non l’ha estradato – spiega l’ottico – ma le istituzioni italiane non hanno fatto niente per Sartorio. Siamo alla follia: dall’ipocrisia al classico scarica-barile all’italiana» le parole dell’ottico. Che racconta: «In questi anni ho lottato con tutte le mie forze e ho inviato 6 volte i miei avvocati al ministero degli Esteri, ma non hanno ottenuto risposte a parte questa: “sappiamo che Sartorio ha subito molte irregolarità, ma non possiamo cambiare gli accordi internazionali firmati con Cuba”» riporta nella lettera.
Lui, che ha sempre respinto con forza le accuse, non si arrende.Non si è arreso nemmeno alla metastasi cerebrale da melanoma che lo aveva ridotto in gravi condizioni e riportato in Italia, a Rebibbia, il 30 aprile 2013. È ancora convinto di poter dimostrare la sua innocenza – e cioè che all’epoca dei fatti contestati era in Veneto -, spera ancora di ottenere quanto meno i domiciliari (già negati dal tribunale). «Dopo il mio arrivo in patria sono stato completamente abbandonato dalle istituzioni italiane – la denuncia – anche se il console mi aveva detto che dopo 15-20 giorni sarei andato ai domiciliari. Sono convinto che allo Stato Italiano conviene lasciare Sartorio, un innocente, in prigione, anziché compromettere i complicati rapporti diplomatici con Cuba». A dire il vero l’ottico potrebbe essere già libero, ma – racconta - «mi è stata rigettata la possibilità di adeguare alla legge italiana la mia esagerata condanna, per la quale il nostro codice prevede al massimo tre anni». L’ennesima sconfitta, ma lui non molla e aspetta ancora giustizia.
Sartorio «Il mio è un caso giudiziario totalmente inventato»