Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Referendum, gli ultimi fuochi
Blitz antagonista alla manifestazione della Lega. Zaia: atto grave. L’appello del Patriarca
VENEZIA Alla vigilia del referendum, il governatore Luca Zaia ha chiuso ieri la campagna elettorale a Treviso, dopo un comizio a Belluno, dove a sua volta si vota per l’autonomia della provincia dal Veneto. Poche ore dell’arrivo nella Marca, blitz degli antagonisti, condannato dalla Lega, che ha tuonato: «Atto grave». L’appello del Patriarca.
VENEZIA Ultimi fuochi, ieri, della campagna per il referendum sull’autonomia che domani chiamerà al voto 4 milioni di veneti (perché il risultato sia valido dovrà votare il 50% più uno degli aventi diritto). Mentre il fronte astensionista si frastagliava in tante piccole iniziative sparse sul territorio, da Verona a Rovigo, il governatore Luca Zaia ha deciso di chiudere la campagna per il Sì nella sua Treviso, alla festa provinciale della Lega Nord (ad attenderlo c’erano pure giornalisti tedeschi e catalani), al termine di una lunga giornata che l’ha visto protagonista anche a Belluno: «La forza del popolo non ha eguali e io credo che qualcosa cambierà di sicuro, visto che hanno tentato in ogni modo di non farci votare» ha detto il governatore che poco prima, a Radio24, aveva provato a far leva sull’orgoglio venetista: «È l’ora del riscatto dei veneti. La gestione di questo Paese è stata centralista e assistenzialista e ha devastato i conti pubblici. Fanno paura i veneti che vanno al voto, sapete perché? Perché quei mezzadri veneti che per Roma hanno l’anello al naso, non ci stanno più con l’anello al naso».
Proprio a Treviso, prima che Zaia arrivasse, era andata in scena la protesta di una quindicina di giovani antagonisti dei centri sociali, che hanno fatto irruzione nella tensostruttura affiggendo volantini contro Matteo Salvini. Non vi sono stati danneggiamenti né sono state coinvolte persone, ma la reazione del presidente del consiglio Roberto Ciambetti è comunque veemente: «Si è trattato di un’inaccettabile aggressione squadrista, un’azione infame. C’è chi ha paura della partecipazione popolare ma noi non ci facciamo intimidire».
A sorpresa, alla vigilia del voto è intervenuto - nuovamente il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, con un chiaro invito a recarsi alle urne: «Consultazioni che si svolgono nel rispetto della Costituzione, in uno spirito autentico di comunione nazionale e cercando di evidenziare e valorizzare peculiarità, risorse e legittime esigenze di un territorio, possono aiutare a far crescere la spinta alla sussidiarietà e al bene comune dell’intera comunità, locale e nazionale, anche attraverso modalità più eque e più giuste. Autonomia non significa separazione. Può essere, semmai, uno stimolo e un aumento di responsabilità verso un’integrazione più forte e attenta alle caratteristiche di ogni contesto e di ciascuna realtà». Non ne è convinto il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, secondo cui anzi «questi ultimi minuti di campagna referendaria sono stati giocati mischiando ancora le carte sul tavolo, non discutendo di federalismo differenziato ma del residuo fiscale, il che è un bluff, propaganda maldestra. Anche perché se la partita fosse davvero questa, sostanzialmente ci si avvierebbe verso la secessione, una deriva catalana». Aperturista, invece, l’ex presidente della Camera Luciano Violante: « E’ giusto, una volta superato lo scoglio del referendum, che Veneto e Lombardia lavorino per
queste forme differenziate di federalismo ma vediamo l’esito della partecipazione. Se si pensa che in Catalogna tutti si dicevano per l’indipendenza, e poi ha votato solo il 40%...».
Nel dibattito serrato che ha anticipato il silenzio elettorale che si protrarrà fino alle 23 di domani (con le consuete violazioni sui social network c’è da credere) va registrato anche l’appoggio garantito a Zaia dal fronte sovranista della coppia Alemanno-Storace e dal Movimento Cinque Stelle, che con una nota unitaria della nomenklatura nazionale e regionale ha ripreso posizione per il Sì sconfessando il gruppo «ribelle» guidato dalla deputata Silvia Benedetti, mentre Salvini, polemizzando una volta di più con il ministero dell’Interno per il conto da 2 milioni recapitato in Regione («Un atto arrogante»), ha cercato di tranquillizzare tutti: «Non è la nostra Brexit, non vogliamo uscire da niente e da nessuno».
C’è infine la questione legata alle operazioni di scrutinio, che per questa tornata, come dispone la legge regionale, saranno di competenza di Palazzo Balbi e non del Viminale. Parliamo in particolare della fase che riguarda la trasmissione dei verbali di scrutinio dagli uffici di sezione all’Ufficio provinciale per il referendum (dove ci saranno tre magistrati). «Mi auguro che tutto avvenga regolarmente — chiosa il deputato Pd Alessandro Naccarato —. Ma chi controlla il passaggio dal seggio all’ufficio? La giunta è soggetto che è parte in causa. Mi pare che questo sia un punto debole della legge, è qualcosa di costruito male».
Naccarato (Pd) Ma chi controlla il trasferimento dei dati dai seggi? Spero che tutto sia fatto in modo regolare