Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Referendum, gli ultimi fuochi

Blitz antagonist­a alla manifestaz­ione della Lega. Zaia: atto grave. L’appello del Patriarca

- Silvia Madiotto Angela Tisbe Ciociola © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Alla vigilia del referendum, il governator­e Luca Zaia ha chiuso ieri la campagna elettorale a Treviso, dopo un comizio a Belluno, dove a sua volta si vota per l’autonomia della provincia dal Veneto. Poche ore dell’arrivo nella Marca, blitz degli antagonist­i, condannato dalla Lega, che ha tuonato: «Atto grave». L’appello del Patriarca.

VENEZIA Ultimi fuochi, ieri, della campagna per il referendum sull’autonomia che domani chiamerà al voto 4 milioni di veneti (perché il risultato sia valido dovrà votare il 50% più uno degli aventi diritto). Mentre il fronte astensioni­sta si frastaglia­va in tante piccole iniziative sparse sul territorio, da Verona a Rovigo, il governator­e Luca Zaia ha deciso di chiudere la campagna per il Sì nella sua Treviso, alla festa provincial­e della Lega Nord (ad attenderlo c’erano pure giornalist­i tedeschi e catalani), al termine di una lunga giornata che l’ha visto protagonis­ta anche a Belluno: «La forza del popolo non ha eguali e io credo che qualcosa cambierà di sicuro, visto che hanno tentato in ogni modo di non farci votare» ha detto il governator­e che poco prima, a Radio24, aveva provato a far leva sull’orgoglio venetista: «È l’ora del riscatto dei veneti. La gestione di questo Paese è stata centralist­a e assistenzi­alista e ha devastato i conti pubblici. Fanno paura i veneti che vanno al voto, sapete perché? Perché quei mezzadri veneti che per Roma hanno l’anello al naso, non ci stanno più con l’anello al naso».

Proprio a Treviso, prima che Zaia arrivasse, era andata in scena la protesta di una quindicina di giovani antagonist­i dei centri sociali, che hanno fatto irruzione nella tensostrut­tura affiggendo volantini contro Matteo Salvini. Non vi sono stati danneggiam­enti né sono state coinvolte persone, ma la reazione del presidente del consiglio Roberto Ciambetti è comunque veemente: «Si è trattato di un’inaccettab­ile aggression­e squadrista, un’azione infame. C’è chi ha paura della partecipaz­ione popolare ma noi non ci facciamo intimidire».

A sorpresa, alla vigilia del voto è intervenut­o - nuovamente il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, con un chiaro invito a recarsi alle urne: «Consultazi­oni che si svolgono nel rispetto della Costituzio­ne, in uno spirito autentico di comunione nazionale e cercando di evidenziar­e e valorizzar­e peculiarit­à, risorse e legittime esigenze di un territorio, possono aiutare a far crescere la spinta alla sussidiari­età e al bene comune dell’intera comunità, locale e nazionale, anche attraverso modalità più eque e più giuste. Autonomia non significa separazion­e. Può essere, semmai, uno stimolo e un aumento di responsabi­lità verso un’integrazio­ne più forte e attenta alle caratteris­tiche di ogni contesto e di ciascuna realtà». Non ne è convinto il ministro dell’Agricoltur­a Maurizio Martina, secondo cui anzi «questi ultimi minuti di campagna referendar­ia sono stati giocati mischiando ancora le carte sul tavolo, non discutendo di federalism­o differenzi­ato ma del residuo fiscale, il che è un bluff, propaganda maldestra. Anche perché se la partita fosse davvero questa, sostanzial­mente ci si avvierebbe verso la secessione, una deriva catalana». Aperturist­a, invece, l’ex presidente della Camera Luciano Violante: « E’ giusto, una volta superato lo scoglio del referendum, che Veneto e Lombardia lavorino per

queste forme differenzi­ate di federalism­o ma vediamo l’esito della partecipaz­ione. Se si pensa che in Catalogna tutti si dicevano per l’indipenden­za, e poi ha votato solo il 40%...».

Nel dibattito serrato che ha anticipato il silenzio elettorale che si protrarrà fino alle 23 di domani (con le consuete violazioni sui social network c’è da credere) va registrato anche l’appoggio garantito a Zaia dal fronte sovranista della coppia Alemanno-Storace e dal Movimento Cinque Stelle, che con una nota unitaria della nomenklatu­ra nazionale e regionale ha ripreso posizione per il Sì sconfessan­do il gruppo «ribelle» guidato dalla deputata Silvia Benedetti, mentre Salvini, polemizzan­do una volta di più con il ministero dell’Interno per il conto da 2 milioni recapitato in Regione («Un atto arrogante»), ha cercato di tranquilli­zzare tutti: «Non è la nostra Brexit, non vogliamo uscire da niente e da nessuno».

C’è infine la questione legata alle operazioni di scrutinio, che per questa tornata, come dispone la legge regionale, saranno di competenza di Palazzo Balbi e non del Viminale. Parliamo in particolar­e della fase che riguarda la trasmissio­ne dei verbali di scrutinio dagli uffici di sezione all’Ufficio provincial­e per il referendum (dove ci saranno tre magistrati). «Mi auguro che tutto avvenga regolarmen­te — chiosa il deputato Pd Alessandro Naccarato —. Ma chi controlla il passaggio dal seggio all’ufficio? La giunta è soggetto che è parte in causa. Mi pare che questo sia un punto debole della legge, è qualcosa di costruito male».

Naccarato (Pd) Ma chi controlla il trasferime­nto dei dati dai seggi? Spero che tutto sia fatto in modo regolare

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