Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Nomade (e ladra) al San Bortolo ora l’Usl chiede la retta ai Comuni
Causa civile per riavere i 31mila euro pagati dal San Bortolo all’Ipab
VICENZA Battaglia legale sul caso della nomade ricoverata all’ospedale San Bortolo, autrice di furti in corsia nel 2016 e spostata all’Ipab di Vicenza: l’Usl 8 pretende oltre 31mila euro di rimborso dai Comuni di Bolzano in Alto Adige, di Morbegno (Sondrio) e da altri due enti municipali. È la retta dell’ente assistenziale vicentino, che l’Usl ha dovuto pagare di tasca propria da febbraio 2016 ad aprile di quest’anno.
«Succede che Bolzano, l’ultimo municipio dove la signora ha risieduto l’ha cancellata dall’anagrafe. Ma così non si fa: la legge è chiara, i fondi per l’assistenza devono essere pagati dall’ultimo ente di residenza o dal Comune di nascita» osserva Lucio Turra, presidente dell’Ipab di Vicenza.
Loredana Maier, la 48enne rom al centro della vicenda, un anno fa aveva destato grande scalpore sulle cronache. La donna, ricoverata all’ospedale di Vicenza nel maggio 2015 per un’ischemia midollare, era stata operata e curata con successo nell’unità spinale del nosocomio vicentino. E poi, pur su una sedia a rotelle, aveva ricominciato l’attività per cui con altri sei nomadi del Vicentino anni fa era finita a processo, i furti: un giubbotto sparito di qua, una borsa derubata di là. Il tutto incurante delle videocamere di videosorveglianza in ospedale più di due mesi oltre il termine delle cure, a spese dell’Usl che, a fine febbraio, era riuscita ad organizzare il trasferimento all’Ipab. La retta, però, è ancora a carico dell’azienda sanitaria guidata dal dg Giovanni Pavesi che, qualche giorno fa, ha firmato una delibera con cui avvia la battaglia (legale) contro gli enti locali che hanno rifiutato ogni responsabilità. La conduzione della causa civile per «recuperare coattivamente» gli oneri di residenzialità pagati fino ad aprile è stata affidata dall’Usl all’avvocato Antonino De Silvestri.
Presto un’ulteriore causa potrebbe essere avviata dallo stesso Ipab Proti-Salvi-Trento: «Non lo escludo, come non escludo che noi stessi ci associamo alle richieste dell’Usl nei confronti dei Comuni dove la signora era residente» osserva Turra. L’azienda sanitaria tra l’altro nei mesi scorsi ha dato comunicazione ufficiale all’ente assistenziale di «non avere alcun titolo per sopportare ulteriormente i costi di residenzialità della signora».
Per ora comunque continuerà a risiedere all’Ipab: «E’ completamente sola e non possiamo certo metterla sulla strada» conclude il presidente del Proti-Salvi-Trento.