Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La questione fondamentale per il prossimo sindaco: far nascere la «Grande Vicenza»
Dieci anni dopo, Vicenza è diversa. Molto diversa. I dieci anni sono quelli dell’amministrazione Variati. La diversità riguarda i servizi, privati e pubblici, che avevano per centro Vicenza: la Popolare di Vicenza non c’è più; la Camera di Commercio aspetta solo di essere regionalizzata; la Fiera è passata ad un gruppo; ancora incerti i destini di Aim, che comunque non resterà sola.
Vicenza quindi è diversa. Molto diversa. Dieci anni fa poteva contare su una forte manifattura, ma spiccava come sede di servizi rilevanti sul piano provinciale e nazionale. Oggi rimane una forte manifattura. Se vogliamo, rimane la caserma Ederle, raddoppiata con la Dal Din. Rimane una sede universitaria. Ma di rilevante e distintivo sul piano provinciale, nazionale ed internazionale, cosa c’è?
È domanda, come ognuno ben sa, tutt’altro che oziosa. Non solo le imprese, ma anche noi comuni mortali abbiamo ormai orizzonti sempre più ampi. Ne va del commercio e del turismo. Ne va dell’immobiliare: la zona industriale è ormai più vuota che piena. Ne va delle imprese e del lavoro.
Un esempio: qualche giorno fa hanno laureato ad honorem un certo Marchionne, nel borgo di Rovereto, in provincia di Trento. Perché proprio lì e a quello lì? Lì hanno costruito il «polo della meccatronica» e pare sia rilevante a livello Nord d’Italia. (Non si dica che loro hanno i soldi: anche noi li avevamo, ma li abbiamo «bruciati»).
A Vicenza, a questo punto, è aperto un ulteriore problema: dove può arrivare oggi una città di 100.000 abitanti?
Parliamo di oggi, non di ieri. Parliamo di domani. Domande che i sindaci di Valdagno, Schio e Thiene, ma anche dell’area di Bassano si stanno ponendo. Sarà un’Unione di 170.000 abitanti, una nuova città di 160.000 abitanti? Per ora, sono solo pensieri. Ma almeno c’è un pensiero.
Un pensiero del tutto assente in quel di Vicenza. Il tema «la grande Vicenza» appartiene alla gioventù di Giorgio Sala e Mariano Galla, sindaci allora di Vicenza ed Arcugnano.
Nessuno dei sindaci che vennero dopo ne ha nemmeno e mai parlato. Ma c’era una banca che cresceva, una fiera d’oro, una Camera ricca e una municipalizzata generosa… Oggi, solo una cittadina con poco più di 100.000 abitanti.
Pare elementare che per fare tornare grande Vicenza si debba partire dalla «grande Vicenza». Da un nuovo, tutto da costruire, rapporto con i Comuni dell’hinterland. Una «cosa» da 240.000 abitanti; e non par poco.
La stessa stazione dell’Alta Velocità cos’è se non diventa un nodo regionale dei trasporti su ferro, in primo luogo nei collegamenti con Schio e Thiene, Bassano, Cittadella e Castelfranco, un bacino che vale 500.000 abitanti?
Pare, «la grande Vicenza», questione fondamentale. La proponiamo. Innanzitutto ai «primaristi» del Pd, i primi che scendono in campo. Ma riguarda anche gli altri schieramenti. E riguarda non solo la politica, ma anche la società.