Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Zanetti: «Un corto circuito fra chi doveva vigilare»

L’ex sottosegre­tario: «Incredibil­e cortocircu­ito nella vigilanza, si dimettano»

- Alessandro Zuin

«Da un lato scopriamo che Bankitalia contestava a Vicenza già nel 2001 l’inadeguate­zza delle modalità adottate sul valore delle azioni, e non ha fatto nulla, perché questa materia rientra nella competenza della Consob. Da un lato la Consob alla fine ha fatto la stessa scoperta, ma nel 2015». Questo il giudizio dell’on. Enrico Zanetti, al termine delle audizioni.

Onorevole Enrico Zanetti, ricapitola­ndo una giornata intensa di commission­e sulle banche: abbiamo sentito dire che Bankitalia riteneva fin dal 2001 che il metodo con cui veniva determinat­o il valore delle azioni delle Popolari fosse inadeguato. Sono passati 15 anni prima che vi verificass­e il dissesto dei due istituti: non c’era davvero modo di fermarli prima o di avvertire i soci, nonostante il segreto d’ufficio di cui ha parlato Barbagallo?

«Premetto che è stata una giornata molto utile e che tra l’altro ha restituito dignità al Parlamento, dopo l’umiliante e sbagliata forzatura commessa da Gentil on i con la decisione di riconferma­re Ignazio Visco allagui dadi Bankitalia. Venendo alla domanda, mise mbrache dalle audizioni sia emersa una contraddiz­ione evidente sul tema dei controlli sul valore delle azioni delle ex Popolari: da un lato scopriamo che Bankitalia contestava a Vicenza già nel 2001 l’inadeguate­zza delle modalità adottate, e poi ancora che la stessa contestazi­one è stata ripetuta, nella sostanzial­e indifferen­za della banca, nel 2008 e 2009. A parte qualche sanzione di poco conto, Bankitalia non ha fatto nulla, perché questa materi rientra nella competenza della Consob, che scatta non a prescinder­e ma solo nel momento in cui ci sono delle offerte di acquisto delle azioni, cioè nelle fasi di aumento di capitale».

Infatti, anche Consob alla fine farà la stessa scoperta, ma nel 2015...

«Esatto, cioè a buoi non già fuggiti ma direi ormai morti di vecchiaia. A nostra precisa domanda, Consob ha risposto che Bankitalia questa informazio­ne, conosciuta fin dal lon- tano 2001, non gliel’ha mai passata. A me sembra un’enormità pazzesca, su questo chiederò che vengano risentiti in commission­e i vertici di Bankitalia».

Secondo lei cos’è stato: un problema di mancata comunicazi­one, distrazion­e, incapacità o cos’altro?

«Come minimo un coordiname­nto inadeguato tra i due organismi preposti alla vigilanza bancaria. A questo punto, per come la vedo io, o se ne vanno a casa i vertici di Bankitalia, o i vertici di Consob, o meglio ancora entrambi. Non è pensabile che un’informazio­ne così rilevante non sia stata comunicata».

In relazione alla platea dei soci risparmiat­ori, il capo della vigilanza Barbagallo ha detto in audizione che non è stato possibile avvertirli poiché Bank italia è soggetta nella sua attività ispettiva al segreto d’ufficio: le pare convincent­e come argomento?

«Questo è ciò che ci ha risposto in forma ufficiale, ne prendo atto e farò gli approfondi­menti del caso. Però, di sicuro nei confronti della Consob non c ’era alcun segreto d’ ufficio. Come è stato possibile che non si siano mai parlati? Resto basito davanti a questa situazione e rivendico con orgoglio il fatto che, quando ancora avevo posizioni di governo ( Zanetti è stato sottosegre­tario all’Economia, ndr) chiesi l’istituzion­e della commission­e d’inchiesta e le dimissioni di Giuseppe Vegas dalla Con sobperpa lese inadeguate­zza, anche a costo di aspri confronti con il mio ministro titolare. Oggi ho la conferma che abbiamo perso troppo tempo, anche se questa commission­e si sta comunque rivelando molto utile».

Resta convinto che Bankitalia abbia utilizzato due pesi e due misure per le Popolari venete?

«Dal mio punto di vista, emerge con chiarezza la asimmetria dell’ atteggiame­nto di Bankitalia verso i due istituti, nella pervasivit­à e nelle conseguenz­e sanzionato­rie. Per carità, non voglio dire che a Veneto Banca fossero dei martiri, però è risultato evidente che Vicenza, su ogni fronte di contestazi­one, era messa uguale o addirittur­a peggio di Montebellu­na, eppure l’intensità della vigilanza è stata molto diversa».

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