Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
DEMOGRAFIA LO STILLICIDIO RALLENTA
Ci sono delle novità – alcune insospettabili, per così dire – che la demografia del Veneto presenta in questi primi sei mesi del 2017 (sui dati finora presentati dall’Istat). E che fanno un po’ da preconsuntivo per l’anno che sta volgendo al tramonto. La prima novità è che la popolazione continua a calare, ma con ritmi minori. Infatti lo stillicidio demografico rallenta: il Veneto l’anno scorso perdeva circa 1.100 abitanti al mese, oggi ne perdiamo meno di 700. La seconda novità è che anche il numero dei nati, pur sempre in diminuzione, rallenta la sua corsa all’ingiù. Nei primi sei mesi dell’anno sono nati, rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, circa 400 bambini in meno: «solo» un 2 per cento di calo quando lo scorso anno era stato del 7 per cento. Il dato rimane sempre critico, ma comunque si può notare – almeno questo – un mitigarsi della denatalità (ricordiamoci che i bambini nati in Veneto nel 2015 sono ben un quinto in meno di quelli nati nel 2008). La terza novità sta nel numero dei morti. Che cresce del 6 per cento. Ma questa non è una gran novità, anzi non lo è affatto, dato che – malgrado la longevità – il numero dei decessi in una società invecchiata è naturalmente maggiore. Piuttosto colpisce il dato di gennaio – più 27 per cento di morti – dovuto alla rigidità delle temperature, al virus influenzale ed alla insufficiente protezione vaccinale. Il fatto che ci siano momenti come l’inverno o le ondate canicolari in cui i più fragili come gli anziani sono particolarmente colpiti si chiama «effetto raccolto» ed evoca le immagini quattrocentesche della morte.
Raffigurata come uno scheletro con mantello nero che con la falce impietosamente recide vite umane a più non posso. Allora c’erano guerre e pestilenze, oggi una popolazione sempre più in là con gli anni e quindi oggettivamente debole dal punto di vista della salute. La quarta novità riguarda le migrazioni. Perché nei primi sei mesi di quest’anno il saldo migratorio è tornato a crescere (è positivo per nemmeno 4.600 unità, mentre lo scorso anno, nello stesso periodo, era addirittura negativo), segno che l’occupazione ritorna ad attrarre. Però sono numeri piccoli, nemmeno 800 persone al mese, mentre va anche pensato il fatto che lo scorso anno, di fronte a 16 mila nuovi residenti netti arrivati dall’estero, ben 12 mila sono stati i veneti che sono espatriati. E’ stato notato che la ripresa economica italiana è più contenuta degli altri paesi dell’area euro anche a causa della nostra demografia: riduzione degli abitanti, poche nascite, molti anziani, espatri ed immigrati in calo non stimolano certo i consumi e ciò che ne consegue. Tuttavia i dati del 2017 sembrano anche segnare, almeno in Veneto, un qualche alleggerimento della situazione demografica: c’è solo da sperare che prosegua con lena.