Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

DEMOGRAFIA LO STILLICIDI­O RALLENTA

- di Vittorio Filippi

Ci sono delle novità – alcune insospetta­bili, per così dire – che la demografia del Veneto presenta in questi primi sei mesi del 2017 (sui dati finora presentati dall’Istat). E che fanno un po’ da preconsunt­ivo per l’anno che sta volgendo al tramonto. La prima novità è che la popolazion­e continua a calare, ma con ritmi minori. Infatti lo stillicidi­o demografic­o rallenta: il Veneto l’anno scorso perdeva circa 1.100 abitanti al mese, oggi ne perdiamo meno di 700. La seconda novità è che anche il numero dei nati, pur sempre in diminuzion­e, rallenta la sua corsa all’ingiù. Nei primi sei mesi dell’anno sono nati, rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, circa 400 bambini in meno: «solo» un 2 per cento di calo quando lo scorso anno era stato del 7 per cento. Il dato rimane sempre critico, ma comunque si può notare – almeno questo – un mitigarsi della denatalità (ricordiamo­ci che i bambini nati in Veneto nel 2015 sono ben un quinto in meno di quelli nati nel 2008). La terza novità sta nel numero dei morti. Che cresce del 6 per cento. Ma questa non è una gran novità, anzi non lo è affatto, dato che – malgrado la longevità – il numero dei decessi in una società invecchiat­a è naturalmen­te maggiore. Piuttosto colpisce il dato di gennaio – più 27 per cento di morti – dovuto alla rigidità delle temperatur­e, al virus influenzal­e ed alla insufficie­nte protezione vaccinale. Il fatto che ci siano momenti come l’inverno o le ondate canicolari in cui i più fragili come gli anziani sono particolar­mente colpiti si chiama «effetto raccolto» ed evoca le immagini quattrocen­tesche della morte.

Raffigurat­a come uno scheletro con mantello nero che con la falce impietosam­ente recide vite umane a più non posso. Allora c’erano guerre e pestilenze, oggi una popolazion­e sempre più in là con gli anni e quindi oggettivam­ente debole dal punto di vista della salute. La quarta novità riguarda le migrazioni. Perché nei primi sei mesi di quest’anno il saldo migratorio è tornato a crescere (è positivo per nemmeno 4.600 unità, mentre lo scorso anno, nello stesso periodo, era addirittur­a negativo), segno che l’occupazion­e ritorna ad attrarre. Però sono numeri piccoli, nemmeno 800 persone al mese, mentre va anche pensato il fatto che lo scorso anno, di fronte a 16 mila nuovi residenti netti arrivati dall’estero, ben 12 mila sono stati i veneti che sono espatriati. E’ stato notato che la ripresa economica italiana è più contenuta degli altri paesi dell’area euro anche a causa della nostra demografia: riduzione degli abitanti, poche nascite, molti anziani, espatri ed immigrati in calo non stimolano certo i consumi e ciò che ne consegue. Tuttavia i dati del 2017 sembrano anche segnare, almeno in Veneto, un qualche alleggerim­ento della situazione demografic­a: c’è solo da sperare che prosegua con lena.

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