Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Baciate e valori gonfiati Così Via Nazionale scrisse di Veneto Banca
VENEZIA La relazione, che porta la dicitura «riservato», è datata 26 novembre 2013, protocollo 1091903/13. Mittente: la divisione rapporti con le autorità dell’area vigilanza di Banca d’Italia. Destinatario: Consob, piazza Martini 3 a Roma. Sono gli estremi della relazione con cui Via Nazionale informava l’authority per le società e la Borsa degli accertamenti ispettivi compiuti dal 15 aprile al 9 agosto in Veneto Banca. Dunque, se il tema sono le mancate comunicazioni tra le due autorità su Popolare Vicenza e Veneto Banca, tanto più incredibili visto il protocollo che da alcuni anni impone lo scambio di informazioni, verrebbe da dire che, almeno su Veneto Banca, l’informazione ci fu. Anche sui meccanismi di formazione del prezzo azioni.
La lettera di Bankitalia, che parte dopo che la relazione finale sull’ispezione è arrivata a inizio mese in banca, informa Consob del giudizio «in prevalenza sfavorevole», conseguente «alle carenze riscontrate nel governo e nella conduzione del gruppo, della scarsa efficacia dei controlli interni e del significativo degrado del portafoglio creditizio di cui l’intermediario ha tardato a prendere atto».
La vigilanza di Palazzo Koch, che precisa come la relazione sia andata anche alla Procura di Treviso, informa di come si siano trovate le«baciate», vale a dire «una quota significativa di finanziamenti concessi - in taluni casi dichiaratamente - per l’acquisto di azioni dell’intermediario», con l’effetto di «una eccessiva tolleranza della banca nella gestione degli affidamenti a soggetti titolari di quote rilevanti di azioni».
C’è poi la richiesta di «deliberare entro la data di approvazione del bilancio 2013, un’operazione di integrazione con altro intermediario di adeguato standing», con i membri del cda guidato da Flavio Trinca che non potranno farvi parte. E l’indicazione di vendere Bim e convertire i 350 milioni di un bond. C’è soprattutto che sul prezzo delle azioni Bankitalia informa Consob della «determinazione del valore in senso constantemente crescente», che ha condotto a valori di prezzo in rapporto al patrimonio di 1,43 «incoerente con il contesto economico attuale e con le negative performance del 2012».
Dunque nel caso di Montebelluna, Bankitalia informò dell’ispezione. Cosa di non poco rilievo, anche rispetto alle multe da 5,4 milioni di euro che Consob ha inflitto al cda guidato da Francesco Favotto, tre anni dopo aver approvato il prospetto dopo un periodo di valutazioni di 40 giorni dalla prima bozza, per non aver inserito nel documento che presentava al mercato l’aumento di capitale 2014 informazioni dettagliate sulla conferma di Vincenzo Consoli a direttore generale e sulle azioni finanziate presenti nel rapporto ispettivo, che Consob sostiene di aver conosciuto solo nel corso della propria ispezione 2015.
E tuttavia, di fronte all’informativa della Banca d’Italia, anche se il protocollo di scambio tra le due autorità non aveva funzionato, resta da capire come Consob non abbia potuto chiedere, di fronte alla necessità di autorizzare un prospetto, copia della relazione ispettiva di Bankitalia, se non in via Nazionale, almeno per le vie brevi in Veneto Banca.