Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Morta di malaria contagio escluso a Bibione
Primi esiti degli esami. Michielli: accuse ingiuste, resta l’amarezza
VENEZIA Non sarebbe stata infettata a Bibione ma in ospedale a Trento, Sofia Zago, la bimba di 4 anni morta di malaria. «Accusata ingiustamente la località di mare», dice Michielli, a capo di Confturismo.
VENEZIA Sembra giunto ad una svolta il triste caso di Sofia Zago, la bimba di 4 anni di Trento morta il 4 settembre scorso di malaria all’ospedale di Brescia dopo un passaggio al punto di primo soccorso di Bibione, dove aveva trascorso le vacanze con i genitori e il fratellino, tre giorni di ricovero — dal 13 al 16 agosto — a Portogruaro e altri sei — dal 16 al 21 — al «Santa Chiara» della sua città. I primi risultati delle analisi eseguite dall’Istituto superiore di Sanità (Iss)in parallelo a quelle compiute a Verona dai consulenti della Procura di Trento, che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, sembrerebbero indicare la pista del contagio all’interno del «Santa Chiara». Il ceppo del virus individuato nel sangue della bimba, figlia di un trevigiano, sarebbe infatti identico a quello riscontrato nelle due sorelline di 4 e 11 anni originarie del Burkina Faso colpite da malaria nel loro Paese e degenti nella Pediatria di Trento in contemporanea a Sofia. E poi guarite.
«Possiamo escludere che la malaria sia stata presa in un contesto esterno all’ospedale di Trento — conferma il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin —. E’ un conforto, perchè ciò significa che non ci sono in Italia zanzare vettori del virus. Da un certo punto di vista siamo tutti più sicuri. Avremo adesso il report finale dall’Istituto superiore di Sanità e poi le autorità competenti interverranno sull’ospedale di Trento nel modo più consono e appropriato». I tecnici dell’Iss rivelano che il materiale biologico delle sorelline africane era poco, e poi ne avevano solo i vetrini, quindi hanno potuto sequenziare il Dna del virus fino a un certo punto. Però di Sofia hanno ricevuto anche il sangue vivo, quindi l’analisi è stata più approfondita. Gli esami sono conclusi, ora stanno scrivendo la relazione da consegnare alla Lorenzin probabilmente mercoledì ma intanto, senza sbilanciarsi, affermano: «E’ molto improbabile, a quelle latitudini, un contagio tramite zanzara anofele».
L’attenzione si sposta dunque dall’ipotesi di un contagio a Bibione a quella dell’errore umano nella Pediatria di Trento. Benché il direttore generale dell’Asl, Paolo Bordon, assicuri che tutte le procedure sarebbero avvenute nel rispetto del protocollo, esclude l’opzione del riutilizzo di aghi da parte dei sanitari e la presenza di zanzare-vettore in reparto. Invita alla prudenza il procuratore di Trento, Marco Gallina: «Non mi pronuncio fino a quando non avrò ricevuto la relazione dai nostri consulenti (la dottoressa Federica Bortolotti dell’Istituto di Medicina legale di Verona e l’infettivologo Antonio Cazzadori, in forza all’Azienda ospedaliera scaligera, ndr), che hanno chiesto una proroga per la consegna, a causa di difficoltà tecniche». «Rimane la morte di una bambina per motivi non accettabili — è l’amaro commento di Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto —. In molti, mass media e social network in testa, hanno puntato il dito contro il campeggio di Bibione nel quale la piccola aveva trascorso qualche giorno di vacanza. Leggerezza che ha scatenato il panico nei turisti a Bibione e in quelli che sarebbero dovuti arrivarci, con grave danno d’immagine. Il pensiero va al villaggio che ha ospitato Sofia, uno dei migliori del Veneto e d’Europa».
Beatrice Lorenzin Possiamo escludere che l’infezione sia stata presa in un contesto esterno all’ospedale di Trento Marco Gallina Aspetto la relazione completa dei miei consulenti, che hanno chiesto una proroga