Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Migranti a morte» La prof a processo per razzismo
Fiorenza Pontini rinviata a giudizio per istigazione all’odio razziale. La difesa: «Frasi non pericolose»
VENEZIA «Un altro salvataggio di migranti, ma non potevate lasciarli morire». «Bisogna ucciderli tutti». Sono alcune delle frasi che Fiorenza Pontini, l’ex professoressa del liceo Marco Polo di Venezia, aveva postato su Facebook. Parole choc per le quali era finita sotto inchiesta per istigazione all’odio razziale. Il caso scatenò una bufera politica e un’indagine dell’Ufficio regionale scolastico. Ora la prof è stata rinviata a giudizio e sarà processata il 9 aprile.
VENEZIA Fiorenza Pontini andrà a processo. Lo ha deciso ieri mattina il gup Alberto Scaramuzza che ha rinviato a giudizio l’ex professoressa del liceo Marco Polo di Venezia, accusata di istigazione all’odio razziale per alcuni commenti scritti su Facebook contro i musulmani e i migranti. La difesa, rappresentata dall’avvocato Renato Alberini, aveva chiesto il proscioglimento della docente per insussistenza del reato. «Si tratta di commenti, di considerazioni in libertà non connotate da pericolosità o da un carattere offensivo», sosteneva il legale. Non è bastato, l’ex insegnante entrerà in aula il 9 aprile.
Le frasi finite nel mirino della procura lagunare erano state scritte dall’allora professoressa d’inglese sul suo profilo Facebook tra il 13 luglio e il 20 agosto dell’anno scorso. Espressioni che erano state segnalate alla dirigente scolastica dell’istituto da alcuni studenti e dai loro genitori. L’ufficio scolastico regionale si era attivato subito con una verifica, spinto anche da un’interrogazione parlamentare firmata dai deputati di Sinistra Italiana Giulio Marcon e Celeste Costantino, seguita da altre tre del Pd.
«Un altro salvataggio, ma non potevate lasciarli morire», aveva scritto Pontini riferendosi ai migranti. E poi: «Bisogna ucciderli tutti», riferendosi alla notizia di alcuni musulmani che avevano sputato sul crocifisso di una chiesa a Venezia. E ancora: «Poi ho torto quando dico che bisogna eliminare anche i bambini dei musulmani, tanto sono tutti futuri delinquenti». E, infine, aveva appellato la presidente della Camera Laura Boldrini con «schifosa, puttana, troia». Frasi con le quali, secondo l’accusa, Pontini avrebbe incitato alla violenza e commesso atti di provocazione.
Proprio questo aveva spinto i procuratori aggiunti Adelchi d’Ippolito e Paola Mossa a chiedere che l’ex professoressa venisse processata. Ma secondo l’avvocato Alberini «manca la materialità del reato contestato». «L’idea di punire un’opinione con una sanzione penale è in contrasto con i principi costituzionali – aggiunge il legale -. A parte quelle frasi, che non hanno creato pericolo né hanno carattere offensivo, sulla professoressa Pontini non è stato trovato altro».
Dall’analisi del telefono e del computer non sono stati trovati altri elementi legati all’odio razziale e dalle indagini non è emerso che l’allora docente abbia affrontato questo genere di argomenti in classe.
Fiorenza Pontini, dopo che era scoppiato il caso, era stata licenziata in tronco. La docente aveva anche presentato ricorso contro l’istituto e dopo una sospensione di sei mesi era tornata al lavoro. Ma non come professoressa. Adesso è impiegata all’ufficio scolastico regionale come da accordo siglato di fronte al giudice del lavoro.
In passato Pontini era già stata raggiunta da un provvedimento disciplinare quando insegnava al liceo classico Foscarini. «Nei giorni della tragedia di Valeria Solesin – aveva raccontato all’epoca Massimo Zane, il preside – disse frasi irripetibili che i genitori mi riportarono ad un consiglio di classe». Il procedimento si era concluso con una diffida a reiterare un comportamento come questo.
I post incriminati L’insegnante aveva insultato anche la presidente della Camera Boldrini