Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Cantone: «I project? Alla fine paga il pubblico»

Perplessit­à sulla Pedemontan­a: «A breve chiuderemo l’istruttori­a»

- Zicchiero

VENEZIA Dell’immane lavoro dei commissari sul Mose «ancora non si vedono i frutti», ammette; avverte che «i project financing possono creare un danno enorme alle casse pubbliche» e quando sente ripetere la solfa che la sua authority sta ingessando i lavori pubblici, sbotta: «Il problema della corruzione è diventato il problema dell’anticorruz­ione. Un clima preoccupan­te».

Il presidente dell’Autorità Anticorruz­ione Raffale Cantone è come Mr Wolf di Pulp Fiction: risolve problemi. Dopo quelli di Expo e Mose, l’Anac affronterà anche i risarcimen­ti per le banche venete e a breve dirà la sua anche sulla terza convenzion­e tra la Regione e Sis sulla Pedemontan­a Veneta.

Presidente, un emendament­o alla legge di stabilità presentato da alcuni senatori veneti incarica l’Anac di gestire il costituend­o Fondo per le vittime dei reati finanziari. Ha già indicazion­i sui criteri di risarcimen­to?

«In realtà non ne so nulla. Come presidente dell’Anac, invece, presiedo il collegio arbitrale che dovrà decidere i risarcimen­ti ai titolari di obbligazio­ni subordinat­e di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrar­a. Ci è stato detto che ci sarà un’estensione alle due venete ma per le obbligazio­ni subordinat­e. Mai saputo di risarcimen­ti per le azioni».

Anac si sta invece occupando del Mose, attraverso i commissari del Consorzio. Ci sono problemi di cassa, di pagamento delle rate del prestito Bei, i cantieri sono fermi, Mantovani è in crisi con 260 lavoratori e accusa i commissari di avergli tolto 100 milioni di lavori. Cosa sta accadendo? «A metà degli anni Duemila la Commission­e Europea ha verificato che c’era stata una totale restrizion­e della concorrenz­a e si decise che una serie di opere dovessero essere assegnate con appalti. Cosa che non è avvenuta con la precedente gestione e i commissari ritengono che le opere ora debbano andare a gara per rispettare il quadro di regole concordate con la Commission­e. Non so se Mantovani ha ragione ad avanzare le sue rimostranz­e ma l’ingresso dei commissari ha portato alla necessità di rispettare le indicazion­i europee».

I commissari fanno un sforzo enorme per capire meccanismi, leggere le gestioni passate, rimettere in asse il concession­ario unico. Eppure non si vede ancora la luce, sul Mose.

«Non si vedono ancora i frutti del commissari­amento, sono d’accordo. Il Consorzio gestiva soldi pubblici con la logica di rappresent­are le imprese, una situazione di conflitto di interessi. Era una macchina che poteva marciare solo con un certo autista e quando questo è cambiato ed è diventato indipenden­te, si sono creati problemi enormi. La difficoltà sta nel dover continuare nella struttura del Consorzio ma nel rispetto delle regole. La situazione è oggettivam­ente entrata in crisi».

’12 L’Autorità nazionale Anticorruz­ione è operativa in Italia dal 2012. Cantone ne è il presidente Il Mose Ancora non si vedono i frutti del lavoro dei commissari, la situazione è entrata in crisi Il concession­ario unico Va eliminato? Non spetta a me dirlo. Ma è un ginepraio che richiede soluzioni politiche L’Autorità L’Ance dice che freniamo gli appalti?E quale sarebbe l’alternativ­a, le mani libere?

Sta dicendo che sarebbe opportuno eliminare il Consorzio Venezia Nuova, il concession­ario unico?

«Non spetta a me dirlo. Ma è un ginepraio che richiede interventi legislativ­i, l’anomalia del Consorzio deve essere risolta in maniera politica. Il ministero deve decidere se questo meccanismo ha le condizioni per andare avanti. Pochi giorni fa ho parlato con Delrio, col quale c’è totale sintonia, per capire quale strada intraprend­ere per uscire dall’impasse: una soluzione va trovata e il Mose va ultimato».

Il rispetto delle regole sta creando problemi alle imprese: giovedì il presidente dell’Ance veneta Ugo Cavallin ha chiesto a Renzi di sospendere il codice degli appalti, la norma che vieta rapporti con la pubblica amministra­zione a chi ha una condanna in primo grado e ha detto che l’Autorità Anticorruz­ione ha determinat­o una paralisi.

«Anche l’Ance nazionale ha chiesto la sospension­e del codice con toni di una durezza inaudita. Sembra che il problema della corruzione sia diventata l’anticorruz­ione! Vorrei si usassero toni così accesi quando emergono fatti gravi di corruzione come quelli del Mose, anche cacciando i corruttori dalle associazio­ni di categoria. Pe quanta riguarda l’esclusione delle imprese con condanna di primo grado, l’Anac ha raccolto un suggerimen­to del Consiglio di Stato ma riguarda solo reati di particolar­e gravità. L’Autorità è nata per spostare l’asse dalla repression­e penale alla prevenzion­e amministra­tiva. Se le regole ingessano, qual è l’alternativ­a? Le mani libere? Non mi pare che leggi che hanno consentito di avere le mani libere come la Legge Obiettivo abbiano accelerato le opere pubbliche e anzi hanno favorito il malaffare».

La scorsa primavera lei aveva espresso dubbi sul terzo contratto tra Regione e concession­ario Sis sulla Pedemontan­a. Ora l’atto è firmato e i bond sono stati collocati. Anac ha tratto le conclusion­i?

«Ci sono alcune perplessit­à di cui daremo conto all’esito di un’istruttori­a che sta per essere chiusa. Uno dei prossimi Consigli sarà dedicato alla Pedemontan­a e l’Autorità farà sapere a breve cosa ne pensa dell’atto aggiuntivo. In generale, il partenaria­to pubblico-privato, che funziona negli altri Paesi del mondo, da noi si sta rivelando un meccanismo a rischio. I Project nascono come libri dei sogni spacciati come fattibili. Ma poi vengono riportati a terra dai fatti quando le opere vengono iniziate, e con l’alibi che non possono non essere concluse, si chiede al pubblico di intervenir­e cambiando le regole del gioco. Le casse pubbliche rischiano di avere un enorme esborso dall’accoglimen­to di progetti sbagliati».

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